Pedopornografia: sul web oltre 4 mila siti. La polizia austriaca scopre maxi rete pedofila internazionale

di Alessandra Talarico |

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Pedofilia Internet

La criminalità ha trovato su internet una nuova possibilità di fare business, soprattutto a scapito dei più deboli e il compito di chi deve monitorare la rete e coordinare le indagini per stanare pedofili et similia diventa sempre più complesso.

 

La Polizia Postale ha tracciato il bilancio dell’attività contro la pedopornografia online nel corso del convegno “Identità digitale: una sfida per il futuro”, promosso da Assintel, Associazione Nazionale delle Imprese ICT, per approfondire il tema della criminalità in rete non solo da un punto di vista tecnico, ma anche cercando di fornire strumenti di difesa e di contrasto.

 

Secondo le rilevazioni dei web-investigatori, gli utenti internet possono accedere in tutta tranquillità ad almeno 4 mila siti a contenuto pedopornografico, ma trovare chi li gestisce è molto difficile dal momento che i proprietari dei domini hanno ormai acquisito la perizia tecnica per rendersi pressoché irrintracciabili, tenendo aperto un dominio per poco tempo e cambiando continuamente nome.

 

Il problema va gestito inoltre “in tutta la sua interezza”, ha spiegato Elvira D’Amato, responsabile del coordinamento operativo delle indagini di pedofilia in rete. “L’individuazione delle vittime – ha aggiunto – è una priorità insieme alla repressione dell’intera filiera delittuosa. Occorre inoltre distinguere tra devianza psicologica di chi accede ai siti o si scambia immagini e l’esistenza alle spalle di questi atti di una vera e propria rete criminale”.

 

In questo contesto, arriva in queste ore dall’Austria la notizia di una nuova operazione internazionale contro la pedopornografia online che ha coinvolto – secondo le dichiarazioni del ministro dell’Interno, Guenther Platter – 77 Paesi.

Tra i sospetti pedofili, 23 sono austriaci, 607 statunitensi, 466 tedeschi e 114 francesi, tutti accomunati da ‘visite’ a un sito con sede a Londra contenente – ha spiegato ancora Platter – “scene gravissime, con i peggiori tipi di abusi sessuali sui bambini”, fra cui una bimba di cinque anni, prodotte presumibilmente nell’Europa dell’Est.

Nel giro di 24 ore prima che il sito venisse oscurato si sono registrate oltre 8.000 richieste di download da 2.361 computer diversi.

 

Come sempre avviene in questi casi, i sospetti pedofili non sono riconducibili a una specifica fascia d’età o a un ceto sociale: il più giovane coinvolto nelle indagini ha 17 anni, il più anziano 69 e sarebbero inclusi studenti, funzionari statali e pensionati. Nell’ambito delle perquisizioni la polizia ha anche sequestrato 38 computer, 1.132 dvd e 213 videocassette.

 

“Il digitale rappresenta un fertile terreno dove le nuove espressioni del crimine sono riuscite gradualmente a conquistare, con estrema decisione, una nicchia biologica in cui sopravvivere e proliferare”, ha spiegato il presidente di Assintel Giorgio Rapari, il quale ha sottolineato che “inoltre il crimine virtuale assume una connotazione transnazionale, in quanto non è più espressione di una minaccia radicata sul territorio e localizzabile”.

In Italia, per contrastare le nuove forme di pedofilia sul web, la legge n. 38/ 2006 (che modifica la legge 269/98 “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”) ha introdotto in Italia il reato di ‘pedopornografia virtuale’, che identifica e punisce la distribuzione di materiale pedopornografico anche se realizzato con programmi e tecniche di grafica virtuali, in cui le immagini di minori riprodotte sono quindi frutto di elaborazioni virtuali piuttosto che di situazioni reali.

 

Sulla scia di questi provvedimenti normativi, si colloca anche il Decreto firmato lo scorso 3 gennaio dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, realizzato di concerto col Ministero per le Riforme e le innovazioni nella Pubblica Amministrazione, il quale dispone che gli Internet Provider si dotino di sistemi di oscuramento dei siti denunciati. Il monitoraggio sui risultati ottenuti sarà poi effettuato ogni sei mesi, comprendendo nelle procedure di controllo anche l’efficacia delle tecnologie adottate in relazione alle finalità stabilite della legge.

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