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Presentato in Vigilanza il Contratto di servizio Rai 2007-2009, che dovrebbe far chiarezze sulle polemiche riguardanti le diverse versioni circolate in questi giorni.
Il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha parlato di un contratto “innovativo” che si propone tre obiettivi, “più qualità, più servizio pubblico, più impegno dal punto di vista tecnologico“, e che supera “le insufficienze dei testi precedenti” ma che per diventare il fondamento della Rai del futuro, “deve essere applicato”.
“…Di versioni ce ne sono state molte – ha precisato Gentiloni – ma se volete vi porto quella iniziale che ha presentato la Rai. Se la leggeste ci fareste un monumento equestre. Certo ci sono bozze intermedie, perché è un negoziato che è andato avanti per due mesi. Ma il testo è quello pubblicato sul sito del ministero”.
Il Ministro ha, quindi, illustrato le “principalissime novità” di questo contratto, che attende il parere obbligatorio ma non vincolante della Vigilanza che dovrebbe arrivare, come ha spiegato il presidente Mario Landolfi, entro metà febbraio.
La prima, nel nome della qualità, è l’introduzione del sistema di monitoraggio del valore pubblico “…creato sulla base dell’esperienza britannica e francese”.
Non ci sarà più soltanto la misurazione dell’ascolto delle trasmissioni, ma un indice di valore pubblico ricavato da tre indicatori dei quali una Commissione apposita fisserà l’obiettivo che la Rai dovrà raggiungere.
“…Il contratto di servizio, con l’indice di valore pubblico – ha sottolineato Gentiloni – introduce l’idea di un servizio pubblico non per pochi intimi, ma di qualità e con molto pubblico“.
Per garantire sulla definizione dei criteri dell’indice di valore pubblico, “…verrà istituito un comitato scientifico, le cui valutazioni consentiranno a Governo e Parlamento – ha detto – di dire alla Rai di superare la soglia di indice di valore pubblico, eventualmente giudicata insufficiente”.
La seconda questione “…è quella dell’Innovazione dell’offerta: qui per la prima volta, accanto alla Tv e alla radio, viene affiancata anche un’offerta multimediale, colmando una certa arretratezza dei testi precedenti”.
Il Ministro ha sottolineato anche l’attenzione alla tutela dei minori, “…perché qui la Rai deve fare la prima della classe“, quella ai disabili “…con ad esempio la sottotitolazione di una edizione di Tg per ogni rete e di eventi sportivi e politici di rilievo”.
Quanto alle misure a favore dei bambini, il Ministro ha precisato che “…il contratto introduce all’art.7 una serie di divieti, tra cui: quello di trasmettere la pubblicità nelle fasce orarie protette e che abbiano come protagonisti i personaggi dei cartoon, l’obbligo a mantenere in permanenza i segnali che sconsigliano la visione ai minori, il divieto di trasmettere trailer dei programmi per adulti, durante le fasce orarie protette. L’obiettivo – ha spiegato Gentiloni – è che la Rai sia la prima della classe nella tutela dei minori”.
Per quanto riguarda i disabili, invece, prevista “…l’introduzione di un obbligo per ciascuna rete di avere almeno un telegiornale con la lingua dei segni e quello di arricchire la modalità di offerta per i non vedenti, non solo sulla radio ma anche, ad esempio, attraverso internet”. A questo proposito, il contratto prevede l’istituzione di un Tavolo permanente di confronto per assicurare l’attuazione di questa parte di contratto.
Nel contratto di servizio poi, come ha sottolineato il Ministro in Vigilanza, ci sarà grande spazio per l’offerta Rai. E ha spiegato vengono individuate “…nuove categorie di generi e temi legati ai fenomeni sociali, politici, economici e culturali del nostro tempo. Si delinea per la prima volta una terza offerta. La Rai tradizionalmente ha avuto due gambe: Tv e radio. Ora nel contratto di servizio c’è l’obbligo di un’offerta multimediale e inoltre la Tv di Stato si impegna ove possibile a distribuire in chiaro su tutte le piattaforme trasmissive” (digitale terrestre, satellite, IPTV, internet, mobile).
