Rapporto AITech-Assinform: dati in crescita, ma profondo gap nella produzione di nuove tecnologie. Lucarelli, ‘Necessario un progetto strategico’

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Giancarlo Capitani (Netconsulting):'Accusiamo un ritardo come sistema-Paese ed occorre un salto, una iniezione di tecnologia unita a un’accelerazione culturale orientata all’innovazione'.

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L’informatica italiana ha ripreso a crescere e accelera il ritmo, mettendo a segno un discreto + 1,6% nel 2006, a fronte del timido 0,9% del 2005 e del segno negativo, – 0,4%, dell’anno precedente; allo stesso tempo il mercato dei consumer è aumentato al ritmo del + 8,7% annuo.

Resta, però, troppo ampio il divario con i trend di crescita internazionali, così come rimane profondo il gap nella capacità di produzione di nuove tecnologie e se non interverranno fattori in grado di imprimere una decisiva sterzata, l’Italia è destinata a diventare sempre più un paese di consumatori di innovazione tecnologica generata altrove.

 

E’ questo, in sintesi, il messaggio lanciato oggi a Milano da Ennio Lucarelli, presidente di AITech-Assinform, in occasione della presentazione in anteprima dei dati del Rapporto Assinform 2007 sull’andamento del settore dell’Information & Communication Technology nell’anno 2006.

I dati in anteprima sono stati illustrati da Giancarlo Capitani, Amministratore delegato di Netconsulting, che ne ha curato come di consueto la redazione, e Presidente dell’Advisory Board di Key4biz. 

 

Lucarelli ha sottolineato che “Per l’industria italiana ciò significa comprare tecnologie spesso poco personalizzate al soddisfacimento delle sue peculiarità, rimanendo esposta a crescenti difficoltà nella competizione mondiale. Per innovare e sostenere l’espansione del Made in Italy bisogna, perciò, innovare e sviluppare l’informatica italiana. Occorre, cioè, tornare a investire in modo massiccio nel settore dell’It, scommettendo sulla sua capacità di generare nuove applicazioni e servizi informatici mirati a innovare la struttura produttiva nazionale, costituita prevalentemente da piccole e medie imprese. Una scommessa che l’informatica italiana ha tutte le carte per vincere”.

 

Giancarlo Capitani ha posto l’attenzione alle previsioni per l’anno in corso, sostenendo che “…la crescita delle Tlc simile a quella del 2006, a fronte di una leggera crescita del settore IT, ci induce a considerare tali dati come ancora insoddisfacenti….Accusiamo un ritardo come sistema-Paese ed occorre un salto, una iniezione di tecnologia unita a un’accelerazione culturale orientata all’innovazione che ci consenta di superare i gap sino ad oggi accumulati, con l’obiettivo di ridare competitività al nostro Paese”.

A questo proposito – ha aggiunto – credo che occorra superare 4 importanti sfide. La prima è, appunto, quella del recupero del gap di produttività rispetto ai maggiori Paesi, il cui motore non può che essere la tecnologia, sostenuta da adeguati investimenti. La seconda è la sfida della crescita dell’intera economia, che deve poter contare su una mobilitazione coordinata di tutti gli attori che concorrono allo sviluppo del sistema”.

“Il Pil in Italia cresce solo dell’1,9% nel 2006 a fronte di un valore medio nella UE di 2,7. La sola iniezione di tecnologia non può rappresentare di per sé una condizione sufficiente di avanzamento, se non è corroborata da una parallela azione combinata di tutti gli stakeholders pubblici e privati, i quali devono fare tutti la loro parte nel seso dell’innovazione. La terza sfida scaturisce dai recenti dati Eurostat, che ci dicono come solo il 36% delle imprese italiane abbia effettuato innovazioni di prodotto e di processo, con buona parte dei Paesi europei che si collocano oltre la soglia del 50%. Gli investimenti delle nostre aziende sono prevalentemente effettuati attraverso risorse,competenze e conoscenze interne”.

 

Secondo Capitani, “…Manca una cultura capace di creare sistematicamente circoli virtuosi di interscambio e di trasferimento di competenze tra aziende e università e centri di ricerca pubblici, quando non con clienti e fornitori, che in tal modo diventerebbero veri e propri partners. Infine la quarta sfida è quella della cosiddetta convergenza, un termine forse un po’ troppo abusato e che per questo rischia di perdere valore e significato. La convergenza deve riguardare sia il settore consumer che quello business, deve permeare i segmenti della produzione, della distribuzione e della fruizione, deve essere realmente trasversale ed andare al di là della mera cultura del gadget. Anche qui, occorre innovare facendo un salto culturale, ma a patto che l’azione sia lanciata nel segno della discontinuità con il passato…”.

 

Lucarelli ha sottolineato come “…La ripresa del nostro settore informatico è un segnale certamente positivo che non va assolutamente sottovalutato nell’attuale fase di crescita dell’economia italiana, soprattutto perché proviene da un risveglio di attenzione verso l’innovazione  da parte delle imprese. Ma, esaminato nel contesto di un ciclo mondiale che punta sull’Information Technology come al fattore di accelerazione della crescita economica e della competitività di prodotti e servizi, va riconosciuto che il circolo virtuoso generato dall’innovazione tecnologica in Italia fa ancora troppa fatica a decollare”.

