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Dopo la decisione, presa ieri dal Tribunale di Milano, si attende adesso che Sky Italia sciolga la riserva sul suo ingresso con il 3% in Auditel.
Lo scorso novembre la società di Rupert Murdoch aveva detto: “…Non entreremo nella società di rilevazione degli ascolti senza dati trasparenti e un’apertura della governance”.
Richieste sulle quali Auditel ha preso impegni precisi, anche con il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, di cui dovrà tener conto anche l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. Dopo l’atto di indirizzo varato a maggio, è attesa infatti a breve la delibera definitiva dell’Agcom sul futuro della società.
La decisione presa ieri dalla Corte d’Appello di Milano ha accolto il ricorso di Sky e di alcune emittenti satellitari che si erano opposte alla precedente decisione, che proibiva la pubblicazione di questi dati dall’aprile del 2005. Adesso, i dati di ascolto delle televisioni satellitari potranno nuovamente essere pubblicati.
Soddisfazione della Pay TV che ha commentato: “…Questa decisione restituisce al mercato un essenziale elemento di trasparenza, sia per le analisi editoriali che per la pianificazione pubblicitaria della piattaforma satellitare”.
“…In linea con quanto avevamo sempre chiesto in questi mesi“, ha aggiunto il Responsabile comunicazione Tullio Camiglieri.
Dalla società fanno sapere che “…La decisione è frutto di una precisa richiesta di Sky depositata lo scorso dicembre di cui il giudice ha riconosciuto la fondatezza cancellando così il divieto di pubblicazione dei dati deciso nell’aprile 2005″ .
“…Questa decisione – ha detto ancora Sky – è un passo importante nel percorso a cui Sky sta lavorando da oltre un anno con il fine di garantire al mercato, con particolare riferimento agli inserzionisti pubblicitari, di poter disporre di dati ed informazioni relative al consumo televisivo multicanale sempre più accurati e corretti, sulla base delle migliori best practices internazionali. Sky continuerà a lavorare con Auditel nel corso delle prossime settimane al fine di raggiungere al più presto questo importante obiettivo”.
La rivoluzione con ogni probabilità arriverà ai primi di febbraio. Dopo gli ultimi adempimenti formali, Auditel renderà noti gli ascolti dei singoli canali satellitari: si saprà così – e lo sapranno anche gli sponsor, che finora hanno investito “al buio” – quanti appassionati seguono i naufraghi di ‘Lost’ su Fox e quanti tifosi rimarranno incollati al derby Inter-Milan su Sky.
In ogni caso, mancano ancora due passaggi tecnici: la formalizzazione dei contratti fra Auditel e i singoli canali satellitari per la diffusione dei dati (sono un centinaio quelli rilevati, per la stragrande maggioranza offerti nel bouquet di Sky) e la messa a punto definitiva del nuovo panel control, in linea con le richieste della piattaforma di Rupert Murdoch.
Si tratta, in sostanza, della penetrazione degli abbonati Sky (che hanno appena toccato i 4 milioni) all’interno del campione Auditel: il dato aggiornato è il 17,6% delle 5.100 famiglie del campione e il 19% degli individui. Due step che ragionevolmente saranno sistemati entro fine mese.
Si dice contenta dell’ordinanza anche Auditel, che ha commentato “…si tratta di una decisione che restituisce al mercato un essenziale elemento di trasparenza, sia per le analisi editoriali che per la pianificazione pubblicitaria” di Sky.
Sitcom, comunque, non fa passi indietro e continua diritta su questa via. Preso atto di una decisione che tiene conto “delle mutate condizioni di mercato”, il gruppo va avanti con la causa contro Auditel sulla correttezza e la trasparenza dei dati: prossima udienza di merito a marzo.
“…E’ inequivocabile – ha detto Valter La Tona, presidente e amministratore delegato del gruppo – che, a due anni di distanza dalla prima ordinanza di inibizione emessa, sia pure da un diverso giudice, nulla è concretamente cambiato sia nella governance sia nella trasparenza relativa a campione e metodologie. Ci aspettiamo ora un immediato intervento di verifica e di reale monitoraggio da parte di Agcom sulla reale attuazione degli interventi promessi e, diversamente, un significativo intervento da parte del governo a tutela del mercato e degli editori indipendenti”.
