Europa
La scorsa settimana, la Commissione europea ha tolto il velo alla sua nuova strategia per ridurre le restrizioni all’accesso e all’uso dello spettro radio così da sfruttare tutto il potenziale di alcune bande con nuovi prodotti e servizi wireless, e da incoraggiare lo sviluppo del mercato.
Al centro dell’iniziativa Ue, l’intenzione di favorire la neutralità tecnologica e dei servizi nelle policy relative alla gestione dello spettro, di modo da garantire maggiore flessibilità nella pianificazione e nell’utilizzo delle risorse.
Lo spettro radio è utilizzato da tantissime aziende europee per servizi che vanno dalle comunicazioni senza fili, alla telefonia mobile e alla radiodiffusione televisiva, fino ai sistemi di guida per aerei, navi, satelliti e alla difesa, per un fatturato stimato nel 2006 attorno ai 240-260 miliardi di euro.
Le regole attualmente in vigore, ha spiegato però la Ue, sono del tutto inadeguate e non consentono di tenere il passo con la convergenza dei servizi mobili, televisivi e internet.
L’introduzione di una gestione dello spettro più flessibile e basata sulla domanda del mercato, potrebbe portare – secondo i calcoli della Commissione – benefici per ulteriori 8-9 miliardi di euro in Europa.
Per rispondere ai bisogni più urgenti del settore, la Commissione ha identificato una serie di misure da mettere in atto con la massima urgenza.
Come primo passo la Ue chiede agli Stati membri di chiarire le condizioni tecniche e non-tecniche per l’autorizzazione all’uso dello spettro e di “rimuovere urgentemente, dove possibile, quelle più restrittive”. Un set di condizioni minimo verrà definito entro la fine di quest’anno da una Raccomandazione.
In secondo luogo, la Commissione vuole mettere in atto una serie di misure che non richiedono la modifica delle attuali disposizioni in materia di telecomunicazioni.
Queste misure riguardano in particolare 5 gruppi di frequenze: quelle relative al broadcasting (470-862 MHz), al GSM (880-915 MHz / 925-960 MHz and 1710-1785 MHz / 1805-1880 MHz), al 3G (1900-1980 MHz / 2010-2025 MHz / 2110-2170 MHz), la banda 2.6 GHz (2500-2690 MHz) che è stata allocata come estensione dell’IMT-2000, ma è anche la banda utilizzabile dai servizi WiMax mobile, e la banda 3.4-3.8 GHz – utilizzata per le connessioni a banda larga ma anche per i servizi mobili.
Secondo la Commissione, “la banda 2.6 GHz è estremamente importante per le comunicazioni mobili e per accedere a internet attraverso dispositivi mobili. Questa banda non è coordinata a livello comunitario, che per il futuro dovrà essere chiaro, proporzionato e durevole”.
Le frequenze 2.6 GHz, in molti Stati europei sono riservate ai servizi 3G. Tuttavia la Commissione ritiene che una maggiore flessibilità e armonizzazione siano necessarie per rafforzare lo sviluppo economico a livello europeo e di offrire vantaggi concreti ai consumatori.
L’esecutivo Ue ritiene che le differenti condizioni di allocazione dello spettro tra gli Stati membri stia “distorcendo sempre più la competitività”. La convergenza, infatti, fa sì che le leggi che legano univocamente lo spettro al broadcasting, alla telefonia mobile o alla banda larga non siano più giustificate e possano impedire agli operatori di lanciare offerte ‘triple play’ competitive in un ambiente wireless.
In questo contesto, il WiMax svolge un ruolo molto importante nelle future policy sullo spettro, dal momento che “le tecnologie wireless sono estremamente importanti per portare la banda larga nelle aree rurali dell’Europa, aiutando a superare il digital divide”.
Lo sviluppo di queste tecnologie è una priorità per la Commissione e il Commissario Viviane Reding ha più volte sottolineato che “il più importante fattore abilitante della banda larga è l’esistenza di infrastrutture alternative”.
Per raggiungere la massima flessibilità d’uso dello spettro radio prima del 2010, la Commissione chiederà agli enti di standardizzazione di sviluppare “standard armonizzati per dispositivi operanti in bande flessibili e per evitare il pericolo di interferenze”.
L’ultimo punto e, forse, il più importante sarà il coinvolgimento delle industrie del broadcasting, della telefonia mobile e della banda larga, al fine di discutere con ognuno la via migliore per evitare interferenze ed assicurare l’interoperabilità.
Per quanto riguarda il mercato WiMax italiano, le licenze dovrebbero essere assegnate a giugno. Nei giorni scorsi – riporta il sito WiMax Day – il Ceo di Fastweb, Stefano Parisi, ha dichiarato che se la società riuscirà ad aggiudicarsene una, si prevedono investimenti tra i 300 e i 400 milioni di euro nei prossimi 3-4 anni.
Fastweb è impegnato nelle sperimentazioni sul WiMax dal 2005 in Valle D’Aosta e Abruzzo, in collaborazione col ministero delle Comunicazioni e la Fondazione Ugo Bordoni.
Da questi test, è emerso con certezza che la tecnologia è valida e affidabile e potrebbe consentire al gruppo di soddisfare le richieste di copertura a banda larga imposte dall’Agcom.
Parisi ha spiegato agli analisti che Fastweb lancerà il WiMax nelle zone non ancora coperte dall’ADSL e dalla fibra ottica. In queste aree, la società acquista capacità broadband da Telecom Italia, con margini di guadagno molto ridotti. In futuro, grazie al WiMax, Fastweb potrà affrancarsi dall’ex monopolista e aumentare i margini e la qualità del servizio.
Le licenze in Italia dovrebbero essere aggiudicate per l’estate, ma ancora non sono chiare le modalità di assegnazione.
L’Agcom ha anche reso noto che le licenze potrebbero essere assegnate su base regionale anziché nazionale per incoraggiare anche i piccoli provider a partecipare all’asta, sulla base dell’esperienza maturata in Francia e Germania in occasione dell’assegnazione, lo scorso anno, delle licenze BWA.
A questo proposito, Parisi ha dichiarato che Fastweb potrebbe “avere l’opportunità di diventare operatore WiMax nazionale combinando diverse licenze regionali”.
In ogni caso, Parisi ha confermato che è importante per Fastweb “offrire ai suoi utenti altri servizi come il WiMax”.