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Il telefonino portafogli in Giappone è già una realtà e potrebbe diventarlo presto anche sui mercati occidentali.
Dalla vetrina del CES di Las Vegas, infatti, Visa ha presentato un sistema di pagamento che permette di trasformare il cellulare in un portamonete elettronico.
Grazie alla soluzione messa a punto dal numero uno delle carte di credito, i consumatori potranno pagare i loro acquisti semplicemente passando il cellulare davanti a uno scanner che, leggendo il chip integrato nell’apparecchio, convalida la transazione.
Il sistema è il risultato di diversi anni di sperimentazioni in giro per il mondo e permetterà anche – ha spiegato Visa – di gestire il proprio conto corrente attraverso il cellulare.
Per permettere la condivisione di informazioni, l’utilizzo di servizi e le capacità di pagamento ed emissione biglietti, esso utilizza la soluzione NFC, una tecnologia intuitiva che abilita l’interazione tra apparecchi elettronici in maniera touch-based (ovvero non appena li si sfiora) utilizzata soprattutto sui mercati asiatici per effettuare piccoli pagamenti col telefonino.
NFC è stata sviluppata da Philips e Sony per creare un ‘ponte’ tra le tecnologie contactless proprietarie già sviluppate da entrambe le società: la prima con MIFARE, la seconda con FeliCa.
Le opportunità del mercato dell’mpayment sono enormi e le società telefoniche e di carte di credito asiatiche le hanno intuite, come spesso accade per le novità hi-tech, prima della controparte occidentale, cogliendo anche l’occasione di riposizionarsi nella catena di valore.
In Giappone il solo chip FeliCa ha dato vita a 4 piattaforme di pagamento e ha creato innovative opportunità di business grazie anche all’essenziale collaborazione e spirito ricettivo di player esterni al mercato come la compagnia ferroviaria East Japan Railways e diversi servizi finanziari.
Un ecosistema che riunisce circa 2,5 milioni di commercianti e consente a oltre 20 milioni di utenti – attrezzati di telefonini con integrati sistemi di pagamento mobile – di acquistare il giornale, pagare il parcheggio, entrare nella camera d’albergo o in ufficio, accedere ai treni o al metrò, prenotare posti per un concerto passando davanti a un cartellone che ne fa la pubblicità.
La East Japan Railways, ad esempio, ha messo a punto il chip “Suica” che permette ai passeggeri di attraversare le porte automatiche delle stazioni semplicemente passando il telefonino vicino a uno scanner FeliCa.
Insieme, le soluzioni “Edy” (Euro dollaro yen) della BitWallet – adottata in massa dalle società finanziarie, dai servizi di trasporto e dalle compagnie mobili – e Suica tra gennaio e dicembre 2005 sono state utilizzate 75 milioni di volte, con un aumento di circa il 133% rispetto all’ anno precedente.
FeliCa, è stato già installato in milioni di telefonini grazie a una apposita joint-venture tra Sony e DoCoMo, controllata al 60% dal colosso dell’elettronica e al 40% dall’operatore mobile, numero uno in Giappone per numero di utenti.
Il chip combina due tecnologie avanzate: il servizio Internet mobile per la comunicazione dei dati e la piattaforma Sony-FeliCa per una trasmissione rapida e sicura. Il telefonino, dunque, diventa un potente strumento capace di combinare le comunicazioni mobili con tutta una serie di funzionalità avanzate che spaziano dalle transazioni finanziarie all’apertura di lucchetti elettronici.
Per gli utenti, tutto ciò si traduce in un incentivo all’uso dei servizi di pagamento contactless semplici e convenienti, mentre i commercianti hanno un modo in più per fidelizzare la clientela offrendo informazioni sui prodotti e buoni sconto direttamente dal telefonino.
Secondo gli analisti, tuttavia, la passione asiatica per i sistemi di pagamento mobile si potrà replicare in Europa e negli Usa tra 5-10 anni, giusto il tempo perché commercianti, operatori e utenti si rendano conto delle opportunità dei sistemi di pagamento e creino il giusto ecosistema per il decollo dei servizi.
Secondo le stime di Juniper, infatti, nel 2010 circa 87 milioni di europei (il 15% del totale) useranno il cellulare per pagare un biglietto, percentuale che in Giappone sarà allora del 32%. Il tutto per un giro d’affari stimato intorno ai 10 miliardi di dollari.