Italia
Le associazioni sono sul piede di guerra contro gli operatori telefonici, inarrestabili nel proporre spot ingannevoli – alla faccia della correttezza e della trasparenza – e nell’aggirare i dettami del decreto Bersani.
Le pubblicità ingannevoli hanno comportato multe ai gestori telefonici per 1,6 miliardi di euro. Eppure – denuncia l’Aduc – perché gli operatori “continuano imperterriti a dare false informazioni al vasto pubblico, spendendo milioni di euro in spot televisivi e paginate di giornali? Perché i gestori telefonici continuano ad essere leader in pubblicità ingannevole?”.
La risposta è quanto mai scontata: questi spot, con l’aiuto del personaggio famoso di turno, portano guadagni che superano “di gran lunga la possibile multa. Anche perché, spesso, l’Authority interviene dopo settimane e settimane, periodo utile al gestore per accalappiare i vantaggi di questa pubblicità”, spiega Aduc.
Le scorrettezze e le furberie per ingannare gli utenti attraverso spot che tentano di distrarre dall’offerta attraverso la bellona o il campione di turno sono tante e per dare una mano all’Antitrust, Aduc fa una lista delle ‘chicche’, a partire dallo slogan Wind ‘per sempre’, utilizzato per anni dal gestore nonostante le multe, “semplicemente perché l’Antitrust non blocca gli spot non appena invadono tv e giornali”.
Ce n’è anche per Tim che pubblicizza le tariffe ‘Tutto compreso’ in maniera ingannevole perché non è assolutamente vero che è tutto compreso.
“Nello spot – spiega l’associazione – si lascia intendere che degli sms gratuiti siano compresi verso tutti e in tutte le versioni della tariffa (30/60/90). Invece, nelle versioni ‘Tutto compreso 30’ e ‘Tutto compreso 60’ di sms gratis neppure l’ombra. E non parliamo di un servizio poco utilizzato dagli utenti di cellulari. Nella versione 90, dei 900 sms gratuiti al mese, ben 700 sono da inviare verso ‘i tuoi amici Tim’ e solo 200 verso altri gestori”.
E ancora, evidenzia Aduc, “i minuti di telefonate incluse nel canone mensile sono 900 nella versione 90 e 600 nella versione 60. A questo punto uno pensa: nella versione 30 i minuti gratis saranno 300, invece no. Sono 250″ .
Alla faccia della pubblicità palese, veritiera e corretta invocata dall’articolo 19, comma 2 del Codice del consumo!
Adiconsum, invece, ha chiesto all’Agcom “un deciso intervento circa la discutibilissima interpretazione e conseguente applicazione dell’art. 1, comma 3 della legge 2 aprile 2007, n. 40 di conversione del Decreto Bersani, da parte degli operatori di telefonia, di reti televisive e comunicazioni elettroniche” che non solo non applicano la cancellazione delle penalità in caso di recesso anticipato dai contratti di telefonia fissa, mobile, internet, tv, ma in alcuni casi aumentano le penalità, mascherandole sotto la nuova voce ‘costi’.
L’associazione, in una lettera inviata tra gli altri anche all’Agcm e ai ministri Bersani e Gentiloni, chiede di emanare tempestivamente una circolare interpretativa.
Sulla base delle verifiche, denuncia infatti Adiconsum, risulta che H3G, Alice Telecom, Libero Wind, Tele2, Fastweb ed E.Bismedia “hanno modificato il proprio contratto garantendo al consumatore il recesso solo dopo il pagamento dei costi sostenuti dagli operatori per attività commerciali e attività di gestione dei servizi, con cifre che vanno dai 40 ai 217 euro”.
Secondo l’Adiconsum, quindi, i costi applicati in caso di recesso non corrisponderebbero ai reali costi sostenuti dall’operatore, ma a “delle vere e proprie penali indicate con il nome di costi”.