Infine il Ministro ha messo in luce gli articoli in cui “…per la prima, con un mix tra obblighi e facoltà, si cerca di incrementare il passaggio al digitale”.
Ma il lavoro comune, ha sottolineato, è quello per l’applicazione cosa su cui è d’accordo con il presidente della Vigilanza.
La transizione viene assicurata con “…l’impegno del servizio pubblico a rispettare le date per la realizzazione dello switch-off nelle Regioni all digital, ad assicurare un grado di copertura effettiva del digitale terrestre non inferiore al 70% della popolazione nazionale e ad attuare una adeguata offerta di contenuti anche tematici per il digitale terrestre”.
Gentiloni ha ricordato gli articoli del contratto di servizio (dal 21 al 25, dal 29 al 31) per i quali la nuova modalità di trasmissione diventa un obbligo per la Rai. “…Il servizio pubblico – ha detto il Ministro – in questi anni è stato piuttosto alla retroguardia e non all’avanguardia in questo campo e invece ora si cerca, con un mix tra obblighi e facoltà, di accompagnarne il percorso verso il digitale terrestre”.
Vengono inoltre “valorizzati – ha spiegato ancora – i prodotti audiovisivi italiani ed europei con l’aumento dei fondi: dal 20% delle risorse da canone al 15% di tutte le entrate”.
Questo significa che si passerà da 290 a 380 milioni di euro e, per il solo cinema, dai 60 milioni di euro del precedente triennio ai 76 dell’attuale contratto di servizio. Senza contare, infine, i 68 milioni di risorse in più per generi di solito sacrificati, come i documentari o il teatro.
Sostegno, infine, ai produttori indipendenti e miglioramento del servizio Isoradio.
Il presidente della Commissione di Vigilanza ha sostenuto “…Questo è il primo contratto di servizio dopo la riforma Gasparri che recepisce il passaggio al digitale e mi pare che i temi ci siano“. Per Landolfi “…queste sono le dorsali su cui costruire veramente la Tv del futuro”.
Landolfi ha sostanzialmente promosso molte delle innovazioni contenute nel contratto definendole “sfide condivisibili“. Ma si è anche detto molto più preoccupato che il contratto sia finalmente rispettato da Viale Mazzini.
“…Un problema strutturale“, per risolvere il quale il presidente della Vigilanza ha concordato con Gentiloni “…verifiche sistematiche sull’attuazione del contratto”.
“…Ora – ha esortato Landolfi – il testo non resti sulla carta, ma sia applicato e si vigili sulla sua applicazione”.
Dietro sollecitazione di Paolo Romani (Forza Italia), il Ministro ha confermato “…la piena disponibilità” ad assimilare nel contratto di servizio il parere obbligatorio e non vincolate della Vigilanza. Un parere che sarà pronto “entro la metà di febbraio” ha spiegato il Landolfi e che sarà affidato alle cure del relatore Marco Beltrandi (Radicali).
Romani ha anche sottolineato l’importanza di “…stabilire con più precisione cosa sia servizio pubblico e cosa invece sia programmazione commerciale”; mentre il senatore di An Alessio Butti ha posto la questione dei “finanziamenti a Radio Radicale, per servizi parlamentari che ora può svolgere benissimo la Rai”.
Il parlamentare Ds Giuseppe Giulietti ha sollecitato una pronta adozione del contratto di servizio, specificando che “…venga scritto nero su bianco che tutte le assunzioni in Rai, che è un servizio pubblico, debbano avvenire per pubblico concorso”.
