Francia
I nostri cugini d’oltralpe sono anche loro alle prese con la discussione del Disegno di legge che riformerà il panorama audiovisivo francese, in vista del prossimo abbandono del segnale analogico per la trasmissione radiotelevisiva.
Come in Italia, dove la polemica sta montando intorno alle critiche del presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, alla parte del Ddl Gentiloni che fissa i limiti alla raccolta pubblicitaria, il confronto tra maggioranza e opposizione francese non sembra più pacifico e l’iter si preannuncia già lungo e spinoso.
La parte centrale del Ddl al vaglio del Parlamento francese è, anche lì, quella che riguarda l’imminente passaggio al digitale terrestre, fissato al 30 novembre 2011.
Adottato nel novembre scorso da Senato, il testo del Ministro delle Comunicazioni, Renaud Donnedieu de Vabres, prevede l’inizio dello switch-over a partire dal 31 marzo 2008. Per il 2011, la Tv digitale terrestre (TDT) dovrebbe essere accessibile al 95% della popolazione, il 5% sarà coperto gratuitamente dal satellite.
Il progetto di legge prevede anche il lancio, a partire dall’estate 2007, della Tv ad alta definizione (High Definition Tv – HDTV) e della Tv mobile personale (TMP).
Donnedieu de Vabres in apertura del dibattito ha sottolineato che “…Le nuove disposizioni consentiranno a tutti i francesi d’aver accesso alla Tv digitale. Ci sarà più informazione e maggiore pluralismo, ma anche nuove risorse per la produzione audiovisiva e cinematografica”.
Il Ministro ha assicurato che si arriverà alla data del 30 novembre 2001 con una penetrazione del 100% di tutto il territorio nazionale.
Ma anche in Francia, non sono mancate le polemiche. Se le nuove disposizioni, fermamente volute dal presidente Jacques Chirac, sono sostenute dall’UMP, incontrano, invece, una forte opposizione da sinistra e UDF.
Sono previste due mozioni da parte del Partito Socialista. Christian Paul (PS) ha commentato: “…Accompagnare il passaggio alle tecnologie digitali avrebbe potuto essere una bell’avventura industriale e culturale. Ma il testo rivela alcune debolezze, a cui è impossibile non opporsi con determinazione”.
Frédéric Dutoit (PCF), ha già annunciato che il proprio partito “voterà contro“, spiegando che questo progetto potrebbe portare a una “…concentrazione accelerata sul mercato dei media e dell’industria culturale“, e prevedere grossi “regali” ai “potenti“.
Sulla stessa linea l’UDF che attraverso il proprio portavoce François Sauvadet, ha fatto sapere: “…Non accetteremo la logica dei due pesi e due misure e la politica di favoritismo verso i grossi poli televisivi”.
Il malcontento serpeggia anche fuori l’Aula parlamentare, dove alcuni professionisti del settore polemizzano su alcuni aspetti controversi del testo di riforma.
Ieri il Sindacato interprofessionale di radio e Tv indipendenti (SIRTI) ha chiesto ai deputati che “…i canali indipendenti non vengano dimenticati“.
Il fornitore d’accesso internet Free ha lanciato una petizione online per opporsi all’imposta internet, in riferimento a un emendamento che prevede un contributo da parte di tutti i “distributori di servizi televisivi” al Cosip (Compte de soutien à l’industrie des programmes).
A riguardo, il Ministro Donnedieu de Vabres ha risposto smentendo categoricamente queste voci e parlando di “disinformazione” generale che coinvolge il settore.
L’esame degli articoli e di almeno 250 emendamenti è cominciato oggi e la strada si preannuncia già irta di ostacoli.