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Ultra low-cost: nel 2011 un telefonino su 4 costerà meno di 20 dollari

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Il mercato globale dei cellulari ultra low-cost (ULCH) supererà quota 330 milioni di unità entro i prossimi 4 anni.

 

Secondo la società di ricerca ABI, oltre la metà di questi telefonini a basso costo sarà venduta nei mercati emergenti, dall’Asia Pacifico all’Africa, dal Medio Oriente all’Europa orientale.

 

Quella dei telefoni a basso costo è un’arma a doppio taglio per i costruttori, che possono da un lato allargare la propria quota di mercato approfittando delle opportunità rappresentate dai mercati emergenti, ma dall’altro devono fare i conti con la riduzione dei margini.

 

Lo dimostrano i risultati trimestrali dei maggiori vendor, quasi tutti alle prese con le conseguenze di questo trend, che del resto si riflette anche sull’Arpu degli operatori, dal momento che chi compra un telefonino a prezzo ultra basso non ha molti soldi da spendere in chiacchiere telefoniche.

 

Occupare una posizione di rilievo sui mercati emergenti è tuttavia di fondamentale importanza sia per gli operatori che per i costruttori, che hanno la possibilità di imporre il proprio brand e puntare sulla crescita e la profittabilità sul lungo periodo.

 

Il mercato dei telefonini ultra low-cost è attualmente dominato dalla statunitense Motorola che non a caso ha chiuso l’ultimo trimestre del 2006 con fatturato in crescita del 17% a 11,8 miliardi di dollari e 65,7 milioni di unità vendute, in crescita del 47% anno su anno.

Gli utili, tuttavia, si sono quasi dimezzati rispetto a quelli del 2005 a 624 milioni di dollari, o 25 cents per azione, contro 1,2 miliardi – 47 cents per azione – dello stesso periodo 2005.

 

Il prezzo medio di vendita dei telefonini Motorola nell’ultimo trimestre è sceso da 131 dollari nel terzo trimestre, a 119 nel quarto.

 

Motorola, tra l’altro è stata scelta dalla GSMA per lo sviluppo e la fornitura di cellulari di largo consumo, nell’ambito del programma EMH (Emerging Market Handset) per i mercati emergenti e nel settembre  2005 ha vinto una seconda gara per la fornitura dei suoi dispositivi a un costo inferiore a 30 dollari.

 

Grazie proprio a questa iniziativa, ad esempio, in India il costo all’ingrosso dei cellulari è calato di oltre il 25% e i telefonini sono diventati il prodotto consumer più venduto, soprattutto nelle aree rurali.

 

La maggior parte degli altri costruttori, comunque, da Nokia a LG passando per Samsung e Philips, si sono lanciati sul mercato del low-cost.

La disponibilità di cellulari così economici – che al dettaglio non sono però venduti proprio a 30 dollari – ha permesso a milioni di persone in oltre 56 paesi, di prendere per la prima volta contatto con la telefonia mobile.

 

Nonostante tutto questo, però, secondo la GSMA circa un miliardo di persone nel mondo non può ancora permettersi un telefonino.

 

Per ridurre la frattura digitale, la GSMA ha lanciato il Development Fund, finanziando una serie di iniziative pilota in Africa e Asia per permettere a piccoli imprenditori locali di avviare attività legate alla telefonia o alla creazione di internet café ed allargare la portata delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

 

In India, ad esempio, il Development Fund ha aiutato l’operatore mobile Airtel a lanciare un progetto pilota per dotare gli imprenditori locali di speciali cellulari in grado di funzionare come telefonini a pagamento. Altri operatori locali – come Idea Cellular – stanno lanciando progetti simili.

 

Secondo ABI, nel 2011 un telefonino su 4 apparterrà alla categoria ultra low-cost – costerà, dunque, meno di 20 dollari – e sarà l’India ad aggiudicarsi il primato di maggior mercato nei prossimi 5 anni, passando da 9 milioni di telefonini nel 2006 a più di 116 milioni nel 2011.

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