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Slitta alla Camera l’avvio dell’iter del disegno di legge per il riassetto del settore radiotelevisivo. Il Ddl sarà esaminato solo dopo l’audizione a Montecitorio del Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, probabilmente giovedì 18 gennaio. Dopo il Ministro, cominceranno ad essere sentiti i diversi attori del sistema radiotelevisivo, a partire dalla Rai per passare da Mediaset, La7, Sky Italia, per arrivare fino all’Autorità per le Comunicazioni e gli investitori di pubblicità.
La notizia è stata data da Pietro Folena, presidente della Commissione cultura della Camera, che ha confermato, come da precedente calendario, che l’indagine conoscitiva terminerà entro il 10 febbraio o “…al massimo su proposta del presidente della Commissione trasporti, Michele Meta, sarà allungata di una settimana”.
Lo slittamento è dovuto, come ha precisato lo stesso Folena, alla richiesta di Forza Italia di esaminare la questione di un possibile esame “unificato” del Ddl Gentiloni insieme alla già preannunciata normativa che riguarderà più direttamente la Rai. Una richiesta a cui in sede di Commissione si è aggregata tutta la Cdl.
L’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha commentato: “…Il centrosinistra ha dovuto prendere atto che non si poteva avviare una discussione su una ipotizzata legge di riforma del sistema radiotelevisivo senza che prima il Ministro in carica venisse in Parlamento a dire ciò che ha annunciato in conferenze stampa”.
“…Discutere un disegno di legge mentre ne sta per spuntare un altro che riguarda la Rai – ha aggiunto Gasparri – sarebbe assurdo”.
Queste le motivazioni che ieri il centrodestra ha avanzato nelle Commissioni Trasporti e Cultura, sottolineando, come ha detto lo stesso Gasparri, che “…si è preso atto della ragionevolezza della nostra posizione. Tanto è vero che nei prossimi giorni si procederà prima all’audizione del Ministro delle Comunicazioni, poi alla relazione sulle nuove proposte di legge e quindi alla successiva discussione”.
L’esponente di Alleanza Nazionale ritiene che “…la realtà è che il centrosinistra è apparso in uno stato confusionale anche in questa materia. Le proposte si succedono l’una all’altra creando un caos dannosissimo per il sistema radiotelevisivo italiano, sia per la sua qualità e la sua libertà, che per il valore delle aziende pubbliche e private. Abbiamo oggi contribuito ad evitare scelte ancora peggiori ed affrettate”.
Pronta la risposta del presidente della Commissione trasporti, Michele Meta, che ha dichiarato: “…L’On. Gasparri sa benissimo che ai danni prodotti dalla sua legge, e a quelli che potrebbe produrre, porremo rimedio entro il mese di marzo. Data entro la quale, se ne faccia una ragione, approveremo il Ddl Gentiloni”.
“…Non ci muove nessun intento punitivo, ma solo l’esigenza prioritaria – ha continuato Meta – di sostenere un vero pluralismo del sistema televisivo italiano e la sua innovazione, a partire dai contenuti, col passaggio al digitale terrestre”.
E, a proposito del rinvio dell’iter del Ddl, in una nota, Meta ha anche spiegato che “…La richiesta delle minoranze di unificare l’esame del Ddl con i provvedimenti di riforma del servizio pubblico televisivo, annunciati dal Ministro Gentiloni attraverso linee guida illustrate in una conferenza stampa, non è stata accolta perché il Ministro ha presentato soltanto degli indirizzi che daranno il via a una campagna di ascolto; solamente dopo questo ampio confronto extraparlamentare sarà presentato un Ddl”.
“…Insieme al presidente Folena – ha detto ancora Meta – ho precisato che si tratta di due provvedimenti distinti che hanno una loro specificità. poiché il primo regola il mercato televisivo e il secondo riguarda la riforma della Rai”.
“…Quindi la discussione unificata – ha sottolineato – sarebbe un’inutile forzatura e allungherebbe all’infinito i tempi impedendo la modifica della Legge 112 Gasparri, per adeguare la nostra legislazione alle disposizioni giurisprudenziali e comunitarie, oltre al rispetto – ha concluso il presidente della Commissione Telecomunicazioni – delle scadenze europee per il passaggio alla tecnologia digitale evitando di trasferire automaticamente sul digitale l’attuale assetto duopolistico della televisione analogica”.
Da parte sua, Giuseppe Giulietti (Ds), intervenendo in merito alla polemica sulla necessità di un esame “congiunto” delle varie norme in materia televisiva, ha precisato: “…L’ipotesi di un esame congiunto tra le norme per la riforma del sistema televisivo e quelle che riguarderanno la Rai, è solo un’ escamotage da parte del centrodestra per rinviare sine die la modifica della legge Gasparri e le sue storture. Non c’è nessuna ragione concreta per unificare due questioni che sono distinte”.
Giulietti ritiene, invece, necessario che “…la maggioranza acceleri sull’approvazione della legge Gentiloni che nei suoi primi articoli introduce quegli elementi di liberalizzazione per il settore Tv che sono necessari al Paese per far fronte allo sviluppo tecnologico e a un maggiore pluralismo”.
Sull’argomento ha avuto da ridire anche Paolo Romani, vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera e componente della Commissione parlamentare di Vigilanza, che ha ribadito: “…Il governo Prodi vuole smontare la Gasparri, una legge che, confermando quanto deciso dal centrosinistra nel 2000 sul digitale, riscrive in modo organico le regole dell’emittenza. Siamo in presenza di una scelta politica fatta per di più in modo maldestro. Mi domando, infatti, che senso abbia incominciare nelle Commissioni l’esame del disegno di legge Gentiloni sulla televisione privata. Una proposta sbagliata, parziale e incompleta”.
Romani ha ricordato che già da tempo il centrodestra ha sollevato “…forti dubbi e contrarietà su una operazione politica che vuole scardinare una vera riforma per sostituirla con norme che affrontano un solo corno del problema, quello dell’emittenza privata”.
“…Per di più – ha aggiunto Romani – con scelte dirigistiche e punitive, sopratutto nei confronti di un’azienda che è patrimonio del Paese e che in questi anni ha fatto importanti investimenti nell’ammodernamento tecnologico”.
“…Ma i nostri dubbi e le perplessità sono ancora più giustificati oggi, visto che il Ministro – ha sottolineato Romani – ha aperto una pubblica consultazione sulla revisione delle norme sulla radiotelevisione pubblica con annunci sui media e della quale il Parlamento ancora non sa nulla. Quindi l’audizione di Gentiloni, fissata giovedì dall’ufficio di presidenza delle Commissioni riunite della Camera, deve essere il primo passo per stabilire un iter parlamentare corretto”.
“…Se si vuole rivedere la Gasparri, cosa della quale non sentiamo il bisogno visti i tanti problemi del Paese che devono avere la priorità in Parlamento, il Governo deve fare una proposta unica ed organica. Solo allora – ha finito Romani – saremo disponibili a entrare nel merito del provvedimento”.