Italia
“…Digitalizzare la Giustizia è una delle priorità del Governo, perché si tratta di tutelare diritti fondamentali dei cittadini“.
E’ quando dichiarato dal Sottosegretario all’Innovazione Beatrice Magnolfi, intervenendo a ‘Rai Utile’ sull’inchiesta del quotidiano La Repubblica che ha mostrato lo stato fatiscente dell’archivio documentale del Palazzo di Giustizia di Roma.
“…Quei faldoni polverosi abbandonati negli archivi per niente sicuri dei Tribunali potrebbero essere eliminati con un uso intelligente delle tecnologie informatiche“, ha spiegato la Magnolfi, aggiungendo “…Il nostro stanziamento di 20 milioni di euro, nell’ambito del protocollo d’intesa tra i Ministri Nicolais e Mastella, servirà a migliorare una situazione ormai insostenibile”.
Il Sottosegretario ha citato i dati della Relazione annuale del CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) sull’informatizzazione della PA centrale, che mostrano tutta l’arretratezza informatica dell’amministrazione della Giustizia in Italia.
Il Sottosegretario ha sottolineato la necessità di accelerare su alcuni progetti di modernizzazione capaci di migliorare il funzionamento della Giustizia a favore dei cittadini: “…Il processo civile telematico, per esempio, in fase di sperimentazione sin dal 2000, e che può incidere positivamente sulla riduzione dei tempi di attesa del cittadino, uno dei principali fattori di qualità per misurare l’efficienza della Pubblica Amministrazione”.
Magnolfi ha spiegato che “…le norme per la digitalizzazione della giustizia ormai ci sono tutte, eliminare gran parte della carta dagli archivi è un obiettivo raggiungibile, il problema è nella macchina amministrativa”.
E ha precisato: C’è chi diffida dell’informatica paventando rischi per la sicurezza”.
“…Ma basta pensare alla recente inchiesta del quotidiano La Repubblica – con un giornalista che per giorni ha potuto accedere indisturbato agli archivi del Tribunale di Roma pieni di dati sensibili di migliaia di cittadini – per capire che è necessario un salto in avanti, organizzativo e culturale. Anche nell’ambito della Giustizia la nostra strategia è chiara: no allo spreco di risorse per comprare macchine, ma ottimizzazione delle procedure grazie a un uso intelligente della tecnologia”.
La riforma digitale, definita e disponibile su tutti i suoi strumenti, può consentire il recupero di produttività della Pubblica Amministrazione, la più grande struttura produttiva del Paese, e di conseguenza sostenere la crescita del Sistema Italia, ma a condizione che si investa nel fattore umano.
È quanto emerge anche dalla Relazione annuale sull’attività nel 2005 del CNIPA. La fotografia mostra luci ed ombre del complesso processo di modernizzazione della Pubblica amministrazione ma, soprattutto, pone in evidenza che, come ha detto il presidente Livio Zoffoli, “…il percorso di innovazione tecnologica sostenuto dal CNIPA ha assunto caratteristiche di irreversibilità e di crescente visibilità, come confermano la diffusione delle applicazioni di eGovernment sul territorio nazionale, la maturità raggiunta in termini di consapevolezza diffusa del loro valore da parte delle istituzioni e della società civile, la crescente domanda di servizi pubblici disponibili in rete”.
Dalla Relazione 2005 emerge che l’ormai diffusa disponibilità, negli uffici pubblici, dei computer in rete costituisce la premessa per un uso abituale della posta elettronica, risorsa basilare del nuovo modello di pubblica amministrazione digitale. Nelle amministrazioni e negli enti centrali il rapporto tra caselle di posta elettronica e dipendenti informatizzabili negli ultimi tre anni è quasi raddoppiato: dal 48% del 2002 all’86% del 2005.
Lo scorso anno sono state avviate 30 iniziative di applicazione di posta elettronica in 300 procedimenti amministrativi, con un investimento di 50 milioni di euro, innescando un risparmio a regime di 150 milioni di euro l’anno.
L’Italia si pone ormai al primo posto in Europa per la firma digitale, di cui sono stati diffusi oltre 2,3 milioni di smart cart. Il nostro Paese è in posizione avanzata anche per la nuova applicazione di posta elettronica certificata (Pec), con dieci gestori certificati, che contano di rilasciare oltre mezzo milioni di caselle nel corso del 2006.
Accanto alle luci anche qualche ombra. Zoffoli ha rilevato che “…lo sviluppo dei servizi di eGovernment risulta limitato dalla scarsa diffusione degli strumenti digitali di accesso per il riconoscimento in rete del cittadino”.
Così, “l’originale disegno di sostenere tale fondamentale obiettivo attraverso l’emissione della Carta d’Identità Elettronica è stato vanificato da una visione corporativa, da veti e incomprensioni, che hanno causato una situazione tecnicamente insostenibile e non positiva per il Paese“. Per questo, ha aggiunto, “…serve saggezza e un ripensamento in chiave politica che promuova un’azione tempestiva per assicurare un quadro di riferimento chiaro, coerente, efficace, indirizzato alla rapida diffusione e integrazione fra i vari strumenti di accesso in rete disponibili, ossia Carta d’Identità Elettronica, Carta Nazionale dei Servizi e Tessera Sanitaria”.