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Continuano gli scontri sul Contratto di servizio Rai, in attesa che il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, arrivi in Commissione di Vigilanza, data fissata per mercoledì 17 gennaio, quando sarà ascoltato sui contenuti del testo.
Qualità dei programmi come valore pubblico; più attenzione e sviluppo per le nuove tecnologie; disponibilità al pubblico dell’archivio storico della concessionaria pubblica. Sono questi i punti fondanti del nuovo Contratto 2007-2009, già tra le mani dei membri della Vigilanza per un parere obbligatorio, ma non vincolante.
Il documento ha già sollevato diverse polemiche e non solo tra le file dell’opposizione, dove l’ex Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri l’ha definito “la condanna a morte della Rai“. Anche in maggioranza c’è stato chi, come Rifondazione e Verdi, ha fatto notare la non condivisione di alcuni passaggi, specie quello riguardante la riduzione dello spazio della Tv pubblica.
Adesso dalla parte dei consumatori è intervenuta anche Adiconsum che, in una nota, ha sottolineato la non condivisione della versione del Contratto di servizio presentato in Vigilanza.
Il testo, ha dichiarato l’associazione, “…è stato rimaneggiato in modo peggiorativo per l’utenza“, rispetto a quello pubblicato sui siti del Governo sino a una settimana fa.
Quello, ha scritto l’associazione in una lunga nota, “…pur migliorabile, conteneva significative innovazioni e accoglieva in molte parti i suggerimenti dei consumatori. Alla Commissione di Vigilanza è stato, invece, presentato un testo significativamente rimaneggiato in modo peggiorativo per l’utenza. Le innovazioni, di fatto, sono scomparse”.
Diversi i capitoli su cui si appuntano le critiche dell’associazione, dal satellite, all’handicap, la qualità, l’offerta multimediale, la radio, l’offerta Tv, i minori. Infine l’associazione ricorda che per Adiconsum il vincolo al pagamento del canone “…è rigidamente subordinato alla trasmissione in chiaro, per tutti i programmi di tutte le reti Rai, su tutte le piattaforme tecnologiche, così come servizio universale; alla garanzia che i contenuti prodotti dalla Rai siano trasmessi, senza alcuna criptazione, su qualunque piattaforma tecnologica”.
Nella bozza presentata la scorsa settimana, Gentiloni ha sottolineato che la Rai ha come mission la qualità dell’offerta e si impegna affinché l’obiettivo sia perseguito anche nei generi a più ampia diffusione.
In questa prospettiva è stato annunciato che entro sei mesi nascerà un Comitato scientifico, composto di 6 membri: tre designati dalla Rai e uno ciascuno da CNU, ministero e Agcom.
Il fine è di monitorare gli obiettivi di programmazione e qualità dell’offerta, intesa come valore pubblico nella percezione degli utenti, ma anche della capacità di competere, innovare e incrementare tale valore.
Gli indici verranno sintetizzati in tre indicatori: performance del mercato; valore pubblico; corporate reputation. La Commissione stabilirà, entro 90 giorni dall’insediamento, gli obiettivi da raggiungere.
Il Ministro ha annunciato che avvierà subito una consultazione pubblica con tutti i soggetti interessati, che si concluderà entro febbraio in modo da arrivare a marzo al disegno di legge del Governo dedicato al futuro della Rai.
Nelle prossime settimane, il ministero organizzerà cicli di incontri con tutti coloro che hanno titolo a dare un contributo, le associazioni, gli operatori del settore, i sindacati, gli enti locali.
Cinque gli incontri di maggior peso già in calendario, con l’azienda e i dipendenti Rai; con i giuristi, per definire nei dettagli i contenuti delle linee guida; con il mondo della cultura; con gli operatori del settore, compresi autori, attori e produttori e uno a Ginevra, con l’Unione delle Tv pubbliche europee.
L’aspetto più interessante della novità introdotte dal Ministro delle Comunicazioni è quello già anticipato di dare alla Rai regole di funzionamento tipiche di un’azienda. Da qui la nascita di una fondazione che diventa azionista della Tv pubblica.
