Europa
Da tempo ormai, lo spettro delle frequenze è considerato come una risorsa finita, pertanto preziosa e sottoposta alla regolamentazione degli Stati. I nuovi standard di compressione hanno cambiato le modalità di distribuzione e consentono un uso completo e più efficace dello spettro.
Nel contesto del passaggio al digitale, un nuovo Rapporto dell’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, elaborato da Nicola Weißenborn dell’Institute of European Media Law, affronta il tema dell’accesso alle frequenze.
Lo Studio offre uno spaccato sui principali aspetti tecnologici legati all’uso delle frequenze e si sofferma sui differenti modelli di regolamentazione dello spettro a livello europeo e internazionale, per esaminare infine le nuove questioni aperte dal passaggio al digitale.
La Ricerca si apre con la presentazione dei diversi strumenti giuridici che garantiscono il diritto dei broadcaster ad accedere alle varie forme di trasmissione. Il riferimento va all’articolo 10.1 della Convenzione europea sui Diritti umani, ma anche all’articolo 49 del Trattato CE, ma ricorda che questo diritto “non è illimitato“.
Weißenborn sottolinea che la gestione dello spettro disponibile coinvolge una serie di questioni giuridiche, “che vanno dalla considerazione di un servizio universale alla limitazione dell’uso per evitare interferenze, fino alla protezione durante la fase di switch-over”.
Vengono anche esaminati gli aspetti propriamente tecnici della trasmissione di contenuti attraverso lo spettro.
Dalla definizione delle frequenze e del campo di applicazione delle diverse gamme di frequenze, lo Studio si interessa in seguito alle particolarità della trasmissione digitale che “consente di razionalizzare e accelerare i processi di trattamento dei dati e di rendere più efficace lo spettro delle frequenze disponibili”. Questo apre la possibilità di moltiplicare gli accessi, il cosiddetto multiplexing, grazie alla trasmissione digitale.
Il Rapporto presenta anche gli organismi internazionali responsabili della gestione delle frequenze. Sebbene la gestione dello spettro spetti in linea di principio agli Stati, un coordinamento internazionale è evidentemente necessario, visto che le frequenze di radiotrasmissione non sono sempre limitate geograficamente e alcune volte passano attraverso le frontiere nazionali.
L’International Telecommunication Union (ITU) ha il potere di intervenire internazionalmente per rimuovere le interferenze tra le stazioni radio dei diversi Paesi.
Lo Studio propone anche un’analisi sulla gestione delle frequenze a livello nazionale, interessandosi in particolare a Germania, Francia e Gran Bretagna, che presentano modelli molto differenti di gestione dello spettro.
Il quadro giuridico tedesco riflette la struttura federale del Paese. Il framework per quanto riguarda le tlc, come la gestione di questo settore, sono di competenza del governo federale, mentre il sistema di radiotrasmissione è organizzato per Länder.
In Francia, l’Agenzia nazionale delle Frequenze (ANF) fissa un piano nazionale di ripartizione delle bande che è in seguito approvato dal Consiglio Superiore dell’Audiovisivo (CSA) e dall’Autorità di regolamentazione delle comunicazioni elettroniche e delle poste (ARCEP), prima d’essere adottato dal Primo Ministro con un decreto.
Nel sistema britannico, l’intero settore delle comunicazioni è di competenza dell’Office of Communication (Ofcom).
Nella parte finale del Rapporto sono esaminate le recenti tendenze nella gestione delle frequenze. Al fine di seguire l’evoluzione del mercato ed essere in linea con l’aumento di domanda,
Questa strategia mira a offrire una maggiore libertà ai principali attori del mercato, inquadrando l’uso dello spettro e consentendo il commercio dei diritti d’accesso.
Weißenborn conclude sostenendo che a dispetto delle recenti tendenze di liberalizzazione delle frequenze, “…restano ancora alcuni aspetti (…) in attesa di regolamentazione”.
Broadcasters’ Access to Broadcasting Frequencies
Nicola Weißenborn, European Audiovisual Observatory
Febbraio 2007