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‘Tlc e convergenza: il cammino accidentato della crescita‘ è il nuovo libro di Sandro Frova (a cura di), con i contributi di Alessandro Nova e Andrea Ordanini. Il volume, realizzato con il supporto di ANIE-Confindustria, sarà distribuito da Key4biz gratuitamente in formato elettronico martedì 20 febbraio 2007. Di seguito, le conclusioni del volume.
Dove andranno le TLC? Partono da una situazione attuale caratterizzata da grandi incertezze, cambiamenti e vere e proprie discontinuità, ed comunque sin troppo facile prevedere, come abbiamo fatto nel titolo del libro, che il sentiero della crescita sarà accidentato. L’incertezza deriva non solo dal fatto che le combinazioni di tecnologia, domanda, regolazione e finanza – questi i fattori su cui abbiamo concentrato l’attenzione – sono pressoché infinite, ma anche dalla piena consapevolezza della rilevanza delle specifiche situazioni aziendali; situazioni che, nel caso delle imprese maggiori, si riflettono poi inevitabilmente su tutto il settore.
La spinta del cambiamento, che si fa sentire fortemente nelle quattro aree appena definite, deve – questo è il messaggio del primo capitolo – essere costantemente e tenacemente orientata verso un grado di concorrenza quanto più ampio possibile: solo così, infatti, il cambiamento e la crescita che ad esso si accompagnerà daranno i migliori frutti per l’intero sistema.
Ma il cambiamento ci mette di fronte a nuove incertezze. Ad esempio, se pensiamo alla dinamica della domanda l’esperienza del passato ci mostra che sovente grandi attese si trasformano in grandi delusioni: le killer applications, capaci di dare nuova spinta ai fatturati grazie alla soddisfazione di nuovi bisogni dei consumatori, sono davvero poche. Ancora, ci pare che sia necessaria una buona dose di cautela nella accettazione acritica del concetto di media company che sta dietro alla convergenza: se da un lato è possibile che i clienti – consumer e business – sviluppino un modello di consumo “convergente”, è tutta da dimostrare la convenienza economica – ovvero un adeguato ritorno sui capitali investiti – ad un’offerta convergente integrata. Quanto al segmento media/broadcasting, poi, chi è già attivo da qualche anno (leggi Fastweb, Sky Italia) sa quanto è difficile catturare e mantenere i clienti. Né si può dimenticare che mentre i consumatori sono abituati a spendere per le TLC, non sappiamo quanto vorranno spendere sui nuovi servizi non tradizionali.
Anche la tecnologia costituisce una grande fonte di incertezza: troppe volte in passato la distanza fra il dire e il fare si è dimostrata imprevedibilmente elevata. Si pensi all’UMTS, che in realtà viene sfruttato molto più sulla voce (certo, con significative economia rispetto al GSM) che non sui VAS; o, se andiamo alla TV, al DTT, il cui percorso pare costellato da più ostacoli di quanto non si dica. E tutti sappiamo che il tempo di adozione è nemico delle nuove tecnologie: se ne passa troppo, rischiamo di rimanere al palo.
Per le TLC sono invece certi alcuni cambiamenti che incideranno fortemente sulle strategie e sui risultati: l’ingresso in campo degli operatori virtuali, da cui gli operatori tradizionali non potranno che ricevere – nell’insieme – un forte danno economico; una regolamentazione progressivamente orientata, anche per il mobile, al benessere del consumatore (ovvero, alla diminuzione di prezzi e margini); prezzi dei servizi voce in costante diminuzione. In generale si profila uno scenario di compressione dei fatturati e dunque, soprattutto dove l’intensità di capitale è più elevata, di più che proporzionale riduzione dei margini: l’incubo di qualsiasi manager e azionista. In questo senso, l’impatto sugli investimenti rischia di essere drammatico. D’altro canto, proprio convergenza (almeno quella della domanda) e innovazione costringeranno le imprese ad investire; pena il rischio di venire emarginate dal mercato.
Per massimizzare i benefici di sistema, lo sviluppo futuro, qualunque esso sia, dovrà comunque avere un punto di riferimento certo, una sua stella polare: la concorrenza. Senza entrare nel merito delle discussioni oggi molto accanite su quale sia la policy più adatta alla massimizzazione della crescita e della promozione della concorrenza, è fuor di dubbio che il collo di bottiglia della rete di accesso alle TLC non dovrà, almeno sino a quando resterà tale, creare discriminazioni. Nel contesto europeo al momento solamente la Gran Bretagna ha affrontato con decisione questo problema; nel nostro Paese divampano, proprio mentre stiamo andando in stampa, polemiche durissime sul destino della rete di accesso e della banda larga. Come europeisti convinti, duole costatare che la Commissione, così come spesso attore convinto della spinta pro-concorrenziale, sia rimasta a lungo freddino sull’argomento.
Il cambiamento non dipende solo da componenti esogene (tecnologia, domanda), ma anche dall’orientamento strategico degli operatori in campo. Basta che solo pochi di questi operatori, o uno se con un ruolo chiave, perseguano una strategia non in linea con il cambiamento atteso o potenziale e gli scenari di mutamento da possibili diventano latenti; una situazione in cui le resistenze al cambiamento diventano a loro volta gli elementi chiave dello sviluppo. Pertanto, dall’analisi cross-section degli scenari, emerge che solo l’affermazione di un cambiamento tecnologico rilevante (ad esempio, le reti) potrebbe innescare una crescita del sistema TLC accompagnata da maggior concorrenza. Date le asimmetrie in campo oggi, la domanda da sola o la pressione di nuovi players non basterebbero ad incidere significativamente sulle dinamiche competitive.
