Italia
Ha preso il via alle undici l’attesissima assemblea degli azionisti del gruppo Telecom Italia, dalla quale uscirà il nuovo consiglio di amministrazione, mentre per tutta la mattinata hanno tenuto banco le esternazioni di un quanto mai agguerrito Beppe Grillo, accolto trionfalmente dai rappresentanti sindacali che presidiavano i cancelli della sede Telecom di Rozzano.
Per partecipare all’assemblea sono arrivati 284 azionisti, a rappresentarne 832, pari al 36,06% del capitale ordinario (4,824 miliardi di azioni) – “un’affluenza superiore alla media” ha dichiarato ringraziando il vice presidente esecutivo, Carlo Buora, che a un certo punto, su invito dei Vigili del fuoco, ha dovuto chiedere alle tante persone assiepate di lasciare libere le uscite di sicurezza.
“Dovevate venire qui in 80 mila perché se arriva il messicano caccerà 30 mila di voi”, ha gridato – tanto per iniziare – il comico genovese che ai giornalisti ha anticipato i temi del suo intervento in assemblea: “chiederò – ha detto – dove sono finiti i 45 miliardi espropriati ai piccoli azionisti e perchè questi non possono avere una rappresentanza vera”, ricordando che la Consob ha bloccato la sua iniziativa ‘share action‘, appoggiata da migliaia di piccoli azionisti, “dicendomi che potevo creare turbativa”.
Forte del sostegno del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro – “sono idealmente presente con Beppe Grillo in assemblea, ma come ministro non ci posso essere per evitare il conflitto di interesse”, ha detto – ai dirigenti del gruppo, Grillo consiglia le dimissioni – “fate un favore al Paese, andatevene” – mentre per quanto riguarda l’ipotesi di cessione di un 33% di Olimpia a Carlos Slim, il giudizio è ancora più netto: “figurati se uno degli uomini più ricchi del mondo si compra un cadavere simile, comunque con il 13% del capitale della società la controllerebbe, una percentuale ancora inferiore a quella di cui disponeva Tronchetti”.
I dati di bilancio 2006, che per Buora “sono la testimonianza che la società è sana e robusta, capace di resistere ai contraccolpi che le vicende al vertice societario e il clima attorno alla società hanno avuto sull’immagine”, per Beppe Grillo sono invece “una cosa da neuropsichiatria, si sono venduti tutto”.
“In Italia – ha aggiunto Grillo – nessun imprenditore ha insieme idee e soldi. Nessuno lavora con i suoi soldi: sono tutti pieni di debiti”.
Un calderone da cui Grillo, a sorpresa, esclude Silvio Berlusconi, che almeno “ha i soldi suoi” e il cui ingresso in Telecom sarebbe preferibile a un ritorno di Roberto Colaninno, che “ha già dato e ha già preso: ora basta”.
All’ordine del giorno dell’assemblea ordinaria ci sono 10 punti, che includono – oltre alla nomina del nuovo cda – l’approvazione del bilancio 2006, chiuso con un utile netto consolidato di 3,014 miliardi, la decisione sul numero dei componenti del nuovo consiglio (che Tronchetto Provera vorrebbe portare a19 dai 20 attuali), la sua durata in carica (12 mesi da tre anni) e il compenso annuale dei suoi membri, fissato a un massimo di 2,8 milioni di euro.
Contando che il primo piccolo azionista ha preso la parola in assemblea poco dopo le 12.30 e che dopo di lui si sono iscritti a parlare una cinquantina di azionisti per la parte ordinaria, se tutti sfrutteranno i 15 minuti a loro disposizione non si inizierà a votare prima dell’alba.
Una maratona da cui emergerà il nuovo cda della compagnia, la cui compagine, qualsiasi sarà, potrebbe avere vita brevissima: se infatti le trattative con AT&T e America Movil dovessero andare in porto – c’è tempo fino alla fine del mese – si procederà naturalmente a nuove nomine che rifletteranno le preferenze dei nuovi azionisti.
Riguardo le ipotesi di una cordata italiana di banche e imprenditori, l’ad di Intesa SanPaolo Corrado Passera con una nuova piroetta rientra in gioco a difesa dell’italianità di Telecom.
“Telecom è un’azienda molto importante – ha detto Passera – e potremo considerare l’acquisizione di una partecipazione azionaria” purché si tratti di un “bene per noi e i nostri azionisti e coerentemente con lo sviluppo di Telecom”.
L’ad di Intesa SanPaolo, che sta anche appoggiando la cordata italiana Air One nell’offerta per Alitalia, ha ricordato che la banca ha sempre investito per sostenere lo sviluppo delle aziende italiane, “per supportare gli sforzi del management, cambiamenti imprenditoriali o progetti interessanti, e non c’è motivo per non farlo con Telecom”.
Entro il 10 maggio, intanto, i circa 55 mila lavoratori di Telecom sciopereranno per difendere l’unità del gruppo. Lo hanno stabilito le tre federazioni di categoria Cgil, Cisl e Uil stamani a Roma in contemporanea con l’assemblea degli azionisti in corso a Milano.
“Siamo fortemente preoccupati per l’operazione intrapresa da Tronchetti Provera con i texani e i messicani di AT&T e America Movil – spiega il segretario generale della Slc-Cgil, Emilio Miceli – il grosso rischio è la svendita dell’azienda, il suo spezzettamento, che finirà per impoverire uno dei gestori più importanti d’Europa”.