Key4biz

Telecom: rafforzamento Agcom in Ddl Bersani. Prodi: ‘Travisate le parole dell’ambasciatore Usa’

Italia


Sarà inserito “probabilmente” nel Ddl sulle liberalizzazioni l’emendamento che rafforzerà i poteri dell’Autorità per le comunicazioni in vista della separazione della rete Telecom. Lo ha riferito il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni nel corso dell’audizione alla commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato.

L’emendamento attribuirà all’Agcom, se venissero verificate “circostanze eccezionali”, il potere di definire regole atte a garantire che “l’amministrazione e la gestione di tutti gli elementi che compongono la rete di accesso e le risorse correlate, siano sottoposte ad un regime improntato a criteri di autonomia, di neutralità e di separazione funzionale dalle altre attività dell’impresa, con la piena garanzia della parità di trattamento esterna ed interna per tutti gli operatori che chiedono accesso

“.

 

Dopo le polemiche di ieri, fioccate sul governo sia a livello nazionale che dall’ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli – secondo cui il caso AT&T ha dimostrato “una grandissima differenza tra Italia e Usa per quanto riguarda il concetto dell’importanza della presenza del governo negli affari dell’economia” – oggi l’attenzione è puntata sulle due audizioni del ministro, prima al Senato poi nel tardo pomeriggio alla commissione trasporti della Camera.

 

Lungi dal voler intraprendere la via dell’interventismo o dell’interferenza, il governo non può restare indifferente al futuro di quella che è la maggiore azienda italiana, l’unica del comparto tlc ancora in mano italiana.

“Nessun governo di un grande paese occidentale sarebbe indifferente, e noi non lo siamo”, ha detto Gentiloni, sottolineando che “l’italianità è un auspicio, non una condizione da imporre con interventi amministrativi o barriere imposte per legge”.

 

Quella Telecom, “non è una rete qualsiasi, è il sistema nervoso della nostra economia. Chiedo di rispettare questo interesse generale non meno di quanto è giusto rispettare gli interessi degli azionisti Pirelli” ha detto Gentiloni, che ha anche sottolineato come in Italia non ci sia “alcuna incertezza della regolamentazione della normativa in materia di telecomunicazioni”.

“Le leggi ci sono, le autorità le fanno rispettare – ha aggiunto il ministro – le intenzioni del governo sono chiare, espresse dal presidente del Consiglio e dai ministri competenti”. Forse non solo da quelli competenti, ma tant’è.

Per il mercato, aggiunge però, mantenere il controllo della Telecom in Italia è una sfida, “non certo impossibile, una partita che le nostre imprese possono affrontare e vincere solo contando sulle proprie forze e non sulla benevolenza dell’arbitro, ossia dello Stato.

 

Gentiloni definisce poi bizzarra l’accusa che il governo sarebbe responsabile della fuga di AT&T, quando nel settore delle telecomunicazioni “le Imprese sono quasi tutte straniere e proprio in queste settimane e’ in corso un’Opa da parte di Swisscom per il controllo del nostro secondo operatore tlc,Fastweb”.

 

Accuse rispedite al mittente anche da parte del premier Romano Prodi che dalla Corea del Sud ribadisce che “non è corretto dire che vi sia stato intervento del governo nel caso di Telecom Italia”.

“Il governo – ha aggiunto Prodi – si è limitato a osservare che Telecom rappresenta una azienda chiave per la crescita economica e tecnologica del Paese. In quanto tale è definibile strategica”.

 

Al momento, continua il premier, “l’unico atto di governo, peraltro ancora non formalmente varato, è il cosiddetto emendamento Gentiloni che mira, nel quadro delle direttive europee, a rafforzare i poteri della Autorità preposta alla regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni. Non sono quindi identificabili come ‘interventi’ del governo singole dichiarazioni rese a puro titolo personale da ministri e o da esponenti politici”.

E’ vero – ammette tuttavia – che l’emendamento è un provvedimento che “si poteva fare sei mesi, ma anche sei anni fa”.

 

Tornando sulle critiche rivolte dall’ambasciatore Usa al governo, Prodi chiarisce che Spogli gli avrebbe fatto sapere “di essere stato travisato”. Come dire, l’ambasciatore si è ambientato così bene nel nostro paese da assorbirne usi e costumi.

