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“Cinema italiano: la fatica di crescere“, è questa la situazione dell’industria cinematografica italiana nel 2006, come emerge dall’analisi di Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) che, per il 2007, si presenta con una struttura rinnovata: trasformazione in associazione di primo livello; scioglimento delle unioni e diretta iscrizione delle imprese, suddivise in sezioni: produzione, distribuzione, cine-televisive e industrie tecniche.
Ieri a Roma, Anica ha tirato le somme del settore, nel corso della conferenza stampa durante la quale sono stati presentati tutti i dati relativi ai differenti comparti della filiera come la produzione, la distribuzione, l’esercizio e la diffusione.
Dopo un primo semestre molto brillante e un secondo non altrettanto forte il mercato cinematografico rispetto al 2005 cresce complessivamente del 2%, e all’interno di questa tendenza, si conferma in crescita la quota mercato del cinema italiano, che migliorando dell’1,8% rispetto all’anno scorso, si attesta intorno al 25% (nel 2001 eravamo a 19,17%).
In aumento inoltre il numero di film italiani prodotti, 116 rispetto ai 98 del 2005, un numero in cui sono comprese le coproduzioni, in lieve calo (26 rispetto alle 30 del 2005). Il segno positivo lo registrano anche gli investimenti italiani complessivi 257,3 milioni di euro, rispetto ai 214,4 milioni dell’anno scorso.
Il costo medio di un film è di 2 milioni di euro, cifra rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi cinque anni, ed è circa la metà di quello dei cugini d’Oltralpe e quattro volte inferiore alle co-produzioni
“…Siamo qui a commentare un anno positivo in un quadro contrastante per l’Europa“, ha detto Paolo Ferrari, presidente dell’Anica. Il cinema italiano continua a crescere, quindi, ma mancano le risorse per una vera svolta.
“Il 2006 è stato un anno positivo per l’Europa, seppure con dati contrastanti – ha commentato il presidente – Mentre la Spagna ha registrato un calo, Francia e Gran Bretagna hanno vissuto un’annata positiva”.
Per Ferrari, “…dall’analisi dei dati emergono alcuni elementi di grande rilievo: il mercato cresce complessivamente del 2% rispetto al 2005; all’interno di questa tendenza, la quota cinema italiano migliora leggermente la già buona performance dell’anno precedente, ma si potrebbe fare tanto di più; per crescere, è necessario ampliare le dimensioni complessive del mercato, continuando ad aumentare anche la quota di mercato nazionale, come avviene nelle cinematografie europee più mature”.
“…Il sistema cinema Italia – ha sottolineato – ha fatto ciò che poteva con i suoi propri mezzi e con il finanziamento pubblico disponibile: è aumentata la produzione, sia come titoli che come investimenti, e i film prodotti hanno ottenuto successo al box office, ma questo non è sufficiente in un’ottica di sviluppo: il sistema risente dell’uso che i mezzi di comunicazione fanno del film, senza contribuire alla sua realizzazione; gli investimenti non sono neanche lontanamente comparabili a quelli europei (incluse le coproduzioni), per non parlare degli Stati Uniti; il pubblico aumenta grazie a Pay TV e reti di telecomunicazione, ma a finanziare la realizzazione sono sempre gli stessi soggetti che lo facevano quando la platea era solo quella delle sale cinematografiche”.
“…Insomma – ha concluso il presidente Ferrari – il sistema è mutato profondamente e, quindi, va regolato diversamente rispetto al passato: da qui la necessità di una legge di sistema, di ampio respiro”.
Nel suo intervento, Riccardo Tozzi, presidente della sezione produzione dell’Anica, ha ricordato che “…Il volume di risorse che si muove in Italia resta basso, se pensiamo che in Francia gli investimenti sono superiori al miliardo e il costo medio di un film è più del doppio”.
Tuttavia Tozzi ha evidenziato che “…le risorse che vanno al cinema sono ancora insufficienti. Occorre una legge di sistema che cambi radicalmente la prospettiva e, sul modello francese, renda il settore finanziariamente autonomo e capace di crescere. Noi, a parità di costi con gli altri Paesi europei, lavoriamo con le risorse più basse”.
