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Internet governance: per l’ITU è meglio lasciarla all’Icann

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È meglio lasciare la gestione di internet nelle mani dell’Icann piuttosto che dare vita un nuovo ente supervisore la cui creazione porrebbe molte difficoltà di natura politica e organizzativa.

La pensa così il nuovo Segretario Generale ITU Hamadoun Toure, in una delle sue prime dichiarazioni ufficiali dopo aver preso le redini dell’agenzia ONU specializzata in telecomunicazioni il 1° gennaio 2007.

 

Per l’ITU, le priorità per il futuro restano quelle di sempre: combattere il digital divide, garantire maggiore sicurezza alla rete e creare una società dell’informazione più equa e più sensibile ai bisogni dell’umanità.

“Dobbiamo lavorare tutti insieme, anche se ogni agenzia ha il suo ruolo. Dobbiamo arrivare a una maggiore collaborazione senza creare una sovrastruttura che sarebbe molto difficile da mettere in piedi senza scontentare qualcuno”, ha spiegato il malinese Toure.

 

L’Icann è un ente non-profit nato alla fine del 1998 con l’obiettivo di affidare al settore privato la gestione tecnica di controllo della rete internet.

L’ente però, deve rispondere al Dipartimento del Commercio (DoC) del governo degli USA sulla base di un Memorandum of Understanding della durata di due anni, sino al raggiungimento di prefissati obbiettivi. Il che ha precise ragioni storiche: Internet nasce infatti negli Usa e deriva direttamente dalla Internet assigned numbers authority (Iana), che era ancor più direttamente emanazione del governo Usa.

 

Dopo aver rimandato più volte la scadenza del MoU e in seguito alle numerose pressioni internazionali manifestate in maniera massiccia nel corso del WSIS di Tunisi, gli Usa hanno allentato un po’ la presa sull’ente e sostituito il Mou con un accordo più leggero – battezzato “Joint Project Agreement” – che dovrebbe scadere definitivamente nel 2009 e, secondo le intenzioni manifestate dall’amministrazione Usa, non dovrebbe più essere prolungato.

 

In base al nuovo accordo, sarà l’ente a decidere come e su cosa lavorare, senza più alcuna prescrizione dal parte del governo Usa. L’Icann, inoltre, non dovrà più redigere un rapporto semestrale dettagliato sul suo operato al DoC, sostituito da una relazione annuale per l’intera comunità internet.

 

Nonostante questo piccolo passo avanti sono ancora molti coloro i quali ritengono che gli Stati Uniti esercitino ancora un eccessivo controllo sull’Icann e quindi sulla gestione della rete, che nel frattempo è diventata un importante crocevia per il commercio, le comunicazioni e la cultura. Nella lunga diatriba che ha contrapposto gli Stati Uniti al resto del mondo, alcuni Paesi – come l’Iran e il Brasile – chiedevano che il controllo della rete passasse sotto la supervisione delle Nazioni Unite o di un altro ente globale.

 

“Non è mia intenzione assumere il controllo della gestione di internet. Non penso rientri nei compiti dell’ITU e, come segretario generale continuerò a contribuire al dibattito sulla governance e a fornire il supporto tecnico dell’ente, niente di più”, ha sottolineato Toure.

Il nuovo segretario dell’agenzia Onu ha fatto spallucce anche per quanto riguarda la questione della feroce repressione attuata in alcuni paesi contro i dissidenti che utilizzano la rete per diffondere il loro pensiero.

Anche in questo caso Toure si limita a dire che la “libertà di espressione è una questione che riguarda il content-editing e che, dunque, va al di la dei compiti dell’ ITU”, che non si occupa dei contenuti della rete quanto piuttosto della sua sicurezza.

 

Oltre a occuparsi del protocollo ENUM – che permette di utilizzare un singolo numero per accedere a diversi servizi, quali ad esempio telefonia fissa, telefonia mobile, telefonia su IP, eMail, navigazione web – l’ITU sosterrà la crescita di internet attraverso la standardizzazione della banda larga, la sicurezza delle transazioni elettroniche e i sistemi di video-recording.

 

Toure, arrivato all’ITU nel 1998, è stato eletto segretario generale lo scorso novembre in sostituzione dello giapponese Yoshio Utsumi. L’agenzia ONU per le tlc conta tra i suoi membri 191 Stati e 640 rappresentanti del settore privato.

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