Google si conferma il motore più usato negli USA e lancia il progetto ‘Crisis in Darfur’ per risvegliare le coscienze sul genocidio  

di Raffaella Natale |

Mondo


Crisis in Darfur

Google si conferma ancora una volta il motore di ricerca più usato negli Stati Uniti. Nel mese di marzo, ha totalizzato il 64% sulle queries online complessivamente effettuate, segnando un ulteriore distacco rispetto agli altri competitor. A fornire le cifre è stato Hitwise, sito specializzato in ricerche sul funzionamento della rete, che ha inoltre sottolineato per il mese scorso un aumento rispetto a febbraio quando Google si attestava al  63,9%, ma anche all’anno precedente (58,3%).

Secondo i dati forniti da Hitwise, sulla base di un indagine condotta su 10 milioni di visitatori online, il numero di ricerche effettuate via Yahoo è leggermente diminuito a marzo, assestandosi al 21,3% rispetto al 21,5 del mese precedente.

La gran parte delle ricerche su Google, inoltre, stando a Hitwise, riguarda argomenti legati alla salute, che attira il 28% delle richieste, mentre il 19 per cento cerca informazioni su viaggi.

 

Da segnalare, inoltre, un’importante iniziativa che riguarda la società di Mountain View. Si tratta del progetto realizzato congiuntamente con il Museo dell’Olocausto di Washington per la pubblicazione online di immagini satellitari che mostrano le devastazioni causate in Darfur, regione del Sudan occidentale sconvolta da quattro anni di conflitto interetnico.

 

Gli utenti del motore di ricerca di mappe satellitare ‘Google Earth‘ possono visualizzare il sito ad hoc intitolato ‘Crisis in Darfur’ che, con un centinaio di foto, documenta, anche in tempo reale, la tragedia vissuta dalla regione sudanese.

Dopo aver scaricato gratuitamente un software di lettura delle foto satellitari si può zoomare sulle località distrutte e localizzare i campi profughi. Tra le immagini ad alta risoluzione, fornite dal satellite e messe a disposizione degli utenti, sono state infatti introdotte quelle dei villaggi bruciati nella regione del Sudan dove, in 4 anni di conflitti, almeno 200 mila persone sono state uccise e 2 milioni e mezzo cacciate dalle loro case.

 

L’attenzione viene attirata tramite icone di fiamme e tende, cliccando sulle quali si aprono finestre che contengono il nome dei singoli villaggi e statistiche sul livello di distruzione. La mappa illustra oltre 1.600 villaggi interessati dal conflitto e i resti di oltre 100mila fra scuole, abitazioni e moschee rase al suolo dalle milizie arabe. Le foto saranno aggiornate periodicamente.

 

John Heffernan, del centro prevenzione genocidi, ha osservato che “…I navigatori potranno rendersi conto di come la violenza in Darfur è stata sistematica e brutale con il solo scopo di annientare un’intera popolazione”.

 

Il direttore del museo, Sara Bloomfield ha spiegato di aver contattato il motore di ricerca perchè il suo servizio Google Earth era lo strumento ideale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul genocidio e sulle sofferenze e il dramma delle popolazioni del Darfur. “…E’ la più grande finestra sul mondo” ha detto, aggiungendo che forse permetterà finalmente di “…fare capire alla gente cosa sia un genocidio. Speriamo così di riuscire a colpire le coscienze”.

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