IP revolution: le telcos spenderanno miliardi per sopravvivere, ma troppi dubbi sui business model

di Alessandra Talarico |

Europa


Telefonia

La banda larga mobile e il desiderio di diventare provider full-service stanno condizionando sempre di più le strategie degli operatori mobili che, tuttavia, corrono il rischio di costruire divisioni business non-core e di investire smodatamente in tecnologie non ancora mature.

È questo il giudizio di Gartner, secondo cui molti operatori mobili dovranno in futuro lottare per restare profittevoli su margini molto più ristretti di quelli attuali.

 

Nei prossimi 4 anni, infatti, i profitti legati ai servizi telecom cresceranno annualmente di una percentuale molto modesta – fino all’1,7% nel 2010 – e passeranno da 1,3 trilioni di dollari del 2006 a 1,5 trilioni nel 2010.

 

Per compensare il declino dei profitti nelle loro attività tradizionali, gli operatori investiranno nei prossimi anni in nuovi mercati, come quello media o IT, come confermano anche le strategie di alcuni operatori europei, primo fra tutti Telecom Italia che – nel tentativo di trasformarsi in media company – ha siglato accordi di distribuzione con Fox, MGM e Sony per incrementare la domanda di connessioni a banda larga su linea fissa.

 

Esempi di questo trend anche l’accordo tra BT Global Service e HP per servizi IT integrati e l’ingresso di SK Telecom nel mercato della creazione di contenuti con l’acquisto della maggiore etichetta discografica coreana, YBM Seoul Records.

 

Secondo Gartner, tuttavia, più della metà di questi nuovi approcci è destinata a fallire perché molti carrier “non conoscono abbastanza i loro clienti e spesso non comprendono a pieno i nuovi business model”.

 

Gli operatori rischiano insomma di adottare nuovi modelli di business che hanno scarsa sinergia con i mercati, nonché di attuare una diversificazione che porta con sé il pericolo di perdere di vista le priorità del core business che sono il mantenimento dei clienti e il taglio dei costi. Il tutto senza alcuna garanzia riguardo la crescita dei profitti sul lungo periodo.

 

Per questo gli analisti consigliano vivamente agli operatori di “definire in modo chiaro le strategie di attenuazione dei rischi e di uscita” da questi nuovi mercati, nei quali, per avere successo, non basta semplicemente assumere qualche manager, seppure di provata esperienza.

 

Esempi di esperienze non proprio fortunate in settori non-core sono per Gartner quello di ESPN, canale televisivo via cavo di Disney, che ha abbandonato il proprio servizio di telefonia mobile dopo appena un anno dal lancio a causa dello scarso successo riscontrato.

E ancora, Gartner cita il caso di E-Plus che ha dovuto affrontare il fallimento del portale iMode a tre anni dal lancio. Sarà interessante ora seguire come l’operatore mobile britannico O2 gestirà a sua volta lo stesso portale e se riuscirà a portarlo al successo.

 

Sebbene i margini degli operatori mobili dell’Europa occidentale stiano diminuendo, secondo il vice presidente Gartner Nick Jones, c’è ancora la possibilità di mantenere la profittabilità a patto che le società siano pronte a lavorarci su.

“Sono certamente tempi duri per le compagnie di telefonia mobile ma la risposta non è necessariamente investire enormi somme di denaro in nuovi modelli di business”, ha spiegato Jones, che raccomanda agli operatori di farsi forza sulla propria base utenti per assicurarsi in maniera poco rischiosa i profitti per il futuro.

“Gli operatori – ha continuato Jones – dovrebbero considerare come migliorare i servizi che già offrono per meglio soddisfare i loro clienti”.

 

Per ottenere il massimo utile dagli attuali clienti, i carrier hanno due possibilità: la prima è quella di “migliorare l’attività di accesso e diventare provider di connettività puri”. Questo permetterà di ridurre i costi e migliorare l’efficienza, salvaguardando i profitti.

La seconda opzione consiste nell’abbracciare i servizi internet e diventare un aggregatore, concentrandosi sull’accesso ai servizi internet più che sulla loro creazione.

 

Quelle società che decideranno di diversificarsi in nuovi mercati procederanno probabilmente all’acquisto di compagnie atte a formare nuove linee di business, o a stabilire delle partnership con società attive nei media o nei servizi IT.

 

“L’ingresso degli operatori mobili nei servizi media e IT porterà una maggiore competizione e, di conseguenza, una maggiore pressione sui prezzi specialmente nel segmento consumer”, ha aggiunto Jones che ha concluso suggerendo alle telco di suddividere l’accesso alla rete dalle unità non-telecom in compagnie separate che possano essere chiuse o vendute e di creare partnership per i servizi non telecom per condividere il rischio.

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