Europa
Nel corso del 2006 l ‘industria ICT è entrata in un nuovo ciclo tecnologico-applicativo, guidato dalla convergenza digitale e dalla estesa diffusione di Internet quale principale architettura di rete per tutti i canali di comunicazioni in base allo standard IP. E nuove applicazioni autogenerate e condivise stanno nascendo sotto il titolo Web 2.0.
Il fenomeno più innovativo è la diffusione globale di reti e applicazioni che stanno coprendo simultaneamente tutte le aree del pianeta, con particolare intensità in India ed in Cina. Ma altro fattore rilevante è rappresentato dall’impatto che tale fenomeno determina non solo sulla specifica industria ICT, ma con effetti di radicale trasformazione su molti settori dell’industria e dei servizi.
Secondo recenti analisi dell’OCSE, la crescita mondiale del mercato ICT, pari al 6% nel 2006, è determinata in particolare dai cosidetti paesi BRIC (Brasile,Russia,India e Cina) che presentano crescite annuali di oltre il 20% a partire dal 2000. La Cina è diventata il principale esportatore mondiale di prodotti ICT ed il sesto mercato. Forti sviluppi hanno caratterizzato anche i nuovi paesi membri dell’Unione Europea con una crescita media del 7% e con punte del 12%.
Il 2006 è stato caratterizzato da straordinarie accelerazioni nel mondo Internet e della banda larga: raddoppio in un biennio del numero di URL che hanno raggiunto i 100 milioni, superamento del miliardo di navigatori in rete con oltre 130 milioni in Cina con crescite esponenziali in quel paese anche dei blog, aggregatori video e nuove aree Web 2.0.
Ed inoltre 2,7 miliardi di linee mobili (quasi una ogni due abitanti del pianeta), di cui 1,6 miliardi nei paesi emergenti, 100 milioni di linee mobili 3G, 1 miliardo di telefoni cellulari venduti nel 2006, 180 milioni di linee DSL, forti sviluppi di reti WiFi e nuove opportunità delle reti WiMAX.
Internet è divenuta sempre più una griglia infinita di scambi condivisi di contenuti autoprodotti e autodistribuiti su base Peer2Peer e il ciclo Web 2.0 apre nuove straordinarie iniziative come mostrano gli esempi di My Space, YouTube, i blogs, i podcasting ed i social network con centinaia di milioni di partecipanti e nuovi modelli di business.
Il fenomeno della condivisione in rete che in un libro avevo chiamato ‘Digital Sharing Economy’ (e da Don Tapscott indicata anche come Wikinomics) apre la strada a una rivoluzione nei modelli di scambio di informazioni e di servizi, ma anche nei prodotti fisici quali i terminali, una rivoluzione nelle “catene del valore” e nelle organizzazioni dell’industria. Nuovi operatori entrano in scena ogni giorno: VoIP, IPTV e reti mobili virtuali entrano nei modelli di business di industrie sinora completamente estranee. I confini settoriali tradizionali sono sotto forti pressioni competitive da parte di nuovi entranti o dalle spinte provenienti da crescenti operazioni di fusioni ed acquisizioni.
In questo contesto mondiale estremamente dinamico, l’Unione Europea sta accelerando il passo, avendo chiara la sfida globale in atto e mostrando una crescente volontà di accettare tale sfida e partecipare alle nuove opportunità che si stanno aprendo.
Lo dimostra la forte ripresa della domanda europea di software e servizi IT manifestata nel 2005-2006 e prevista rafforzarsi negli anni successivi.
Vi sono peraltro in Europa ancora molti punti deboli: in primis, la frammentazione dei mercati nazionali, le difficoltà a collaborare a livello industriale e di ricerca a livello europeo, gli insufficienti e poco finalizzati investimenti in ricerca e in formazione per i nuovi skills, la scarsa focalizzazione delle politiche e delle regolamentazioni nazionali verso target comuni.
Il libro ‘The world is flat’ di Thomas Friedman sembra poco adattarsi all’Europa che nonostante l’Unione a 27 appare una regione ancora poco “piatta” ed aperta.
