Italia
Dal Tar Lazio la conferma della delibera con la quale l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha ritenuto la Rai colpevole di aver violato le norme sul pluralismo informativo del digitale terrestre in tema di pubblicità, nonché di quella con la quale la stessa Agcom approvò i programmi di conversione in digitale delle reti televisive terrestri analogiche, fissando in nove mesi la loro realizzazione.
I giudici, presieduti da Francesco Corsaro, infatti, dopo avere riunito i due ricorsi, li hanno entrambi respinti. Per conoscere compiutamente la loro decisione, occorrerà attendere la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, per la quale è stato depositato ieri il dispositivo.
In contestazione c’erano le nuove regole per il digitale terrestre con le quali l’Authority, nel marzo del 2005, varò all’unanimità “7 misure correttive” per riequilibrare il mercato televisivo ed “evitare” che la ritenuta esistente caratterizzazione strutturale di tipo duopolistica di Rai-Mediaset potesse trasferirsi anche al nuovo sistema del digitale terrestre.
In occasione dell’approvazione, l’allora presidente Enzo Cheli aveva dichiarato che la delibera prevedeva “una serie di interventi che si ispirano a una logica di fondo: la strozzatura del mercato, già rilevata ai sensi della legge Maccanico, non deve trasferirsi sul nuovo mercato della Tv digitale”.
Di qui una serie di interventi “che riguardano – aveva spiegato Cheli – reti e impianti; il diritto di accesso alla reti; la programmazione; la raccolta pubblicitaria”. Sette remedies, da valutare “non singolarmente, ma come parte di una strategia”.
La Rai contestava anche il provvedimento con cui l’Agcom il 30 maggio scorso approvò i programmi di conversione in digitale delle reti televisive terrestri analogiche, fissando in nove mesi (ovvero entro questo febbraio) la loro realizzazione, in quanto, secondo l’azienda, l’obbligo non poteva essere fissato che dal Contratto di servizio con il ministero delle Comunicazioni e comunque secondo i tempi dettati direttamente dalla legge. Proprio sui tempi, infatti, si sono incentrati gran parte dei motivi di doglianza della Rai in quanto, a suo avviso, il termine ultimo per il passaggio alla nuova tecnologia, inizialmente fissato dalla legge al 2008, è stato successivamente indicato al 2012 con il disegno di legge Gentiloni. (r.n.)