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Divulgare un documento governativo riservato può costare la prigione, ma questo rischio potrebbe svanire se andasse in porto un progetto battezzato WikiLeaks, pensato per consentire a chiunque di postare documenti sul web senza il timore di essere rintracciati.
L’interesse primario degli ideatori del progetto è quello di favorire la trasparenza delle attività pubbliche soprattutto nei regimi più oppressivi dell’Asia, dell’ex blocco sovietico, dell’Africa sub-sahariana e del Medio Oriente, ma anche di garantire la possibilità agli attivisti occidentali di denunciare comportamenti poco etici dei loro governanti o delle corporations.
L’interfaccia di Wikileaks è identica a quella di Wikipedia ed è quindi molto semplice da utilizzare: il progetto dovrebbe partire a febbraio e gli organizzatori affermano di aver ricevuto già oltre 2,1 milioni di documenti da parte di dissidenti e fonti anonime.
Un obiettivo lodevole quello di WikiLeaks, secondo cui “la trasparenza nelle attività governative potrebbe essere funzionale a ridurre la corruzione e a costruire amministrazioni migliori e democrazie più forti”.
Le informazioni che il sito intende mettere a disposizione di tutta la comunità, “storicamente sono costate molto – in termini di vite e diritti umani – ma WikiLeaks garantirà la salvaguardia di coloro che vogliono partecipare a questo movimento di divulgazione etica”.
Un esempio fra tutti, il caso del giornalista cinese Shi Tao, condannato a 10 anni di prigione per aver diffuso sul web informazioni sul massacro di Piazza Tiananmen ritenute “segreti di Stato” dal governo di Pechino.
WikiLeaks si propone di fornire uno spazio libero e sicuro per analizzare la credibilità, la plausibilità e la veridicità dei documenti pubblicati: se, ad esempio, un documento fa capo al governo cinese, l’intera comunità dissidente mondiale potrà analizzarlo e discuterlo. Così come potrà accadere per qualsiasi altra informazione.
“Crediamo – dicono ancora gli anonimi ideatori del progetto – che l’onesta di un governo possa essere garantita e giudicata non solo dal suo popolo, ma anche dal resto del mondo che ne abbia interesse”.
In genere, chi invia una email o posta un documento su un sito può essere rintracciato poiché ogni pacchetto porta con sé l’indirizzo dell’ultimo server attraverso cui è passato.
Per evitare questo tracciamento, WikiLeaks utilizzerà un protocollo ‘anonimizzante’ noto come “The Onion Router” (Tor), che instrada i dati attraverso una rete di server in grado di nascondere il percorso dei pacchetti.
“Immaginate una stanza piena di gente – spiega un esperto crittografo – in cui molte persone si passano delle buste. Come si fa a sapere da dove è partita ogni busta?”.
Un progetto dunque, che potrebbe aiutare a smascherare le malefatte di governi e corporations, anche se molti credono che l’anonimità del sito possa essere distorta per portare a termine magari una qualche ‘vendetta’.
Secondo gli ideatori di WikiLeaks, tuttavia, i falsi documenti saranno denunciati dagli stessi utenti, che saranno liberi di commentare e sbugiardare le informazioni che ritengono non veritiere e di addurre prove a sostegno delle loro contestazioni.