L’Europa ha peraltro molte aree di forza in questo contesto: infrastrutture di telecomunicazione innovative e avanzate, a fine 2006 circa 70 milioni di linee DSL (previste superare i 100 milioni entro il 2010), pari ad un terzo del totale mondiale, circa 800 milioni di linee cellulari con la più alta penetrazione a livello mondiale (quasi due linee per abitante), 300 milioni di utenti Internet. Molte iniziative nel campo delle applicazioni Web 2.0 come Skype sono nate in Europa; oltre 20 milioni di computer europei hanno installato software P2P. Le maggiori innovazioni circa il futuro dei cellulari mobili sono sviluppate da produttori europei che stanno fortemente accelerando il ruolo del telefono cellulare come accesso a Internet, alla televisione digitale, alla musica e video, ad applicazioni bancarie.
La maggior parte dei mercati europei dell’IT presenta un recupero più accelerato rispetto alla ripresa generale dell’economia dopo la fase negativa dell’inizio del decennio, anche se l’impatto degli investimenti IT sulla produttività in molti paesi europei è ancora nettamente inadeguato ed inferiore a quanto avviene negli USA.
Nel 2006 si assiste all’inversione e superamento della crescita del mercato IT (circa +4% in media) rispetto al mercato delle telecomunicazioni (crescita limitata al 2%, per la forte concorrenza prezzi, la diffusione del VoIP e la relativa saturazione della diffusione della telefonia cellulare, non essendo ancora manifesta la sostituzione dei ricavi voce con ricavi di servizi a valore aggiunto, quale effetto della forte diffusione di reti a banda larga sia nel fisso che nel mobile). Si prospettano interessanti aspettative per gli operatori di telecomunicazione attraverso applicazioni business con reti avanzate IP e servizi informatici per grandi, medie e piccole aziende e per le pubbliche amministrazioni.
La trasformazione dell’industria delle telecomunicazioni verso nuovi modelli di business e l’offerta di servizi a valore aggiunto rappresenta il fattore più rilevante per il rafforzamento del ruolo competitivo dell’Europa nello scenario digitale.
Per affrontare questa nuova fase e trarre vantaggio dalle nuove opportunità, occorre che l’industria europea sia per quanto riguarda l’offerta ICT che per l’utilizzo diffuso delle tecnologie di rete acceleri il processo di cambiamento organizzativo puntando a rafforzare gli investimenti di R&D ICT (per i quali si spende oggi in Europa complessivamente la metà degli Stati Uniti), una diffusione effettiva delle applicazioni IT in specie nelle piccole e medie imprese e nei servizi con forte miglioramento della produttività, la preparazione di risorse umane qualificate, lo sviluppo di start-up hightech da cui nasce gran parte dell’innovazione, la rinuncia a mercati protetti e la difesa di nazionalismi, la collaborazione europea a grandi progetti applicativi in cui l’ICT rappresenta la tecnologia abilitante.
D’altra parte le politiche pubbliche devono consentire la creazione di condizioni di mercato competitivo attraverso l’armonizzazione degli approcci regolatori nazionali, lo sviluppo di un “single information space for electronic communications and media services“, la revisione delle strategie di gestione dello spettro delle frequenze, l’armonizzazione e interoperabilità dei programmi nazionali di eGovernment, di eCitizen, di eProcurement.
L’iniziativa lanciata nel 2005 dal Commissario Reding “i2010 – a european Information Society for growth and jobs” nel quadro della strategia di Lisbona rappresenta un importante riferimento soprattutto per i nuovi programmi comuni di ricerca.
Il VII Programma Quadro della ricerca dell’Unione Europea prevede risorse dedicate all’ICT pari a 9 miliardi di euro per il periodo 2007-2013 con un aumento del 75% rispetto al precedente programma, ma soprattutto un maggiore collegamento con al ricerca delle imprese attraverso le nove Piattaforme Tecnologiche nell’ICT e le Joint Technology Initiatives (JTI). La parola d’ordine è “teaming up”, collaborazione e partnership tra imprese e università quale motore d’innovazione.
Il primo Programma JTI, Artemis, inizia nel 2007 ed è rivolto agli embedded systems, tecnologia cruciale per molti settori industriali.
Tutto questo lascia ben sperare per un futuro competitivo ed innovativo dell’Europa digitale.
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