Mondo
Per il futuro di internet è essenziale preservare l’interoperabilità globale della rete pur sforzandosi di renderla comprensiva di tutte le espressioni linguistiche del mondo.
C’è un forte interesse nella comunità internet ad avere la possibilità di registrare domini scritti nei caratteri utilizzati nelle diverse lingue, ma questo comporta una enorme sfida che va tuttavia superata.
Proprio per questo, l’ICANN ha avviato una serie di test – superati con successo da quanto si apprende nelle ultime ore – per stabilire se l’uso di caratteri al di fuori dei 37 simboli core utilizzati finora avrebbe avuto un impatto negativo sulle operazioni dei root server.
I test, avviati a ottobre 2006, sono stati caldeggiati anche dal Commissario Ue Viviane Reding, secondo cui se non si consentirà a un cinese di utilizzare gli ideogrammi o a un arabo di usare il proprio alfabeto si corre il rischio “di una futura frammentazione di internet”.
Uno degli aspetti più importanti di internet è la possibilità, per ogni utente, di avere riferimenti inequivocabili per ogni nome di dominio registrato.
Questa caratteristica è stata realizzata in parte restringendo la possibilità di esprimere i nomi di dominio con i caratteri latini dalla A alla Z, i numeri a 0 a 9 i punti e i trattini.
Questo sistema però non è più sufficiente, perché sono sempre di più gli utenti la cui lingua nativa utilizza caratteri diversi. Allo stesso tempo, però, è vitale preservare l’abilità globale di usare tutti i nomi di dominio, soprattutto dal momento che il sistema Unicode supporta nuovi linguaggi attraverso l’aggiunta dei caratteri necessari per esprimerli.
Secondo molti studiosi, insomma, l’attuale sistema è essenziale per “assicurare la stabilità e l’interoperabilità globale” ed è per questo che solo una piccola e selezionata porzione di caratteri è utilizzabile nei nomi di dominio.
Questa convinzione, tuttavia, è stata ora smentita da Lars-Johan Liman che per l’ICANN si è occupato dei test sull’internazionalizzazione dei DNS (o IDNS), con l’aggiunta di top level domains contenenti caratteri come gli ideogrammi cinesi o caratteri arabi.
Questa evoluzione, ha spiegato Liman. “non ha alcun impatto sui sistemi coinvolti, che si sono tutti comportati esattamente come ci si aspettava”.
Queste sperimentazioni, tuttavia, non hanno intenzionalmente incluso la prospettiva “end-user” o un root test live, ma si sono limitate a “replicare l’ambiente root server”.
Questo suggerisce che bisognerà aspettare ancora un po’ prima di arrivare a un web che offra diversi linguaggi di scrittura.