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Fanno ancora discutere le dichiarazioni rilasciate ieri dal Presidente Rai, Claudio Petruccioli, che ha chiesto un ridimensionamento del ruolo dei reality show nel servizio pubblico, creando uno terremoto nel mondo televisivo.
Pronta la replica di Giorgio Gori, amministratore delegato della casa di format Magnolia, che per la Rai produce L’isola dei famosi.
“…Ho grande rispetto per il Presidente Petruccioli e per le sue opinioni – ha detto Gori – L’incompatibilità tra reality e servizio pubblico è però smentita dall’esperienza di diverse emittenti pubbliche”.
E ha ricordato che “…Nelle Tv pubbliche europee, dalla Spagna alla Francia, persino nell’Olanda patria dei reality e in Gran Bretagna (escluso Channel 4, finanziata però solo da pubblicità), il reality così come lo si intende in Italia non va in onda. Vale a dire che programmi con reclusi, più o meno vip, situazioni esasperate, non sono in programmazione. Reality più blandi, come ‘Ballando con le stelle’, sono invece in onda anche su Tv come
“…’L’isola dei famosi’, su cui il Consiglio di amministrazione della Rai si esprimerà nei prossimi giorni è poi certamente tra i programmi più amati dal pubblico italiano. Credo che la scommessa della Rai consista nell’arricchire la propria offerta, e non nell’impoverirla. Insieme agli altri generi anche il reality di qualità può contribuire a cogliere questo obiettivo”.
Gli osservatori e addetti ai lavori si sono divisi tra difensori a spada tratta del reality, che ne evidenziano le interessanti caratteristiche dal punto di vista sociologico, e altri che invece contestano che non si può pagare il canone per questo tipo di servizio.
“…Con il reality la Tv racconta la società“, ha commentato Simona Ercolani, autrice di uno dei rari reality della Rai ‘Il Ristorante’ andato in onda su RaiUno e di ‘Un due tre stalla’ attualmente su Canale 5, nonché della ‘Pupa e il secchione’ trasmesso con successo da Italia 1 in autunno.
“…Se parliamo di contenuti, ci sono programmi molto più trash dei reality. Dipende sempre da come uno li fa. L’uscita di Petruccioli è come dire basta con i varietà o con la fiction, sono generi che si possono declinare in tanti modi e soprattutto sono sempre in evoluzione”.
“….Il problema non è nel genere – ha detto Gori – ma in come lo si fa. Continuo a definire di successo i risultati di questa stagione, la settima, del ‘Grande Fratello’ su Canale 5, così come dell”Isola dei famosi’ che ha fatto due volte e mezzo l’ascolto medio di RaiDue. Solo che dopo essere stati osannati dalla stampa come nuovo fenomeno televisivo ora che i reality sono il sale del palinsesto ma non più evento, vengono considerati in crisi”.
Dalla sua, il presidente della Commissione di Vigilanza, Mario Landolfi, a margine dell’audizione del direttore di RaiTre, ha dichiarato di condividere l’appello di Petruccioli contro i reality Rai. Anche se la sua ricetta è meno radicale: “…nella Tv generalista c’è di tutto – ha sottolineato Landolfi – il problema sono le dosi, l’appello di Petruccioli non servirà a eliminare i reality, ma potrà essere utile per ridurne l’impatto”.
Diverso il giudizio di Landolfi sull’abolizione proposta da Petruccioli del giro di dichiarazioni politiche di tutti i partiti che caratterizzano i tg del servizio pubblico: “…il cosiddetto ‘pastone politico’ si fa anche nei giornali, non vedo perché non si debba fare in Tv. C’è un problema di rappresentazione di tutte le realtà parlamentari. Ed è normale che rispetto a una notizia politica vengano sentii i diversi partiti“, ha sottolineato il presidente della Commissione.
D’accordo con il presidente Rai anche per riaprire la partita delle nomine dalla Sipra, aggiungendo “…ricordo che questo obiettivo è stato auspicato proprio in Commissione, durante l’audizione dello stesso Petruccioli e del direttore generale della Rai Claudio Cappon”.
Petruccioli incassa anche l’appoggio del vicepresidente della Vigilanza Paolo Bonaiuti (Forza Italia), che si associa al presidente Rai nel chiedere l’eliminazione dei reality, “…che non mi piacciono e anzi mi annoiano“. Mentre per Giorgio Merlo, vicepresidente (Ulivo) della Commissione, “…tutto ciò porta a un’unica conclusione: tocca alla politica, e quindi al parlamento, accelerare la riforma della Rai e del suo organo di Governo che non può più essere irresponsabilmente rinviata”.