 

A livello mondiale i numeri parlano chiaro: l’attuale fase di espansione dell’economia è alimentata da investimenti sempre più massicci nell’It, impiegati per rafforzare le capacità competitive dei sistemi industriali, realizzare i servizi innovativi che dovranno ridisegnare la società basata sulla conoscenza, modernizzare gli apparati pubblici. Nel 2005, l’incremento del Pil mondiale, pari a 4,9%, è stato superato dal 5,4% globale registrato dall’It; nel 2006 a fronte di un Pil cresciuto del 5,1% l’It mondiale è cresciuta alla velocità del 6,1% annuo. Sempre nel 2006, in Usa l’It è cresciuto del 5,7%, in Europa la crescita media è stata del 3,9%, con punte del 6,8% come nel caso della Spagna. E’ questo il contesto in cui vanno confrontati i dati italiani: nel 2005 il settore informatico nazionale ha registrato un incremento dello 0,9% a fronte di un Pil quasi fermo (0,1%), nel 2006 siamo a +1,6% per l’It con un Pil cresciuto dell’1,9%.

 

“Di fronte ai grandi numeri degli investimenti  in innovazione informatica che stanno trasformando il mondo – ha evidenziato il Presidente di Aitech-Assinform – è chiaro come il ritmo faticoso con cui cresce il settore nazionale dell’It sia assolutamente insufficiente a sostenere la nostra economia nella competizione internazionale”.

 

Un esempio significativo: nel commercio online, vera e propria frontiera dell’innovazione tecnologica, l’Italia risulta al penultimo fra i paesi dell’Europa a 25, subito dopo Cipro e prima della Lettonia.

“Dove si trovano le cause di questa arretratezza? – si è chiesto Lucarelli – in una obsolescenza strutturale, ovvero nell’assenza di domanda innovativa, o nella mancanza di valide soluzioni tecnologiche, ovvero in un’offerta insufficiente? Noi pensiamo che il problema vada cercato in un Paese che non ha creduto nella sua capacità di produrre innovazione, che ha rinunciato a investire nell’informatica e quindi é in continuo ritardo”.

 

“Oggi i nostri investimenti nell’ innovazione informatica – ha continuato –  sono limitati all’impegno estremamente difficoltoso di poche imprese. Il ruolo di traino della domanda  è molto condizionato dal blocco di quella pubblica che è ripiegata su se stessa, in un circolo assai poco virtuoso ristretto al binomio stato-cliente e fornitore di se stesso”. Come uscirne? Secondo Ennio Lucarelli, lo sviluppo dell’It va perseguito attraverso il varo di un progetto strategico nazionale per l’informatica, finalizzato a sviluppare l’offerta di nuove tecnologie per l’innovazione industriale, l’efficienza delle attività dei servizi, far crescere le Pmi, modernizzare la Pa.

 

“In Italia esistono cervelli, competenze professionali e capacità imprenditoriali per seguire questa strada“, ma ha concluso il presidente di AITech-Assinform,  l’innovazione tecnologica è un settore altamente competitivo che per svilupparsi ha bisogno di lavorare in un ambiente di forte concorrenza e libertà d’impresa: “Senza una decisa politica di liberalizzazioni e privatizzazioni delle attività tecnologiche non si va da nessuna parte. La domanda pubblica deve essere qualificata e messa sul mercato per assumere un ruolo propulsivo dell’offerta. E, una volta per tutte, va abbandonato il modello pubblico autoreferenziale che si alimenta di segmenti di mercato protetti”.    

 

 

Il dettaglio dei dati

 

Informatica +1,6%

Il mercato italiano dell’informatica ha raggiunto i 19.804 milioni di euro in crescita dell’1,6% sull’anno prima, consolidando una tendenza al recupero che a fine 2005 risultava ancora timida (+0,9%). La performance è ancora al di sotto dei trend riscontrabili in Europa (+3,7%) e negli Stati Uniti (+5,8%), ma che si innesta in una fase congiunturale nuova e ha basi più solide fondate su una ripresa moderata, ma comunque diffusa in tutto il sistema produttivo.

 

Nel 2006 il contributo delle famiglie è stato ancora importante e in netta crescita, ma si sono mosse le imprese. I tassi di crescita, pur contenuti sono stati positivi in tutti le classi dimensionali e hanno giocato sul grosso del mercato. Sono infatti cresciuti sia gli investimenti IT delle grandi imprese (10.696 milioni, +1,3%, contro il +0,9% del 2005), delle medie (4.678 milioni, +1,8%, in linea con l’anno prima) e anche delle piccole (3.475 milioni + 0,3%, da raffrontare però con il calo dell’1,4% del 2005). 