Le novità riguardano anche un nuovo assetto organizzativo per Viale Mazzini, con la creazione di tre distinte società operative, all’interno di una Rai che resta però di proprietà pubblica: una società che gestisce gli impianti della rete, una a prevalente finanziamento pubblico, una finanziata esclusivamente dalla pubblicità.
Ciascuna delle tre società avrà un consiglio di amministrazione, nominato dalla fondazione-azionista, che funzionerà in base alle norme del Codice Civile.
Gentiloni ha dichiarato, in un’intervista ad Affari e Finanza di Repubblica, che la proposta di dividere la Rai in tre o quattro società “…è solo un suggerimento ancora tutto da discutere”.
Più in dettaglio, nel Contratto di servizio troviamo grande spazio la produzione editoriale e i diritti audiovisivi sulle diverse piattaforme: digitale terrestre, satellite, IPTV, mobile e Internet.
Il Ministro ha, infatti, sottolineato l’importanza che il servizio pubblico radiotelevisivo cominci a “…giocare un ruolo di stimolo. Deve diventare un’azienda multipiattaforma, con un ventaglio di offerte in grado di svilupparsi su tutte le diverse tecnologie disponibili”.
L’offerta multimediale rappresenta la terza nuova tipologia di programmazione Rai che per la prima volta si aggiunge all’offerta tradizionale Tv e Radio.
A tal fine, la Rai si doterà di una precisa strategia industriale di posizionamento sui mercati emergenti dei New Media. Oggetto di particolare attenzione è il web, con una quota crescente di risorse finanziarie a esso dedicate, offerta di contenuti specifica, spazi ad hoc per gli utenti e servizi innovativi.
La transizione alla tecnologia digitale terrestre viene assicurata con l’impegno della Tv pubblica a rispettare le date per la realizzazione dello switch-off nelle prime due Regioni che diventeranno all digital (Sardegna e Valle d’Aosta, ndr), assicurando la copertura del servizio universale e impegnandosi ad anticipare eventualmente lo spegnimento di una rete in analogico.
Nel periodo di vigenza del contratto, la Rai è tenuta ad assicurare un grado di copertura effettiva del digitale terrestre non inferiore al 70% della popolazione nazionale.
I programmi per persone disabili vengono arricchiti con l’obbligo di trasmettere per ogni rete almeno un telegiornale nella lingua dei segni (Lis).
Il contratto impegna, tra le altre cose, la Rai a innalzare gli standard qualitativi della propria offerta al pubblico e introduce una diversa misurazione dei compiti di servizio pubblico Rai, affidata non più solo al dato quantitativo dell’Auditel, ma affiancandovi un nuovo parametro di qualità dell’offerta e valore pubblico.
La programmazione Tv per i minori è rigorosamente ispirata alla tutela dei più piccoli. Tra le maggiori novità: il divieto di interruzioni pubblicitarie nei programmi per bambini di durata inferiore ai 30 minuti e nei cartoni animati, l’introduzione di un segnale permanente di riconoscimento dei programmi adatti al solo pubblico adulto.
Con questo contratto di servizio, la Rai ha davanti una grande sfida, quella di prepararsi al meglio per poter competere nell’era digitale.
E per cambiare realmente veste, l’emittente di Stato dovrà, come ha recentemente sottolineato Gentiloni, “…sciogliere due nodi, quello dell’autonomia e della qualità“.
La prima, ha spiegato, “…si conquista sul campo e riguarda tanto la politica quanto i dirigenti Rai“.
Il secondo nodo da sciogliere, per Gentiloni, è quello che riguarda “…l’identità, ciò che diversifica e, quindi, la qualità del servizio pubblico“. In questo senso, ha annunciato Gentiloni, si interverrà sul sistema di valutazione, “…che non può essere solo il sistema degli ascolti“, e sul sistema dei finanziamenti: “…Se rimane determinante nel finanziamento il ruolo della pubblicità finisce per essere la coda che fa dimenare il cane”.