Italia
Si terrà il prossimo 4 aprile alla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera l’audizione Agcom sugli abusi nella telefonia in Italia, su richiesta dell’Aduc.
L’Authority italiana dovrà riferire sugli innumerevoli abusi perpetrati dagli operatori telefonici nei confronti dei consumatori, a partire dalla questione dei cosiddetti ‘servizi a sovrapprezzo‘, quelli offerti tramite la numerazione 899 et similia e usati per lo più da cartomanti e chat line più o meno hot.
Nonostante il decreto del ministero delle Comunicazioni entrato in vigore lo scorso 25 aprile ponga un tetto massimo di 12,50 euro alle chiamate e alcuni paletti per i fornitori dei servizi, gli abusi infatti sono ancora tanti.
Per questo, l’audizione sarà seguita dall’avvio di un’indagine conoscitiva, che riguarderà anche altre truffe, tra cui l’annosa questione dell’attivazione di servizi mai richiesti – linee veloci Internet, segreterie telefoniche, tariffe particolari, instradamento automatico della linea verso altro operatore – che vanno poi a gravare sul già salato conto bimestrale del telefono.
Secondo i dati delle associazioni sono oltre 2 milioni i consumatori che ogni anno sono costretti a pagare servizi non richiesti, per un volume d’affare di oltre 300 milioni di euro e un costo pro-capite pari a 150 euro ad utente.
I profitti legati a queste politiche di marketing abusive se non a vere e proprie scelte aziendali – al netto dei reclami e delle restituzioni delle somme a quei cittadini più attenti, che una volta accortisi del bidone non si stancano di reclamare la restituzione delle somme – sono pari a circa 200 milioni di euro.
A questo proposito, l’Agcom ha varato a gennaio un provvedimento, seguito all’emanazione di una delibera del novembre 2006 che definiva le linee guida che i call center dovrebbero seguire quando effettuano una chiamata promozionale ai clienti.
Per porre fine alle attivazioni selvagge, l’Agcom ha disposto, tra le altre cose, la registrazione integrale della conversazione telefonica, e l’invio al recapito indicato dall’utente di uno specifico modulo di conferma, non oltre lo stesso giorno in cui il contratto inizia a esplicare i suoi effetti, nonché il divieto di fornire beni o servizi di comunicazione elettronica diversi da quelli espressamente concordati.
L’iniziativa promossa dall’Aduc, spiega l’associazione, intende innanzitutto fare luce su cosa si nasconde “dietro lo stillicidio di addebiti che da anni gli utenti subiscono a causa di un intreccio di responsabilità che coinvolge i fornitori di servizi a pagamento, come pure i gestori telefonici (Telecom Italia in testa)”, i quali intascano “percentuali consistenti degli addebiti”.
Sullo sfondo, come è emerso anche da diverse sentenze e indagini della polizia postale, “una rete telematica colabrodo a cui chiunque può “accedere”, senza molti problemi, creando connessioni solo virtuali da far pagare ad ignari consumatori”.
Non si placano, intanto, le polemiche seguite al Decreto Bersani sulle liberalizzazioni e, mentre domani scatterà lo sciopero dei tabaccai, le associazioni denunciano diverse ‘anomalie’ in contrasto con le norme appena entrate in vigore, elaborate dagli operatori mobili per recuperare i mancati introiti dei costi di ricarica.
L’Adoc, ad esempio, dichiara di aver ricevuto oltre 12 mila segnalazioni di persone che si lamentano per “l’attivazione di servizi non richiesti come la segreteria telefonica, per la modifica unilaterale del piano tariffario da parte della compagnia, per la difficoltà nel reperire ricariche di piccolo taglio”.
Wind, ad esempio, ha modificato arbitrariamente il piano tariffario ‘Wind 10’ con il nuovo ‘Wind 12’ che prevede costi più alti sullo scatto alla risposta, sul costo unitario per minuto di conversazione e sugli sms.
Il tutto avvisando i clienti con un messaggino sul cellulare.
“Naturalmente – spiega il Movimento dei Consumatori – deve essere l’Autorità a stabilire se questa automatica sostituzione del piano tariffario sia legittima o meno. Dal punto di vista operativo consigliamo a tutti coloro che non volessero subire l’automatica sostituzione del piano tariffario di cambiare operatore”.
Adoc, da canto suo, chiede all’Authority di punire con sanzioni eque “le compagnie protagoniste di ogni forma di elusione della legge che ha abolito i costi di ricarica”.
Le mancate entrate – conclude l’associazione – “non possono e non devono essere recuperate mettendo in campo strategie ambigue, in alcuni casi scorrette, che si propongono di tassare il consumatore sotto altre forme”.
Pensavamo, insomma, di essere finalmente giunti a condizioni di fornitura del servizio eque e rispettose dei nostri diritti di consumatori. I fatti dimostrano ancora una volta che ci eravamo solo illusi e che la strada verso un mercato telefonico non viziato da abusi e illegittimità è ancora molto, molto lunga.