 

Sul fronte del riassetto Telecom, mentre ancora non si placano le proteste di tutto il centrosinistra per la ventilata prospettiva di un ingresso di Silvio Berlusconi in una cordata per salvare l’italianità di Telecom e Tronchetti Provera spiega che “una grande azienda media sarebbe un partner importante”, Fininvest dichiara che “non ha in corso alcun tipo di negoziazione né tanto meno ha sottoscritto accordi di alcun genere relativamente agli assetti azionari delle società Olimpia e/o Telecom Italia”.

Una smentita è arrivata anche da Immsi, la holding presieduta da Roberto Colaninno, che, “anche per conto di soggetti collegati, comunica che pur seguendo con attenzione le vicende relative al gruppo Telecom Italia, non sono in corso trattative e non sono stati sottoscritti accordi relativamente agli assetti proprietari di Olimpia o del gruppo Telecom Italia”.

 

L’unica a confermare contatti in corso – ma sostanzialmente nessuna novità – è Intesa SanPaolo, informando che “non ci sono aggiornamenti rispetto a quanto già reso noto con comunicato stampa il 10 aprile 2007, ovvero che Intesa Sanpaolo ha in corso contatti con più parti a vario titolo interessate all’eventuale operazione e che sulla base dell’attuale stato interlocutorio di tali contatti non è possibile formulare indicazioni in merito al loro possibile esito”.

 

Sull’argomento , dopo le esternazioni di ieri – “non è che in Italia esista solo Berlusconi, ci sono anche altri imprenditori…” – è tornato anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti, che oggi ha sottolineato che “…ci sono regole che tutti devono rispettare: c’è la legge Gasparri, che non ho fatto io, e c’è il conflitto d’interesse che va risolto subito”.

A proposito del Cavaliere, il presidente della Camera ribadisce che “di imprenditori italiani che potrebbero entrare nella trattativa ce ne sono molti”. Con così tanti soldi? “Spero ce ne sia almeno uno”.

 

L’unica cosa certa che emerge dalla vicenda Telecom, ha concluso con toni abbastanza duri Bertinotti, è “quanto il capitalismo italiano sia devastato”

“Il fatto che ci chiediamo se si sia un imprenditore italiano con abbastanza soldi per intervenire su Telecom e’ sconcertante. Il capitalismo italiano è a un estremo di impresentabilità” .

 

Nessuna sorpresa né polemica, invece, per la nomina all’unanimità di Pasquale Pistorio alla presidenza della società e la riconferma di Carlo Buora alla vicepresidenza esecutiva e di Riccardo Ruggiero alla carica di amministratore delegato.

Dopo tre anni in Telecom come consigliere, Pistorio avrà ora la responsabilità di sovraintendere al processo di esame e di definire delle linee di indirizzo strategico della Società e del Gruppo; di proporre le linee di indirizzo strategico e di supervisionare all’elaborazione dei piani industriali e ai correlativi processi attuativi. Al Presidente – si legge in una nota della società – “sono state altresì attribuite le responsabilità organizzative relative al coordinamento delle Funzioni di Gruppo General Counsel and Corporate and Legal Affairs, Public Affairs e Strategy”.

 

“Telecom Italia è una grande azienda, economicamente sana e forte tecnologicamente – ha commentato Pistorio – Siamo pronti a proseguire il lavoro con l’obiettivo di continuare a creare valore”.

 

Il primo giorno da presidente Telecom, dice Pistorio, “è andato bene”, ma non ci sono stati contatti di nessun genere, né con aziende straniere né con banche. “Ho solo preso contatto con la società. “L’azienda è l’unica cosa che mi interessa”, ha chiarito Pistorio, che riceverà a breve una laurea honoris causa in Ingegneria telematica dall’Università di Enna.

 

“E’ motivo di grande soddisfazione apprendere che Pasquale Pistorio, ennese di Agira, è stato unanimemente prescelto per dirigere una delle più grandi Imprese del Paese, che è anche un’azienda di rilevanza assolutamente strategica per l’Italia” ha detto il Presidente della provincia di Enna, Cataldo Salerno motivando la scelta dell’ateneo siciliano.

 

Exit mobile version