Si lamenta, invece, l’Usigrai che, in una nota congiunta con il Cdr del Tg2, ha commentato: “…Nessun confronto, nessuna riflessione approfondita. La decisone di scegliere Raidue come banco di prova degli scenari che saranno determinati dall’avvento del digitale terrestre appare estemporanea e poco attenta alle preoccupazioni dei lavoratori del servizio pubblico”.
“…Anche i telespettatori di un’area vasta come la provincia di Cagliari potrebbero restare spiazzati dalla decisione di spegnere il segnale analogico di Raidue lasciando solo la possibilità di vedere Rete Due e Tg2 grazie al decoder. Nessuno pensi di poter prendere una decisone definitiva per tutto il territorio nazionale, in caso di approvazione del Ddl del Ministro Gentiloni sulla materia, senza un’ampia discussione con i tutti i soggetti coinvolti, nel loro lavoro, da questo ridisegno dell’etere”.
Usigrai e Cdr del Tg2, ha concluso la nota, “…sono rammaricati per un’occasione di confronto persa e si augurano si tratti solo di un incidente di percorso sulla strada di processi di cambiamento che non possono certo avvenire senza una adeguata concertazione”.
Ieri, infatti, il Cda della Rai ha approvato il budget 2007 e preso atto che la rete digitale che sarà irradiata nella zona di Cagliari sarà Raidue.
Dal primo marzo 2007 a Cagliari e provincia Rai, Mediaset e Telecom Italia Media trasmetteranno il palinsesto di un’intera rete solo in digitale terrestre. E in particolare la Rai trasmetterà solo in digitale – come stabilito dal Cda – la seconda rete.
Mediaset, come confermato dalla lettera che il presidente Fedele Confalonieri ha indirizzato al Ministro Gentiloni, manderà sulla TDT solo Rete4. Telecom Italia Media con ogni probabilità opterà per La7.
Dopo la provincia di Cagliari, il prossimo step digitale sarà in Valle d’Aosta e – come anticipato in Vigilanza da Gentiloni – c’è l’ipotesi di un protocollo d’intesa con la Regione autonoma dell’Alto Adige dove la copertura del segnale digitale sarebbe già ottima.
“…I rappresentanti delle Province autonome hanno partecipato all’ultima riunione del Comitato Italia Digitale come osservatori e – ha spiegato il Ministro – hanno confermato le condizioni perché questa possibilità diventi concreta”.
Par inoltre che non siano previsti incentivi per quel 20% di famiglie di Cagliari e provincia ancora sprovviste di decoder.
Gentiloni ha informato che “…non ci saranno incentivi per l’acquisto di decoder digitali né in Sardegna né nel resto d’Italia. Stiamo già affrontando una procedura d’infrazione dell’Ue per aiuti di Stato – ha concluso riferendosi agli Incentivi erogati dal governo Berlusconi nel 2004-05 – rischieremmo la contestazione da Bruxelles di un’altra infrazione”.
Stando alle ultime informazioni, infatti, pare proprio che per mercoledì prossimo verrà resa nota la decisione presa dal Commissario Ue Neelie Kroes di bocciare gli aiuti pubblici decisi dal Governo Berlusconi per incentivare nel 2004 e nel 2005 l ‘acquisto di decoder per la TDT.
Secondo i rumor delle ultime ore, pare che l’Antitrust Ue abbia deciso che si tratta di “…un aiuto di stato illegittimo e incompatibile con le norme europee” che costituisce “un vantaggio indiretto” per Rai e Mediaset (85% delle audience tv). Secondo Kroes tocca ora alle società sostenere le spese del rimborso parziale.
La Commissione europea salverà gli incentivi agli utenti valdostani e sardi per il 2006, giudicati compatibili con norme comunitarie perchè hanno uno scopo di “interesse comune“, cioè lo sviluppo della tecnologia digitale in zone in cui esistono un problema di coesione sociale e particolarità geografiche. Bruxelles ritiene che nelle due regioni senza i contributi pubblici il settore digitale non decollerebbe.