Italia
Nella III Tavola Rotonda del IV Summit sull’Industria della Comunicazione in Italia organizzato dall’Istituto di Economia dei Media (IEM) della Fondazione Rosselli, in collaborazione con ThinkTel, “Lo sviluppo delle nuove reti digitali” moderata da Raffaele Barberio, Direttore Responsabile di Key4biz, si è discusso di reti di nuova generazione, reti cioè in grado di supportare una grande capacità di banda e trasferire i contenuti nella loro accezione più ampia, non solo intrattenimento, ma anche documenti di Pubblica Amministrazione, documenti legati al mondo delle imprese e alla loro attività.
Carlo Mario Guerci, Vice Presidente e Coordinatore di ThinkTel, ha introdotto il tema, parlando dello sviluppo delle reti di nuova generazione e dei finanziamenti necessari alla loro realizzazione. In Gran Bretagna occorrono circa 10 miliardi di sterline per la nuova rete e BT ha già avviato il processo; in Germania Deutsche Telecom sta investendo circa 3,3 miliardi di euro nella nuova rete di DSL, ma ha chiesto una vacancy regulatory cui il Commissario Ue Viviane Reding si è opposta.
Chi paga queste reti e come si giustifica il loro finanziamento?
“…Gli investimenti dovranno precedere la redditività dei nuovi servizi”. Ma è sui servizi che si vince la sfida: le aziende di telecomunicazione saranno strategiche solo se riusciranno a servire il PIL, non nell’entertainment, ma nei servizi sociali. “Dobbiamo servire il paese su nuovi servizi – sanità, education, formazione, PA, sicurezza, infomobilità, tutti settori che attendono soluzioni dal mondo della telecomunicazione e dell’information technology.”
Sul processo di implementazione delle Next Generation Network in Inghilterra, l’Autorità tlc, come spiegato da Serafino Abate, Competition Policy Manager Office of Communications, sta prendendo diversi tipi di iniziative. In primo luogo, sta cercando di stimolare il dibattito all’interno dell’industria, senza intervenire direttamente e a tal fine ha creato un’entità che si chiama NGN UK, entità paritetica dove confluiscono tutti gli operatori di TLC, BT e l’Autorità stessa e che ha il compito di discutere e identificare i possibili problemi per l’implementazione delle nuove reti. In secondo luogo, sul piano della competition policy, il lavoro svolto con la Telecom strategy review, quindi la creazione di Open Reach da parte di BT, dovrebbe garantire un accesso paritetico per le NGN perchè ha ammesso dei principi indipendenti dalla tecnologia adottata. In terzo luogo Ofcom sta intervenendo sul tema della consumer policy, attenta a temi come la continuità dei servizi o il tipo di discriminazione contro gli utenti. Sul tema dell’accesso, infine, l’approccio di Ofcom non è di spingere per una regulatory holiday, come è stato chiesto in Germania, ma è un approccio neutro che non interviene sulla concorrenza e che non crea il pericolo di una rimonopolizzazione.
Il tema del finanziamento per l’implementazione delle NGN è stato ripreso da Romano Righetti, Direttore Affari Regolamentari e Relazioni Istituzionali Wind.
“…Questa fase di transizione presenta delle opportunità e dei rischi; per realizzare una rete di nuova generazione occorrono ingenti finanziamenti e bisogna capire di quante risorse dispone il paese per l’ammodernamento delle sue reti. Il progetto infatti non può che essere un progetto di sistema paese.” Anche se le remunerazioni di investimenti così ingenti non devono essere garantite, è necessario però che siano almeno previste con ragionevole tranquillità da parte di chi investe e per fare questo occorre capire con quali criteri il sistema intende garantire la realizzazione, il funzionamento e l’utilizzazione di queste reti nel futuro.
“…Il sistema deve dire se vuole mantenere la competitività all’interno del settore delle telecomunicazioni, nel caso dell’avvento delle NGN, o se vuole modificare l’assetto competitivo favorendo consolidamenti o situazioni di rimonopolizzazione.”
La NGN presenta rischi ed opportunità. Sul piano dell’accesso il rischio è dato dal fatto che gli investimenti in fibra limitano
automaticamente il numero di operatori non potendo garantire una remunerabilità a tutti. Sul piano del core, l’architettura delle nuova rete è differente da quella precedente. In UK, BT si è resa disponibile a valutare eventuali indennizzi a favore degli operatori alternativi nel caso in cui questi dovessero sostenere degli oneri di adeguamento della propria rete in seguito all’introduzione della nuova rete.
Quale deve essere il ruolo dei Garanti, del Ministero, dell’Autorità?
“…E’ fondamentale, che le Autorità preposte decidano la rotta e regolino in maniera trasparente” .
Per Andrea Gavosto, Chief Economist Telecom Italia, il rischio della monopolizzazione delle reti di nuova generazione è presente nel dibattito non solo italiano ma anche europeo. Il problema è che, a differenza di quello che è accaduto dal 1998 ad oggi, quando cioè si è trattato di regolamentare una rete già esistente, sviluppata nei decenni in un contesto di monopolio pubblico, oggi bisogna regolamentare qualcosa che ancora non esiste. Il rischio è che un eccesso di regolamentazione scoraggi gli investimenti, mentre una situazione come la vacanza regolatoria, può portare al rischio della creazione di una sola rete per il paese.
