Italia
La Legge sul conflitto di interessi accende in Italia un altro focolaio di discussione. Per alcuni si tratta di un testo costruito con il preciso scopo di colpire il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi, per altri un passaggio necessario e irrimandabile che abroga la Legge Frattini approvata nel 2004.
Sicuramente le nuove disposizioni che portano la firma del presidente Commissione Affari Costituzionali della Camera, Luciano Violante (Ds), faranno ancora discutere molto.
Il provvedimento non ha raccolto il favore dell’opposizione, che non ha condiviso l’adozione come testo base e in Commissione si è astenuta dal voto. Il partito di Berlusconi ha già annunciato battaglia.
“…Legge ad personam“, con l’obiettivo di colpire le proprietà di Silvio Berlusconi. Questa l’opinione di Donato Bruno (Fi), presidente della Giunta per le Elezioni di Montecitorio che ha commentato con i giornalisti alla Camera: “…Non vorrei che in un prossimo futuro
i membri del Governo venissero scelti solo fra insegnanti, giornalisti, sindacalisti e funzionari di partito”.
Di diverso avviso, Stefano Passigli, senatore Ds, che in una nota ha precisato “…Dal 1994 il Paese attende un’efficace legge sul conflitto di interessi. Non posso che essere lieto, (…) che la Commissione Affari Costituzionali della Camera abbia deciso (…) di abrogare la Legge Frattini e di proporne una nuova”.
“…Particolarmente positiva – ha commentato – è al creazione di un’Autorità ad hoc ispirata al modello dell’analogo istituto esistente negli Stati Uniti”.
“E’ però importante – ha specificato Passigli – che nel corso dell’esame parlamentare l’obbligo di vendita non sia lasciato alla sola discrezione degli interessati come alternativa al ricorso al blind trust, ma lasciato, nei casi più estremi, al giudizio ultimo dell’Autorità laddove non vi sia altra maniera di assicurare l’insussistenza del conflitto. E’ inoltre essenziale che al Trust, che potrebbe essere costituito in paradisi fiscali, si applichino comunque le norme fiscali italiane”.
A differenza della Legge Frattini, che verrebbe abrogata dalle nuove disposizioni, il nuovo testo prevede: l’introduzione di sanzioni, la nascita di un’altra Authority e la possibilità di affidare il patrimonio a un blind trust.
Uno dei passaggi fondamentali del nuovo testo è quello che prevede un maggiore controllo delle Tv private: se di proprietà di uno dei “capi delle coalizioni” o di un esponente del Governo, non devono in alcun modo fornire “un sostegno privilegiato”.
Nel provvedimento, composto da 21 articoli divisi in cinque Capi, è, infatti, presente un capo dedicato al “sostegno privilegiato nel settore radiotelevisivo” che pare riguardare direttamente la condizione del leader dell’opposizione Silvio Berlusconi. La norma, infatti, è indirizzata “alle Imprese radiotelevisive che facciano capo ai candidati sindaci di Comuni superiori a 15mila abitanti, ai candidati presidenti di Provincia, di Regione e ai capi delle coalizioni nel corso delle elezioni politiche” e stabilisce che tali Imprese non mettano in atto comportamenti che abbiano come scopo o effetto qualsiasi vantaggio, diretto e indiretto, per tali candidati. La norma è indirizzata anche alle Imprese che appartengono al coniuge ed ai parenti entro il secondo grado dei candidati.
Le nuove norme assicurano il rispetto della par condicio e combattono “il sostegno privilegiato” dato dai mezzi d’informazione al politico loro proprietario.
In buona sostanza una norma tesa anche a controllare il ruolo del gruppo Mediaset durante le campagne elettorali.
Ma non solo, perché la sorveglianza dell’Agcom e dei Comitati è estesa anche “…al periodo successivo alla campagna elettorale e fino all’applicazione delle disposizione in materia di trust cieco”.
Inoltre, su questo specifico tema del conflitto di interessi dei media in campagna elettorale, l’Agcom dovrà presentare una relazione semestrale al Parlamento.
