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Governance della rete, convergenza, e strategie. Sono questi tre dei sette punti su cui sarà incentrata la consultazione che verrà avviata a metà marzo e che coinvolgerà di fatto l’intero settore delle telecomunicazioni.
I soggetti interessati saranno infatti chiamati a intervenire anche su altre questioni chiave per il futuro delle telecomunicazioni italiane, tra cui lo ‘stato del mercato‘; l’esito della prima fase di lavoro della task force istituita per coordinare un’evoluzione regolamentare in grado di garantire un accesso paritario alle reti e lo stato della regolamentazione; e infine saranno valutati quelli che sono i ‘colli di bottiglia’ relativi all’accesso, alla concorrenza e alla domanda.
Un’analisi, dunque, a tutto tondo che mira anche a definire le strategie e gli interventi per guidare l’evoluzione verso le reti di nuova generazione, favorendo la realizzazione di un “quadro di certezze per il ritorno degli investimenti” su queste infrastrutture essenziali in vista di un’estensione capillare della copertura a banda larga.
Quello che appare più urgente in questo momento è infatti la definizione di regole chiare che tolgano asprezza al dibattito in corso sullo scorporo della Rete Telecom e l’eventuale creazione di una società separata. Un percorso la cui realizzazione, ha sottolineato il presidente della società Guido Rossi, richiederà diversi mesi.
Il Consiglio dell’Autorità ha quindi preso atto del lavoro effettuato dalla task Force e presenterà entro venti-trenta giorni il documento di consultazione che – dopo l’approvazione dello stesso consiglio – verrà sottoposto al giudizio di aziende e consumatori per una valutazione che potrebbe durare un paio di mesi.
Il modello a cui tutti sembrano fare riferimento è quello della Gran Bretagna, dove l’Ofcom – nell’ambito di una rivalutazione generale del settore che ha coinvolto tutti i player e le parti interessate – ha caldeggiato la creazione di ‘Openreach’, un’unità separata all’interno di BT Group.
La divisione che si occupa di tutte le operazioni legate all’ultimo miglio – quello cioè che va dalla presa in casa degli utenti fino alla centrale telefonica più vicina dove il cavo di rame può entrare in un server dell’ex monopolista o in quello di uno dei suoi concorrenti – è controllata da BT al 100%, ma è gestita da un board indipendente che comprende anche membri dell’Authority.
Tra le altre opzioni, comunque, anche l’affidamento della gestione della rete a un ente terzo o il semplice rafforzamento dell’attuale separazione tra i servizi commerciali e quelli all’ingrosso.
Ancora da definire come i 7 capitoli che compongono il documento Agcom verranno ‘riempiti’ per andare a formare una linea programmatica complessiva a realizzare le fondamenta di un mercato flessibile e concorrenziale, che sappia correre al pari della domanda e garantisca alle aziende la possibilità di stare al passo con tecnologie in continua evoluzione.
Obiettivo dell’Agcom è inoltre quello di garantire maggiore trasparenza per le tariffe applicate dagli operatori mobili.
Secondo quanto stabilito dal decreto legge Bersani, infatti, le offerte dei differenti operatori mobili dovranno evidenziare tutte le voci che compongono l’effettivo costo del traffico telefonico, per consentire un adeguato confronto delle tariffe.
Il Dl, assegna all’Agcom il compito di stabilire le modalità attuative di queste nuove disposizioni e di applicare le sanzioni in caso di inosservanza e l’Authority nei giorni scorsi ha chiamato a raccolta operatori e associazioni per definire una direttiva sulla trasparenza.
A questo scopo, l’Authority ha definito le linee guida di una delibera che sarà varata il 28 febbraio e obbligherà gli operatori a mettere a disposizione dei loro clienti informazioni sul costo reale delle telefonate, dopo un minuto, 3 minuti e 15 minuti, in base all’offerta commerciale sottoscritta e comprensivo di ogni tipo di onere.
In un secondo momento, questi obblighi verranno estesi anche ai servizi di messaggistica (sms e mms), alla telefonia fissa e a internet.