 

Lo spaccato della domanda per settori produttivi, mostra il ruolo trainante  delle imprese del comparto media e telecomunicazioni  e della distribuzione e dei servizi, che si collocano rispettivamente al terzo e al quarto posto per entità di investimenti IT, dopo le banche  e l’industria. La PA Centrale , con una domanda individua il comparto con la dinamica più negativa.

 

Per quanto riguarda l’offerta, la dinamica più favorevole è ancora quella dell’hardware (sistemi, stampanti e periferiche) con vendite pari a 5.473 milioni, in crescita del 3,7%. A questo andamento a contribuito la buona performance dei Pc che con 4.979.000 unità vendute è cresciuta in volumi del 15,2% e in valore del 7,2%. In ripresa anche se moderata è risultata la componente più importante ai fini  dell’innovazione e dell’attività delle imprese nazionali, quella del software e dei servizi, risultata pari a 13.481 milioni e cresciuta dell’1,1% (contro lo 0,4% dell’anno prima), mentre quella dei servizi di assistenza tecnica ha proseguito nel suo trend di declino fisiologico (850 milioni, -3,7%), senza influire sulle performance del settore.

Fra gli altri elementi di rilievo,  quelli riguardanti i Pc, il software e servizi.

 

Nel caso dei Pc, è interessante rilevare come le vendite di portatili (2540.000 unità) abbiano superato quelle dei desktop (2.255.000) anche sommando a essi i pc server (184.000); come gli acquisti delle famiglie abbiano raggiunto il 32,3% del mercato; e infine, e come il parco di PC installati in Italia (imprese e famiglie) abbia raggiunto i 24,7 milioni di unità.

 

Nel caso del software tutti i comparti sono risultati in crescita: software di sistema, +2,3%; middleware, +5,5% e software applicativo, +1,7%. Sul fronte applicativo la componente più dinamica (+13,1%), anche se non la più “pesante” è risultata quella per la sicurezza, che concorre a individuare un comparto che con hardware e servizi pesa  per quasi 650 milioni (+10.9%). Nel caso dei servizi (+0,4%), le dinamiche relativamente più vivaci sono risultate quelle dei servizi in outsourcing (+2,4%), e dell’integrazione dei sistemi e della consulenza, entrambe in crescita  dell’1,2%.

 

Telecomunicazioni +2,1%

Il comparto delle telecomunicazioni (apparati, terminali e servizi per reti fisse e mobili) ha generato in Italia, nel corso del 2006, un business di 44.040 milioni di euro, in aumento del 2,1% sul 2005. Rispetto all’anno precedente, quando l’incremento era risultato del 3% è stato registrato un lieve rallentamento della crescita, che disallinea il nostro paese rispetto alla più sostenuta crescita europea (+3,7%).Rallentamento che però non è da  leggere in chiave troppo severa quanto meno alla luce della progressione dei servizi a maggior valore aggiunto, della persistente dinamicità dei servizi su rete mobile e della buona tenuta del mercato dei sistemi e dei terminali (telefonini compresi).

 

Più in particolare, le telecomunicazioni mobili hanno generato una domanda complessiva (infrastrutture, apparati, terminali e servizi) di 23.642 milioni di euro, in crescita del 4.5% (+3,6% nel 2005); le fisse sono scese di poco a 20.398 milioni (-0,4%).

 

Le linee mobili sono ancora cresciute, risultando ben 81,9 milioni (+13,4%), soprattutto per effetto di formule a scheda incorporate nelle promozioni di nuovi cellulari, anche se poi risulta  ancora in aumento (+1,1%)  il numero degli utenti attivi che ha oramai raggiunto la sorprendente soglia dei 44,9 milioni.

L’incremento del parco utenti si combina poi con un incremento del traffico unitario del 5,1% (fra voce, SMS, MMS e altri servizi a valore aggiunto, che oramai pesano in valore per quasi un quarto dei servizi mobili) nella performance complessiva della componente di servizio del “mobile”, pari 18.040 milioni (+ 5.1%)

 

Sul fronte delle telecomunicazioni fisse sono risultate in calo le componenti più mature – voce (9.490 milioni, -4,6%) e trasmissione dati (1330, milioni, – 3,6%) – mentre sono cresciute le componenti legate ai servizi a valore aggiunto (2.920, +6,4%) e alle connessioni Internet (2570 milioni, +7,5%). Quanto a queste ultime, è positivo l’incremento del numero di accessi ad alta velocità, con il raggiungimento di 8,2 milioni d’accessi in modalità xDSL (+26,5%) e di 324 mila su fibra ottica (+8%).

 

Infine, e ancora per le telecomunicazioni, l’ultima notazione riguarda il peso delle famiglie sul complesso della domanda, che a differenza dell’informatica ed escludendo la componente infrastrutturale, risulta prevalente, ma  con una dinamica lievemente ridotta rispetto al 2005. Le famiglie hanno infatti espresso una domanda complessiva di servizi e apparecchiature pari a 24.705 milioni, in crescita del 3.6%, contro una domanda delle imprese pari a 14720 milioni (+1,4%), confermando i trend degli ultimi anni. (r.n.)

 

Rapporto Assinform 2007

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