Le nuove norme si applicano ai membri di Governo e ai Commissari straordinari di Governo e non ai parlamentari. Per gli amministratori delle Province e dei Comuni superiori a 15mila abitanti è conferita delega al Governo a predisporre un testo di legge e per i presidenti di Regione e i componenti delle giunte regionali, invece, sono fissati i principi generali.
Il testo, come preannunciato da Violante, non prevede la ineleggibilità ma solo l’incompatibilità.
Il principio ispiratore della proposta di legge è il Dovere di Astensione, Separazione degli Interessi o attraverso l’alienazione o attraverso la istituzione di un trust.
Le cariche di Governo dunque sono incompatibili con “qualunque carica o ufficio pubblico non inerente alla funzione svolta; qualunque impiego pubblico o privato; l’esercizio di attività professionali, anche in forma associata o societaria, di consulenza e arbitrali, anche se non retribuite; l’esercizio di attività imprenditoriali; le cariche di presidente, amministratore, liquidatore o sindaco”.
L’Autorità è composta da 5 membri, due eletti dalla Camera, due dal Senato ed uno, il presidente, designato dai presidenti delle Camere d’intesa tra loro. I componenti verranno scelti tra professori universitari in materie giuridiche, magistrati “superiori” e avvocati con 20 anni di esperienza, che non possono aver ricoperto nei due anni precedenti incarichi di Governo, anche locale.
I cinque membri, poi, non devono aver riportato condanne in via definitiva e non devono essere coniugi, parenti o conviventi dei “controllati”. L’incarico dura sette anni e non è rinnovabile.
L’Authority, avrà il compito di vigilare su chi, nel Governo, ha un conflitto di interessi. Potrà svolgere indagini per proprio conto sul patrimonio degli esponenti del Governo per vedere se le loro dichiarazioni corrispondono al vero, può avvalersi di uno specifico nucleo di GdF e dovrà fare una relazione in Parlamento.
I suoi provvedimenti potranno essere impugnati solo davanti a una sezione speciale della Corte d’Appello di Roma.
I diretti interessati dovranno consegnare in tempi rapidi due elenchi: uno con le cariche e gli incarichi ricoperti fino a quel momento e un altro con tutti i beni posseduti in Italia e all’estero, superiori ai 25mila euro. Identiche informazioni dovranno arrivare anche da coniugi, parenti e conviventi degli esponenti di Governo. In caso di inadempimento scattano sanzioni fino ai 35mila euro (il dibattito sulle cifre è ancora aperto) e l’Authority può denunciare gli “inadempienti” all’autorità giudiziaria.
Chi sta al Governo non può ricoprire altri incarichi se non quello di parlamentare. Deve rinunciare a tutto il resto anche se si tratta di cariche come quelle di presidente, amministratore, liquidatore o sindaco di società, Imprese e fondazioni pubbliche e private. Mentre se è al Governo non può ricevere compensi, se non per attività svolte in precedenza, pena: la decadenza dal mandato. L’Autorità stabilisce anche i casi in cui ci si deve astenere.
Il nuovo organo può anche imporre la scelta di vendere o affidare tutto a un blind trust solo se il patrimonio supera i 15 milioni di euro. Il trust verrà scelto dall’esponente del Governo d’intesa con l’Autorità, ma l’interessato non può sapere come vengono investiti i suoi soldi. In caso di “disobbedienza” il rischio è la decadenza, contro la quale il Parlamento può opporsi a maggioranza dei due terzi.
Le dichiarazioni vanno presentate anche dal coniuge, dai parenti e affini entro il secondo grado, nonché – e qui si anticipano i Dico – dalle persone conviventi non a scopo di lavoro domestico.
L’Authority delega al Garante per le Comunicazioni il compito di controllare se in campagna elettorale ci sono emittenti private che danno “sostegno privilegiato” ai “proprietari” arrivati al Governo o ai “capi delle coalizioni“. E questo vale anche per le Tv dei parenti o dei conviventi. Si rischiano sanzioni fino a 50mila euro o la sospensione della licenza per 15 giorni.