“…Proporremo in sede di riforma del sistema al quale fa capo
“…Se il cinema nostrano conosce un rinnovato vigore sul mercato internazionale, grazie al talento e all’enorme potenziale, si tratta però – ha detto Tozzi – di una ripresa volontaristica: il duopolio televisivo, il monopolio della Pay TV, i film scaricabili gratuitamente dal portale di Telecom Italia, la distribuzione territoriale inadeguata delle sale e la pirateria sono gravi ostacoli che la promessa legge di sistema dovrebbe cancellare, seguendo il modello francese”.
Ricordiamo che la pirateria assorbe ormai il 30% di tutto il sistema.
Sulla stessa linea anche Paolo Pozzi, presidente dei distributori, che ha commentato: “…Se vogliamo aiutare il mercato cinematografico, è necessario ampliare l’incidenza del cinema italiano, così come è accaduto in Francia, dove il cinema nazionale ha raggiunto quasi la metà della quota mercato”.
“…Durante la stagione d’oro del cinema italiano – ha ricordato Pozzi – i film di successo erano visti da cinque milioni di persone. Ora la platea complessiva, in tutta la filiera, arriva fino a quindici milioni di spettatori. E le risorse sono ridotte. Evidentemente qualcosa non funziona: qualcuno non paga a sufficienza”.
“…I primi sei mesi dell’anno hanno avuto un trend positivo – ha detto Pozzi – poi il costante bel tempo nel weekend ha ridimensionato
“…E’ assurdo – ha denunciato Pozzi – che, di fronte a un fenomeno così diffuso, i provvedimenti esistenti non vengano applicati”.
Carlo Berneschi, presidente dell’Anem (Associazione Nazionale esercenti Multiplex) ha diffuso i dati sullo sviluppo dei multiplex e delle multisale con cinque e più schermi.
“…E’ da sottolineare – ha dichiarato Berneschi – che la crescita, seppur contenuta, del mercato sala, è da imputare in primo luogo al buon andamento delle strutture plurischermo”.
Un quadro positivo dei dati relativi alle industrie tecniche è stato illustrato dal presidente della sezione Imprese Tecniche audiovisive dell’Anica, Manlio Cruciatti: “…E’ stata premiata la duttilità delle imprese tecniche, che hanno ampliato il loro raggio d’azione su tutti i media dell’audiovisivo, attuando una politica coraggiosa di investimenti. Occorre sostenerle ancora, per crescere di più”.
Guardando più dettagliatamente i dati, in lieve aumento (+1,84% rispetto al 2005) l’incasso generale delle sale cinematografiche italiane, che nel 2006 è stato di 546.385.012 euro, di cui il 43% è andato ai primi 20 titoli in classifica. I film italiani, coproduzioni comprese, ne hanno incassati 135.302.659 milioni (+ 2,09% rispetto al 2005), con circa 23 milioni di presenze (+2,45% rispetto al 2005).
Sorprendentemente l’aumento maggiore degli incassi per i nostri film l’hanno registrato i multiplex (+ 9.69%), seguiti dalle multisale dai 4 ai 7 schermi (+13.37%), mentre è negativo il risultato ottenuto nelle multisale da
Venti i titoli italiani, comprese le coproduzioni, che hanno superato il milione di euro.
In testa ci sono, come di consueto le commedie (ai primi tre posti “Il mio miglior nemico”, “Natale a New York” e “Notte prima degli esami”), ma registrano buoni risultati anche i film drammatici e d’autore.
A farla da padrone in sala è però sempre il cinema Usa, con 330 film distribuiti pari a una quota mercato del 61,94%.
Seguono i film interamente italiani (209, pari al 20,49%) che ottengono migliori risultati rispetto alle coproduzioni (89, pari al 4,27%). E’ in controtendenza negativa, invece, il cinema europeo, la cui quota mercato diminuisce dal 19,58% del 2005 all’11,23 % del 2006.
Per quanto riguarda l’esercizio, fra monosale, multisale e multiplex diminuisce il numero delle strutture (da 1275 nel
Sul podio delle società distributrici, la Uip con oltre 71 milioni di incasso con 46 film, Medusa 70 milioni con 86 film e Buena Vista 65 milioni con 59 titoli.
Cinema italiano: la fatica di crescere
Anica