Italia
Il video-sharing arriva anche in Italia. Cavalcando il successo di YouTube, arriva un sito tutto nostrano per la condivisione di video online.
L’accesso e l’usabilità risulta facile anche a chi non ha grande dimestichezza con la lingua inglese e inoltre l’autore delle immagini migliore, che verranno pubblicate sull’homepage, riceverà 10 euro.
Si tratta di TuoVideo.it, creato da due blogger milanesi, Marco Camisani Calzolari ed Edoardo Colombo, che hanno voluto offrire agli utenti italiani un sito che offrisse gli stessi servizi di YouTube, ma nella nostra lingua, viste le difficoltà che si incontrano per chi vuole addentrarsi nello slang della più nota piattaforma internazionale.
Il sito si presenta come una sorta di televisione online sulla quale sono caricati video italiani e in italiano, dov’è possibile mettere a disposizione le proprie immagini in tutti i formati, fino a un massimo di 100 Mb.
TuoVideo.it contiene già migliaia di video italiani, o sottotitolati in italiano. Nei prossimi giorni sarà attivata la nuova area a pagamento: vi sarà pubblicato un video al giorno, opportunamente selezionato, che riceverà 10 euro via PayPal.
Stando alle dichiarazioni dei due creatori, “…a breve sarà attivato anche il caricamento dei video direttamente via cellulare”.
Fondata nel 2005 da tre ex dipendenti di eBay, grazie agli 11,5 milioni di dollari investiti da Sequoia Capital, YouTube ha conosciuto un vero e proprio successo anche grazie alla diffusione della connessione internet a banda larga.
Nel volgere di poco tempo si è piazzato al quattordicesimo posto mondiale tra i siti più consultati, con 72 milioni di visitatori in agosto e 100 milioni di video guardati ogni giorno, tanto da scatenare una corsa all’acquisto. In lizza c’erano grossi nomi – Yahoo!, Time Warner, News Corporation e Viacom – nei mesi scorsi interessati all’acquisizione, secondo la stampa specializzata.
Google ha avuto la meglio, motivata anche dall’intenzione di rafforzare la propria divisione Google Video, che ricopriva una piccola parte del mercato dei video online (l’11% contro il 46% di YouTube e il 21% di My Space).
Molta la curiosità per il successo di questi tipo di siti che spinge a considerarlo come un fenomeno sociale da analizzare.
Lo ha fatto un team di psicologi di quattro università americane, che ha tracciato il profilo dei ragazzi ventenni che passano ore su YouTube, MySpace e Facebook.
Secondo lo Studio si tratta di giovani molto più narcisisti della generazione che li ha preceduti e potrebbe dipendere dalle massicce dosi di autostima ricevute da piccoli che stanno avendo un effetto boomerang.
Lo Studio in questione analizza cause e conseguenze di un fenomeno che si sta sviluppando sotto gli occhi di genitori e scuole.
Secondo questi esperti, l’overdose di fiducia in sé stessi a cui sono stati esposti i ragazzi della Generation Y (i nati tra 1978 e 1998) rischia di avere pericolo conseguenze sull’equilibrio psicologico degli interessati.
Secondo il parere degli psicologi sarebbero meno capaci delle generazioni precedenti di creare legami emotivi e più inclini a perdere il controllo se si sentono respinti e insultati.
La Ricerca è stata condotta a tutto campo da psicologi delle Università di San Diego, Michigan, Georgia e South Alabama su un campione di oltre 16mila studenti di college.
“L’Indice della Personalità Narcisistica“, questo il titolo dello Studio, aveva chiesto ai ragazzi di reagire ad affermazioni del tipo: “Se io fossi al potere il mondo sarebbe un posto migliore”, oppure “Penso di essere una persona speciale” o anche “Mi piace essere al centro dell’attenzione”.
Due terzi dei ragazzi della generazione Y hanno mostrato un indice di narcisismo ben più elevato rispetto ai loro coetanei della generazione X intervistati nel 1982.
Jean Twenge, dell’Università di San Diego, ha detto che lo Studio non conclude che i ventenni di oggi soffrano di un disordine patologico della personalità da curare con l’aiuto dello psichiatra, ma ha invitato insegnanti e genitori a prestare attenzione a una trasformazione che sta avvenendo sotto i loro occhi e di cui sarebbero in parte responsabili.
“Dobbiamo smettere di ripetere continuamente a questi ragazzi: ‘Sei speciale'”, ha detto Twenge che ha attribuito una parte della causa del problema ai programmi introdotti vent’anni fa nelle scuole per aumentare al fiducia in se stessi degli allievi: i ragazzi cresciuti bombardati da questi programmi sono gli stessi che hanno fatto la fortuna di siti come YouTube o dei siti di social networking come MySpace o Facebook negli Usa Studiln.it in Italia che permettono l’auto-promozione a livelli non consentiti da altri tipi di media.