L’intervento di Petruccioli ieri in Cda ha evidenziato la necessità che il servizio pubblico vada in una nuova direzione e ha avanzato proposte concrete: prima cosa “…accrescere il peso dell’offerta culturale dando vita ad una nuova Direzione editoriale dedicata alla Cultura che assorba l’attuale Raieducational”, la direzione che è di Giovanni Minoli. E poi fa la controversa proposta di eliminare i reality dalla programmazione del prossimo anno, così come di ripensare il preserale di RaiDue e la fascia di seconda serata per tutte le tre reti. Inoltre chiede ai Tg di abbandonare il florilegio di dichiarazioni politiche. Ma soprattutto chiede alla politica di creare con urgenza “…un’ampia area di rispetto” che separi la politica dalla concessionaria del servizio pubblico, per consentirne il governo credibile e accettabile. E tutto in tempi rapidi, a partire dalla discussione sulle Linee guida del Ministro Gentiloni.
Un buon auspicio che non si traduce per ora in azioni concrete, visto che il Cda ha dato via libera, anche con il voto positivo del presidente (votano contro Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni) a ‘La sposa perfetta‘, un reality che a partire dalla prossima settimana andrà in onda su RaiDue.
Delle proposte “editoriali” di Petruccioli, comunque, si parlerà la prossima settimana, anche se non sono mancate le prime reazioni. Plaude all’uscita di Petruccioli il consigliere Carlo Rognoni, secondo cui l’iniziativa “…ha un merito: butta un sasso in quello che rischia di diventare ‘lo stagno Rai’. Questo Cda, solo in teoria, ha davanti a sé poco più di un anno di lavoro, in realtà ha pochissimi mesi per battere un colpo e dimostrare che è in grado di cambiare l’immagine ‘seduta’ del servizio pubblico”.
Per Sandro Curzi, le parole del presidente “…possano costituire un serio tentativo per riportare il confronto sui giusti binari del ragionamento e delle precise assunzioni di responsabilità di tipo editoriale”. Il consigliere sceglie tuttavia la prudenza sulla condanna a morte dei reality: semmai bisogna “…ragionare su come quel genere è stato sinora praticato in Italia e in particolare dal servizio pubblico”, spiega osservando che “…esistono reality e reality”.
Ieri in Cda, Petruccioli ha anche preso in mano le redini della crisi e illustrato la sua roadmap per uscire dall’impasse che blocca i vertici decisionali di Viale Mazzini. Nelle consuete comunicazioni che aprono le riunioni del Consiglio, il presidente non ha nascosto la “pesantezza” delle difficoltà in cui versa l’azienda di servizio pubblico, ma osserva che superarle è “indispensabile” perché un incancrimento del problema porterebbe a un ridimensionamento della capacità di decisione e intervento di un Cda che ha ancora davanti a sé “un anno pieno” di attività.
Nonostante il direttore generale Claudio Cappon, la scorsa settimana in commissione di Vigilanza, abbia avvertito di “…altre priorità aziendali che vanno affrontate con maggiore urgenza” delle nomine, è innegabile che di fronte alla Sipra senza vertice o alla precaria situazione di RaiCinema, la situazione vada affrontata. E sono quelle relative alle due consociate, secondo Petruccioli, le decisioni “più impegnative” da prendere e sulle quali “…può essere individuato il banco di prova minimo sul quale questo Cda deve misurare la propria capacità operativa”.
Nessuno era informato delle decisioni di Petruccioli, tant’è che la diffusione alla stampa delle otto cartelle contenenti le guidelines per la nuova Rai prima che fosse avviata la discussione in Consiglio, ha fatto infuriare i consiglieri di centrodestra, Giovanna Bianchi Clerici, Gennaro Malgieri e Giuliano Urbani che si sono detti dispiaciuti dell’anticipazione alla stampa delle comunicazioni da parte del presidente.
Tuttavia, al settimo piano si registra una certa convergenza nel riconoscere l’urgenza di mettere mano a Sipra e RaiCinema, in primis, ma anche di intervenire sui casi minori come il collegio sindacale di RaiNet, il Cda del Consorzio Nettuno e di Rai Corporation, il Cda e il Collegio sindacale di NewCo Rai International. Urbani ha già annunciato una sua direttiva, che sarà formalizzata martedì, che impegna il Dg a presentare proposte sui vertici delle consociate man mano che queste scadano.
D’accorso sulla necessità di intervenire su Sipra e RaiCinema anche il consigliere Sandro Curzi: “…Sono nomine che bisogna fare subito“, ha commentato, sostenendo l’ipotesi di scegliere tra le personalità interne all’azienda “inutilizzate“.