Costi di ricarica: l’Agcom chiede chiarimenti a Wind e Vodafone, mentre la Ue solleva dubbi ‘procedurali’

di Alessandra Talarico |

Italia


Cellulari

Il giorno dell’entrata in vigore il decreto che abolisce i costi di ricarica della telefonia mobile, è grande l’attenzione attorno alla sua effettiva applicazione da parte degli operatori, i quali hanno tolto il velo sulle nuove offerte, alcune non propriamente in linea con quanto stabilito dalla legge.

 

In particolare, una richiesta urgente di chiarimenti è stata inviata a Wind e Vodafone dall’Agcom, per avere chiarimenti – dalla prima – in merito ad alcune strategie commerciali in contrasto con l’obbligo di eliminare i costi fissi da tutte le schede propagate di tutti i tagli e dalla seconda in merito al contributo sul trasferimento del credito residuo.

 

Wind, che già non faceva pagare il contributo di ricarica per le ricariche superiori a 50 euro, ha deciso di mantenere questo costo a meno che il cliente non decida di adottare un nuovo piano tariffario tra quelli proposti dall’operatore (Wind 12, Wind 5 New e Senza Scatto New).  

 

Anche Vodafone ha proposto nuovi 5 piani tariffari, per tre dei quali – Zero Limits, Zero Limits Lights e You&Vodafone – ha aumentato lo scatto alla risposta da 15 centesimi a 19 centesimi.

Ma non è su questo punto che l’Agcom vuole indagare, bensì sul fatto che, anche se il decreto Bersani vieta la previsione di limiti temporali massimi di utilizzo del traffico acquistato, in base all’offerta Vodafone, la carta ricaricabile mantiene la scadenza a 12 mesi e chi vorrà recuperare il traffico residuo – anche in caso di portabilità o diritto di recesso – dovrà acquistare una carta servizi da 8 euro e inviare una richiesta scritta tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

 

La società ha motivato la sua decisione affermando che l’importo di 8 euro è inferiore ai costi sostenuti dalla società ed è coerente con il decreto Bersani che prevede il rimborso dei costi dell’operatore.

 

Intanto la Commissione europea ha fatto sapere di condividere l’obiettivo della misura relativa all’abolizione della ricarica dei cellulari, ma di conservare ancora qualche dubbio di natura procedurale, in merito alla competenza dell’Agcom nell’attuazione della legge.

Il Commissario Viviane Reding, ha spiegato il portavoce Martin Selmayr, “condivide con il governo italiano l’obiettivo di proteggere meglio i consumatori, ma resta in contatto con le Autorità italiane” con le quali sta ancora discutendo in merito all’indipendenza dell’Agcom e all’applicazione della legge.

 

L’Agcom, da canto suo, ha già disposto le modalità con le quali vigilerà sull’applicazione del decreto e per avere un termine di confronto sui nuovi piani tariffari ed evitare che i tagli sulle ricariche si ripercuotano sulle tariffe praticate agli utenti finali, nei giorni successivi all’entrata in vigore del decreto, ha inviato la Guardia di Finanza nelle sedi degli operatori mobili.

 

“Le raffronteremo – ha spiegato il Commissario Agcom Roberto Napoli – con le nuove comunicazioni che dobbiamo ricevere via internet in modo da garantire un confronto trasparente sui prezzi”.

 

A vigilare sull’attuazione del decreto, anche le associazioni dei consumatori: Codacons, ad esempio, ha già presentato un esposto all’Authority per chiedere la sospensione immediata dei piani tariffari non conformi alla legge, mentre Andrea D’Ambra, presidente dell’associazione Generazione Attiva, e promotore dell’iniziativa contro i costi di ricarica dei cellulari, ha reso noto “di aver già denunciato all’Agcom ed ai ministeri competenti il comportamento dell’operatore telefonico Wind”.

 

“I costi di ricarica devono essere eliminati per tutti gli utenti della telefonia mobile – afferma il Codacons – indipendentemente se siano nuovi o vecchi clienti, e non devono essere imposti con i nuovi piani aumenti tariffari attraverso ritocchi degli scatti alla risposta o rincari delle tariffe al minuto o al secondo”.

 

Non solo. Per l’associazione la restituzione del credito residuo in caso di portabilità  “deve avvenire in modo del tutto gratuito per l’utente, senza costi aggiuntivi e senza raccomandate, balzelli che potrebbero costare più del credito residuo, e spingere quindi il cliente a rinunciare a tale diritto”.

 

Inoltre, Codacons ha chiesto all’Agcom di valutare se “la richiesta di passaggio a nuovi piani tariffari come condizione necessaria che permetta all’utente di fruire di un diritto riconosciuto dalla legge, possa costituire eventuali illeciti come tentativo d’estorsione”.

 

Adusbef e Federconsumatori, da canto loro, hanno effettuato un monitoraggio ‘sul campo’, per verificare direttamente dai rivenditori l’entrata in vigore dell norma del decreto.

 

Le due associazioni, si legge in una nota, “continueranno a vigilare per evitare che le aziende, che si erano accordate per imporre un esoso pedaggio che vale 1,8 miliardi di euro l’anno, abbiano la tentazione di rifarsi, sia aumentando le tariffe, che imponendo nuovi balzelli ingiustificati”.

 

E c’è già chi comincia ad affilare le armi per avviare la prossima battaglia: l’abolizione dello scatto alla risposta…

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