Ddl Gentiloni: la decisione Ue sui decoder inasprisce la polemica. Fastweb aspetta le mosse del Governo

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Gentiloni

Si inasprisce la polemica tra maggioranza e opposizione sul Ddl Gentiloni di riforma del mercato radiotelevisivo. Ieri il centrodestra ha abbandonato per protesta le due Commissioni dove si discutevano le nuove disposizioni, mentre il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha replicato a quanto, stando ad alcuni, avrebbe dichiarato l’ex Premier Silvio Berlusconi durante la cena con i deputati di Forza Italia.

“…Ho l’impressione che le regole di un mercato libero gli facciano perdere la testa“, ha commentato alla stampa Gentiloni.

Il presidente forzista avrebbe attaccato la maggioranza definendo “criminale” la nuova legge sulla riforma Tv, dichiarando senza mezzi termini: “…Quello non è un Ddl, ma un piano criminale verso il capo dell’opposizione e verso le sue proprietà private. Non credo, anzi sono sicuro, che tuttavia non troverà i complici che porteranno a realizzazione un progetto criminale”.

Secondo il Cavaliere, ci sarebbe “… un attacco fortissimo alle aziende Fininvest mentre tutti vogliono favorire Rupert Murdoch. Anche questa vicenda dei decoder lo dimostra”.

“Gli affari – avrebbe aggiunto il presidente di Fi – li fanno loro: Murdoch ha 130 canali e nessuno lo tocca mentre a me, che ne ho solo 3, ne vogliono persino togliere uno”.

Questa per Berlusconi, sarebbe la prova che “…vogliono attaccare una azienda che ha sempre pagato le tasse e che ha dato lavoro a centinaia di migliaia di persone”.

Le proteste del centrodestra nelle Commissioni riguardano la separazione in due provvedimenti diversi della riforma radiotelevisiva e della riorganizzazione della Tv pubblica.

Paolo Romani (Forza Italia) vede nel Ddl Gentiloni una “…chiara volontà di punire alcune realtà imprenditoriali”.

Per Mario Landolfi (An), ex Ministro delle Comunicazioni, ora presidente della Commissione di Vigilanza Rai, il Ddl Gentiloni è un provvedimento ingiusto: “…dovremo fare il possibile per non farlo passare”.

Landolfi ha ribadito che l’opposizione “…ha chiesto giustamente di attendere l’esito della consultazione pubblica” sulle linee guida di riforma della Rai “…per avere un unico testo su cui discutere”.

Quanto al disegno di legge, “…l’intento punitivo è chiarissimo“, così come il rischio che si finisca con il “…restringere il perimetro dell’informazione e della libertà per i cittadini”.

Il presidente della Vigilanza ha intravisto anche “…un problema occupazionale presente e futuro“, in particolare per i giornalisti che lavorano nelle reti destinato al trasloco anticipato sul digitale: “…Spero un una presa di posizione – ha concluso – anche da parte della Federazione della stampa e dell’Ordine dei giornalisti”.

Intanto ieri la Ue ha bocciato i contributi assegnati nel 2004-2005 dal Governo Berlusconi per l’acquisto dei decoder per il digitale terrestre, perché ritenuti “illegali” e “incompatibili con le regole comunitarie sugli aiuti di Stato”. Coinvolte Mediaset, Fastweb e La7, che ieri hanno subito la reazione del mercato: Telecom Italia Media e il gruppo del Biscione hanno perso rispettivamente lo 0,4% e lo 0,8%.

Quanto al verdetto di Bruxelles, Gentiloni ha chiarito che a pagare “…non dovrà essere la Rai, perchè la Commissione impone il rimborso, proporzionale a quanto hanno beneficiato, solo alle Tv digitali che hanno fornito programmi a pagamento. Non potremo certo disfare una decisione Ue”.

Sul mancato trasferimento di una rete Rai e di una Mediaset su satellite, disposto nella scorsa legislatura anche in virtù dell’atteso boom del digitale, Gentiloni ha avvertito: “…Se qualcuno riproponesse il quesito alla Corte, c’è il rischio che emetta una nuova sentenza”.

Proprio per questo “…il mio Ddl prevede non il rinvio al satellite ma il trasferimento anticipato al digitale di una rete Mediaset e Rai”. Infine, il Ministro ha spiegato che “…incombe una nuova condanna Ue: si contesta la Gasparri per le barriere all’ingresso di nuovi operatori, legate alla disponibilità delle frequenze. Siamo in mora”.

La società della famiglia Berlusconi, come ha precisato in una nota, farà ricorso in tutte le sedi contro la decisione “destituita di ogni fondamento”, della Ue.

“…I contributi – ha detto la società – non hanno avuto alcun beneficio sul conto economico della società, a cui non può quindi essere richiesta alcuna restituzione“, ma solo per i consumatori.

Inoltre, la decisione di Bruxelles “…costituisce un vantaggio competitivo per la piattaforma satellitare che opera in Italia in regime di monopolio…”.

Anche Fastweb è intervenuta con un comunicato a commento della decisione dell’Antitrust Ue. La società di cui è presidente Silvio Scaglia ha rilevato “…con favore che la Commissione è sembrata individuare nelle emittenti – e non nei produttori di decoder e negli utenti – i beneficiari dell’aiuto di Stato”.

Fastweb ha sottolineato di avere “…avuto un ruolo di mero provider tecnico, limitandosi, così come era prescritto dal decreto che dettava le modalità per accedere al finanziamento, a ridistribuire canali digitali terrestri di terzi”.

La società ha inoltre dichiarato di “…aspettare comunque di conoscere nel merito la Decisione della Commissione e l’interpretazione che ne darà il Governo Italiano prima di esprimere una completa valutazione su quanto deciso a Bruxelles”.

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