In dettaglio, nell’ordinanza viene rigettata l’istanza proposta dai ricorrenti che confermava il divieto di pubblicazione delle audience delle emittenti televisive satellitari, nella loro forma disaggregata, canale per canale, evidenziando dubbi sulla loro attendibilità. E’ compito della Agcom, si legge nelle osservazioni del giudice della Corte d’Appello di Milano “…vigilare sulla correttezza delle indagini sugli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di comunicazione rilevati da altri soggetti, effettuando verifiche sulla congruità delle metodologie utilizzate e riscontri sulla veridicità dei dati pubblicati”.
“La valutazione del rischio della diffusione di dati di ascolto delle televisioni satellitari – si legge ancora nella sentenza – in relazione a eventuali profili di inattendibilità della metodologia utilizzata da Auditel è riservata all’Agcom che non ha rilevato tale profilo nelle attività di indagine doverosamente poste in essere per controllare la qualità dei dati rilevati con la stessa collaborazione dell’Auditel anche al fine di perfezionare un sistema di ricerca e rilevazione dei dati tecnicamente corretto e condiviso”.
In pratica, conclude l’ordinanza “…Agcom ha espresso una valutazione sostanzialmente positiva dell’operato dell’Auditel e comunque poiché la stessa Agcom è in grado di vigilare sulla correttezza delle indagini sugli indici di ascolto e di diffusione dei diversi mezzi di comunicazione rilevati dall’Auditel con verifiche sulla congruità delle metodologie utilizzate e riscontri sulla veridicità dei dati pubblicati, sono venute meno le ragioni giustificatrici della disposta inibitoria che va conseguentemente revocata”.
Da parte sua Agcom, si osserva nella sentenza “…non ha richiesto alcuna sanzione nei confronti della Auditel e non ha esercitato il potere sostitutivo di rilevazione diretta degli indici di ascolto chiedendo solamente di adottare alcuni accorgimenti tecnici ai fini della attendibilità dei dati rilevati. Nessuna censura di inaffidabilità o di inadeguatezza risulta formulata da Agcom delle rilevazioni effettuate da Auditel”.
A quanto si apprende, l’Agcom si è detta soddisfatta di questa ordinanza. “…La decisione del giudice – si fa notare – è infatti in linea con l’atto di indirizzo, varato a maggio 2006 dall’organismo di garanzia, con le linee guida per la riforma dell’Auditel”.
Sempre secondo indiscrezioni, sulla vicenda dovrebbe arrivare in tempi brevi la delibera conclusiva dell’Autorità, in cui si terrà conto degli impegni già assunti dalla società di rilevazione degli ascolti, in particolare con l’adozione di apparati di ultima generazione, in grado di rilevare i dati delle piattaforme digitali, e con le modifiche allo statuto e l’apertura del Cda a soggetti terzi. Nella delibera finale, l’Agcom dovrà anche esprimersi sulla possibilità di nominare un proprio rappresentante, come soggetto indipendente, nel board di Auditel.
Lo scorso 5 dicembre, l’Agcom ha convocato le società che fanno parte dell’Auditel e gli altri soggetti interessati per ascoltare i loro punti di vista sulla riforma del sistema.
“…L’Autorità intende inserire nel Cda della società propri consiglieri indipendenti che ne controllano l’operato“, ha spiegato nell’occasione il presidente Corrado Calabrò, aggiungendo che al momento, “…vengono rilevati gli ascolti dei soli operatori che partecipano alla società“. Viceversa si deve aprire “a tutti gli operatori“.
E ancora, “…il metodo deve essere scientificamente valido: a tale proposito si è disposta la sigla di una convenzione con l’Istat per la modifica del campione“.
Anche oggi l’Autorità sarebbe in grado di avocare a sé la funzione di controllo dell’Auditel, “…ma si tratta di un costo di circa 20 milioni di euro e di un ampliamento di organico che non siamo in grado di sostenere” ha spiegato Calabrò. Meglio quindi “…se funziona una struttura esterna con i requisiti di garanzia, trasparenza e obiettività necessari“.
L’Autorità affronterà altrimenti il problema “…se davvero gli operatori sono tetragoni al cambiamento”.