Italia
Una nuova unità di monitoraggio e vigilanza verrà istituita dall’Agcom per verificare l’adeguata applicazione del decreto Bersani da parte degli operatori mobili, che fin qui non si sono dimostrarti proprio corretti.
Lo ha annunciato il presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò durante un’audizione in commissione Trasporti della Camera, sottolineando tra l’altro che anche la telefonia fissa grava in uno stato patologico ancora in fase acuta, a causa dei diversi abusi consumati a danno dei clienti.
Partendo dal settore mobile, alcuni operatori, come era prevedibile, hanno reagito al decreto Bersani – che ha imposto l’abolizione dei costi di ricarica – attuando quella che viene definita una ‘rimodulazione’ delle tariffe. Termine edulcorato per indicare l’aumento del costo delle telefonate.
Lo ha fatto Wind, ad esempio, che ha trasformato il piano tariffario Wind 10 in Wind 12 (dove i numeri indicano il costo al minuto), che prevede costi più alti sullo scatto alla risposta, sul costo unitario per minuto di conversazione e sugli sms, e lo ha comunicato ai clienti inviando un sms.
L’Authority – ha spiegato Calabrò – “sta effettuando delle verifiche” per questo cambio tariffe, che ha interessato circa 7 milioni di persone e ha scatenato un plausibile malcontento, ma che di per sé non infrange nessuna legge.
Bisogna stabilire, tuttavia, se viene violato l’articolo 70, comma 4 del Codice delle Comunicazioni, in base al quale gli abbonati i cui contratti subiscono modifiche devono ricevere un preavviso adeguato, non inferiore a un mese, e hanno il diritto di recedere dal contratto, senza penali, all’atto della notifica delle proposte di modifiche.
Un’altra presunta infrazione è quella di Vodafone, che ha creato un servizio di sms vocale – tra l’altro immediatamente sospeso in seguito alle numerose proteste dei clienti – anch’esso al vaglio dell’Authority che nei prossimi giorni verificherà la compatibilità del servizio con le disposizioni stabilite già nel 2003.
Il compito dell’Agcom per garantire il rispetto di disposizioni che incidono così profondamente sui piani tariffari e sulle condizioni contrattuali – ha spiegato Calabrò – è “molto ampio, ma l’attenzione si concentrerà costantemente sulla compliance degli operatori, ed in particolare sull’aggiornamento delle offerte commerciali e dei rapporti contrattuali esistenti”.
Se gli utenti mobili piangono, quelli della telefonia fissa, certo, non ridono: sono ancora troppi, infatti, i disservizi e le inefficienze con cui quotidianamente ci si trova a dover fare i conti.
Calabrò, pur sottolineando che dal momento della costituzione dell’Agcom, nel 1998, “i prezzi dei servizi di telecomunicazioni sono scesi del 18% a fronte di un aumento dell’inflazione di oltre il 20%”, riconosce che c’è ancora tanto da fare perché si possa parlare di un comparto ‘sano’, esente cioè da servizi non richiesti, dialer, guasti tecnici, lentezze nel passaggio da un operatore all’altro, call center aggressivi.
Furberie – dice Calabrò – tipiche di un “malcostume difficile da sradicare”, basate su “un modello di concorrenza che a volte non rifugge da colpi bassi, da artifizi atti a carpire la buona fede dei consumatori, da clausole capestro ad attivazione e fatturazione di servizi non richiesti”, ma contro le quali il regolatore cerca di battersi con le armi che ha a disposizione.
Negli ultimi otto mesi, sono state circa 4 mila le denunce di abusi vari ed eventuali, con in cima alla lista delle lagnanze i famigerati servizi non richiesti – – linee veloci Internet, segreterie telefoniche, tariffe particolari, instradamento automatico della linea verso altro operatore – attivati dagli operatori senza alcun preavviso e che vanno poi a gravare sul già salato conto bimestrale del telefono.
Un fenomeno che sembrerebbe comunque in calo, secondo l’Agcom, dopo l’introduzione del regolamento entrato in vigore il 26 gennaio che “conferisce maggiore trasparenza e certezza giuridica per la conclusione di contratti a distanza”.
Per porre fine alle attivazioni selvagge da parte dei call center, l’Agcom ha disposto, tra le altre cose, la registrazione integrale della conversazione telefonica e l’invio al recapito indicato dall’utente di uno specifico modulo di conferma, non oltre lo stesso giorno in cui il contratto inizia a esplicare i suoi effetti, nonché il divieto di fornire beni o servizi di comunicazione elettronica diversi da quelli espressamente concordati.
Proprio sull’attività dei call center, ha reso noto Calabrò, è in preparazione un accordo fra gestori, consumatori e aziende per il rispetto degli orari per garantire “la rispondenza a regole stringenti sulla gestione del servizio con particolare attenzione al rispetto del cliente e della trasparenza della proposta formulata”.
Tra le altre odiose pratiche fraudolente, spiccano i servizi a sovrapprezzo, quelli offerti tramite la numerazione 144, 166, 899 et similia e usati per lo più da cartomanti e chat line più o meno hot.
Nonostante il decreto del ministero delle Comunicazioni entrato in vigore lo scorso 25 aprile ponga un tetto massimo di 12,50 euro alle chiamate e alcuni paletti per i fornitori dei servizi, gli abusi infatti sono ancora tanti.
Per questo, l’Authority ha avviato un procedimento con l’obiettivo di adottare una forma di fatturazione completamente separata per questo tipo di servizi nonché di definire una disciplina organica del blocco selettivo di chiamata.
L’incertezza sul futuro di Telecom Italia pesa non poco, infine, sui servizi, funestati da innumerevoli problemi tecnici dovuti al ridimensionamento degli investimenti nella rete tradizionale e sulle connessioni internet a banda larga.
A questo scopo, l’Agcom ha avviato lavori per definire un sistema di misurazione della banda effettivamente offerta dagli operatori e dei ritardi di trasmissione.
Entro pochi mesi, inoltre, è previsto l’avvio di nuove procedure per facilitare il cambio gestore e la realizzazione di una sorta di ‘navigatore’ che consentirà all’utente di valutare meglio la convenienza economica delle offerte degli operatori.