Secondo Alessandro Pegoraro, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne BT Italia, la soluzione da adottare in Italia per l’implementazione delle NGN dovrebbe ricalcare l’esempio inglese, più nel metodo seguito in UK che nelle conclusioni raggiunte. Il metodo utilizzato è stato quello di una concertazione che ha coinvolto innanzitutto l’Autorità di controllo che ha fatto una strategic review tesa a risolvere il problema dell’ultimo miglio. Ne è scaturito un risultato frutto di una trattativa serrata che ha coinvolto oltre all’incumbent anche gli operatori alternativi. “…La trattativa nata anni fa ha poi contribuito alla creazione di un nuovo mestiere, quello cioè di sostenere le aziende e di cominciare ad aggredire il sistema, facendoci carico di una serie di problematiche aziendali“. Questo nuovo approccio nasce da una visione anglosassone diversa da quella italiana: per gli italiani le telecomunicazioni devono essere efficienti, per il mondo britannico e americano invece devono essere uno strumento di creazione del valore anche significativo.
Per Bianca Maria Martinelli, Direttore Affari Pubblici e Legali, Vodafone Italia, due sono le questioni che oggi affliggono le reti di telecomunicazione mobile, quindi lo sviluppo delle reti digitali: la difficoltà di realizzare la rete e un’insufficiente disponibilità di frequenze. Si tratta di questioni strettamente correlate tra loro in quanto più frequenze un operatore mobile ha a disposizione, meno saranno gli impianti che l’operatore mobile dovrà realizzare. Alcuni indicatori sulla problematicità della realizzazione degli impianti in Italia, offerti da Martinelli: 15 mesi, tempo medio di realizzazione di impianti (il tempo medio in Europa è di 3 mesi); esplosione dei contenziosi amministrativi che nell’ultimo anno sono cresciuti del 40%. Questo causa, un’impennata nei costi di realizzazione delle reti che non ha eguali in Europa, un ritardo dell’innovazione, scarsa qualità del servizio.
Altro tema importante è la mancata assegnazione delle frequenze.
“…Da tempo stiamo richiedendo di avere più frequenze e chiediamo che l’assegnazione avvenga seguendo una logica non discriminatoria rispetto a tutti gli operatori mobili presenti.”
Sul tema del metodo da adottare in Italia per l’introduzione delle NGN anche Martinelli concorda con la linea che il modello inglese con
Valerio Zingarelli, Presidente di Telecommunications Studies, ha fotografato gli ultimi anni dell’industria delle telecomunicazioni e dei servizi in Italia, caratterizzate dall’introduzione prima del GSM poi l’UMTS, reti che servono sostanzialmente a sostituire la voce fissa con la voce mobile. Mediamente per un grande operatore radiomobile europeo l’80% del traffico dei ricavi viene dalle telefonate, il 15% dal traffico SMS, il 5% dai servizi a valore aggiunto, i quali richiedono una banda più larga. Il 75% delle chiamate fatte da un telefonino nascono all’interno di un edificio, il restante 25% al di fuori. Negli ultimi 7 anni si è poi registrato un forte progresso tecnologico del doppino in rame (oggi siamo a 20 Mb al secondo). In Italia la penetrazione della larga banda è del 13%, corrisponde a 8, 9 milioni di famiglie che usano
Le reti oggi esistenti sono primitive, non sono a qualità garantita, per offrire qualunque servizio a tempo reale (voce – IPTV). Per fare questo occorre spingere la larghezza di banda fino a 50/100 Mb al secondo. Questa è la caratteristica fondamentale della NGN: spingere cioè la larghezza di banda tramite fibre ottiche, sino al terminale del cliente, per consentire di portare la televisione via internet.
Per Zingarelli non possiamo distinguere tra operatori fissi e mobili perché il cliente, vuole utilizzare i servizi che desidera, ha senso invece parlare di servizi a banda stretta, che vanno via radio e consentono una mobilità veloce e servizi a banda larga o larghissima per i terminali fissi.
Difficile immaginare una equiparazione tra il sistema inglese e quello italiano. Secondo Mario Mariani, Amministratore Delegato Tiscali Italia, tra i due paesi vi sono infatti differenze sostanziali: le quote di mercato sono diverse, per cui in UK c’è più concorrenza tra incumbent ed operatori alternativi, mentre in Italia la posizione dominante di Telecom è ingombrante.
“…Senza traslarla direttamente sul nostro mercato, l’esperienza inglese va vista tuttavia con la massima attenzione per essere adattata alla realtà italiana.”
I concetti di fondo sono il forte coinvolgimento degli operatori alternativi nel processo di revisione delle regole; una chiara definizione delle regole; elementi sanzionatori che funzionano; un tavolo quindi in cui gli operatori si incontrano e trovano soluzioni.
Vincenzo Zeno-Zencovich, Professore Ordinario di Diritto Privato Comparato, Università Roma Tre, ha parlato del ruolo degli enti locali in Italia, i quali hanno una pervasiva presenza nel mondo delle reti, non solo fisse ma anche mobili e a larghissima banda (per veicolare servizi di protezione civile). La tendenza degli enti locali in questo contesto è di espandere la loro presenza, sia attraverso una gestione diretta o tramite la gestione di società a prevalente controllo statale regionale, locale e con una partecipazione di un soggetto privato ai quali affidare al gestione di queste reti.
Da ciò scaturiscono i problemi di carattere concorrenziale. Quando vi è un’alleanza tra un soggetto privato e uno pubblico è difficile per qualunque altro soggetto privato entrare nel mercato.
La Corte di Giustizia è intervenuta, ripetutamente su casi italiani e tedeschi di forte presenza degli enti locali attraverso società controllate, fornendo indicazioni che limitano l’utilizzo di queste società da parte dell’ente locale per aggirare gli obblighi di concorrenza nei concorsi pubblici.
“…Se vogliamo accentuare la concorrenza – ha concluso Zeno-Zencovich – non basta smantellare i vecchi monopoli statali, se poi in periferia continuano a persistere altrettante forme di monopolio o di oligopolio.”