Tutti oggi parlano di convergenza come se fosse una cosa sicura, veloce, facile. E’ uno sbaglio, tanto che non ci sentiamo di escludere l’ipotesi di uno scenario conservativo, in cui le cose resteranno sostanzialmente come sono adesso, ognuno continuerà a fare il suo mestiere e qualcuno – l’ipotesi più ragionevole è che siano gli operatori di TLC, che “detengono” il bene più prezioso, ovvero il cliente – si assumerà oneri connessi all’organizzazione di un’offerta di servizi più ampia di quella odierna.
In generale, uno scenario possibile ed auspicabile, probabilmente auspicabile anche per la redditività delle imprese, è quello di avere una effettiva convergenza di mercato, in cui i diversi servizi di TLC, BB e media verranno usufruiti dai consumatori/clienti in modi nuovi ed integrati, ma in cui la convergenza sul fronte della domanda spinge maggiore concorrenza effettiva nell’offerta.
I dati e le analisi presentati in precedenza mostrano una certa tendenza alla omogeneizzazione e convergenza delle performance, ovvero un maggior equilibrio rispetto ad una fase iniziale nettamente divergente, a livello di segmento di offerta (fisso e mobile); ad esempio, il ROI dei due segmenti, dopo essere stato ampiamente divergente a vantaggio del mobile, tende ora a mostrare scostamenti dalla media meno eclatanti. Ed all’interno dei singoli segmenti si evidenzia un pur lento riequilibrio dei risultati dei vari competitors, pur rimanendo elevata la distanza fra leaders e followers.
Se dall’analisi dinamica passiamo all’osservazione degli indici economico/patrimoniali del 2005 vediamo però che sono presenti elementi di forte differenziazione fra imprese, sia a livello delle strutture finanziarie che a livello di performance. Per quest’ultima non si può fare a meno di notare come molti concorrenti delle TLC fisse non siano riusciti a far crescere i fatturati secondo le aspettative, e siano di conseguenza rimasti penalizzati, in termini di redditività, dagli alti investimenti attuati e dall’elevatezza dell’intensità di capitale. Nel mobile la situazione è meno disomogenea, anche se è evidente la difficoltà dell’ultimo competitor entrato sul mercato a trasformare una buona performance di clientela acquisita in un’adeguata remunerazione dei capitali investiti.
L’analisi delle dinamiche economico/finanziarie fa sorgere questi fondamentali:
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L’ipotesi di discontinuità future, ovvero che si determini una riconfigurazione dell’offerta in seguito alla selezione fra winners e losers, porterà (se accadrà) ad un consolidamento dell’offerto o ad un rinnovamento concorrenziale con l’ingresso di nuovi players?
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Date le strutture economico/finanziarie, come reggerà il sistema ad una eventuale aumento dei tassi ed alla quasi certa compressione dei prezzi? Se ci troveremo in un contesto di ampliamento della torta, ovvero di clienti che spendono di più, i cambiamenti potrebbero anche non essere traumatici; ma se ci troveremo in uno scenario di lento incremento della domanda, allora dovremo inevitabilmente fare la conta dei morti.
Torniamo al titolo del libro: non vi sono dubbi che vi sia una tensione crescente verso la convergenza, intesa come fruizione di un bouquet unico di diversi servizi (TLC, Media, BB, …); tempi e modi sono tuttavia altamente incerti, ed ancor più incerta è la disponibilità alla spesa da parte dei consumatori privati e dei clienti business. Per i consumatori, si tratterà di vedere quali spazi i nuovi servizi sapranno ricavarsi nel paniere di spesa complessivo; per i clienti di business, invece, stante la costante tensione delle aziende alla compressione dei costi, è certo che la condizione necessaria per una crescita del mercato in valore sia data dalla capacità dei servizi di aumentare efficienza e competitività aziendale da un lato, comprimere categorie di costo dall’altro.
Sarebbe comunque errato pensare che l’intero mercato si muoverà in tal senso: rimarranno presumibilmente spazi significativi di domanda, più focalizzata su singoli servizi.
Se e come la struttura adotterà la connotazione convergente è invece assai meno chiaro. L’esperienza dell’economia industriale e dello strategic management insegna che, nel lungo termine, molto spesso elevati livelli di integrazione (e la convergenza che molti pensano è senza dubbio altamente integrata) non resistono e/o non sono convenienti.
Modelli di business più specializzati, oggi in apparente difficoltà, potrebbero tornare al centro dell’attenzione. D’altronde, le analisi sviluppate ci hanno portato a ritenere meno probabile l’affermazione di un unico modello di business. Ma se la convergenza della domanda non richiede necessariamente la convergenza dell’offerta, dobbiamo prendere atto che l’integrazione – ovvero la creazione di pochi grandi players convergenti – non è un processo inevitabile. D’altronde, sia la teoria che la prassi sono concordi nel confermare che fusioni e acquisizioni non sono necessariamente in grado di creare valore, ed anzi a colte ne distruggono parecchio.
Insomma, ci aspetta un percorso molto accidentato, lungo il quale crescita e concorrenza potrebbero configgere in più di una occasione.
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L’introduzione al volume: Tlc e convergenza: situazione attuale ed evoluzioni future del mercato
La Presentazione di Domenico Ferraro, Presidente ICT-CE