CES 2007: tolto il velo a XO, il laptop low-cost per i bimbi dei Paesi in via di sviluppo

di Alessandra Talarico |

Mondo


Lula con l'XO

Per anni appuntamento clou per i tecnofili del mondo industrializzato, il CES di Las Vegas ha avuto quest’anno tra i suoi protagonisti un gadget dedicato ai consumatori più poveri del mondo: i bimbi dei paesi in via di sviluppo.

L’iniziativa One Laptop Per Child (OLPC) di Nicholas Negroponte ha tolto il velo al prototipo industriale finale dell’XO, un laptop che sembra un giocattolo ma che ha il lodevole obiettivo di connettere a internet i bambini dei paesi più poveri.

 

Giunto a questa fase un po’ prima di quanto previsto, grazie all’appoggio delle Nazioni Unite e di molte altre istituzioni, XO potrebbe essere distribuito già da quest’estate in Brasile, Argentina, Uruguay, Nigeria, Libia, Pakistan e Thailandia.

 

Dall’aspetto molto simile a un giocattolo, l’XO è di fatto un vero e proprio computer, in grado di resistere alle peggiori condizioni climatiche e con un fabbisogno di energia ridotto al minimo. Se un tipico laptop richiede infatti 40 watt di potenza, XO riesce a navigare il web con 3 watt e a visualizzare un libro elettronico con appena un watt di potenza.

L’enfasi sullo scarso fabbisogno di energia è più che naturale se si pensa che l’alimentazione è…umana! L’XO è infatti dotato di un generatore, azionabile a mano o a pedale, in grado di garantire 5 minuti di autonomia per ogni minuto passato a generare energia.

 

Certo, per mantenere il costo ai livelli più bassi, qualche compromesso lo si è dovuto trovare: il laptop lavorerà a una velocità di 366 MHz, avrà un processore a 500Mhz e 128MB di DRAM, con 500MB di memoria flash e non avrà un disco rigido, ma avrà quattro porte USB.

Altro elemento su cui si è dovuto lavorare per abbassare i costi è il display che però funzionerà in doppia modalità: in bianco e nero (leggibile anche in piena luce, con risoluzione tre volte più grande) e a colori.

 

Basati sul sistema operativo Open source Linux, i laptop XO, assicurano al MIT, potranno comunque fare tutto quello che si può fare con un normale computer – tranne archiviare grandi quantità di dati – e avranno inoltre una connessione wireless a banda larga che permetterà loro di formare una rete mesh: ogni portatile in pratica, si connette automaticamente agli altri nella stessa area (circa 600 metri) creando una rete mobile ad hoc.

 

Attualmente il costo si aggira intorno ai 130 dollari, con l’obiettivo di raggiungere i 100 dollari entro il 2008.

Per quanto riguarda invece il metodo di distribuzione, Negroponte ha smentito le indiscrezioni di stampa che preannunciavano una sorta di modello distributivo ‘prendi 2 porti a casa 1’, nel quale veniva chiesto agli utenti dei Paesi ricchi di acquistare 2 laptop e donarne uno ai paesi poveri.

 

Dovranno infatti essere i governi ad acquistare i laptop in grandi quantità per poi distribuirli nelle scuole come una sorta di libro di testo di nuova generazione. Negroponte ha inoltre spiegato che alla fine del mese nascerà una OLPC Foundation, “per ricevere e gestire l’enorme benevolenza e solidarietà che si sono create attorno al progetto”.

 

Presentato ufficialmente nel 2005 al World Economic Forum di Davos, il progetto di Negroponte ha subito riscosso l’appoggio di AMD, News Corporation, Google e Red Hat e lo scorso anno anche l’UNDP (United Nations Development Program) ha comunicato di voler dare il suo sostegno al sogno di Negroponte.

Tra gli altri Paesi che si sono impegnati a partecipare al progetto Egitto, Tunisia, Venezuela, Cambogia e Ruanda.

 

A produrre i laptop sarà la taiwanese Quanta e, secondo i programmi di OLPC, nel primo anno ne dovrebbero essere distribuiti 5 milioni.

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