Stati Uniti
Il 18 e il 19 dicembre, due startup del mercato wireless – NextWave e Clearwire – hanno presentato alla SEC i documenti per avviare la quotazione in Borsa.
Entrambe le società sperano di costruire la loro fortuna sul WiMax, la tecnologia di accesso wireless a banda larga che dovrebbe debuttare sul mercato consumer entro il prossimo anno.
Garantendo l’accesso a internet a banda larga nelle aree non ancora coperte dalle attuali tecnologie, il WiMax rappresenta un’enorme opportunità per gli operatori, i fornitori di infrastrutture e i vendor di software. Opportunità che dovrebbe riflettersi nel successo in Borsa, se gli investitori apprezzeranno gli sforzi di queste società nel tentare di dare una scossa al mercato delle telecomunicazioni a banda larga, immobilizzato – nella maggior parte dei mercati – sotto il predominio degli operatori storici delle tlc.
Clearwire e NextWave dovrebbero debuttare in Borsa all’inizio del prossimo anno, facendo leva sul rinnovato interesse dei mercati per le start up della banda larga. Interesse che non era così alto dal 2000, ai tempi della bolla speculativa, il cui fantasma è stato evocato più volte negli ultimi mesi, nonostante le condizioni dell’attuale scenario hi-tech siano molto diverse rispetto a sei anni fa.
Sebbene le due società versino in condizioni economiche molto simili, l’accoglienza riservata loro in Borsa potrebbe essere molto differente, hanno spiegato gli analisti.
Clearwire, infatti, conta tra i suoi investitori big del calibro di Intel e Motorola ed è guidata dal leggendario Craig McCaw.
Il gruppo, che conta circa 180 mila utenti broadband – erano appena un migliaio nel 2004 – ha chiuso i primi nove mesi del 2006 con profitti per 76 milioni di dollari e può contare su una liquidità di 1,25 miliardi di dollari. La sua rete copre 34 mercati americani.
Anche se non è ancora chiaro quanto Clearwire potrebbe racimolare dall’IPO, alcuni analisti suggeriscono una cifra vicina ai 400 milioni di dollari.
La popolarità di NextWave ha ragioni diverse. Fino al 1995, quando fondò la NextWave Telecom , il Ceo Allen Salmasi era membro del board e chief strategic officer di Qualcomm.
A capo di NextWave Telecom, Salmasi acquistò delle porzioni di spettro wireless tentando di costruire una rete basata sulle tecnologie Qualcomm, ma la compagnia fu costretta a dichiarare bancarotta per non essere riuscita a pagare lo spettro.
Dopo una battaglia legale arrivata fino alla Corte Suprema, il gruppo riuscì infine a vendere le sue frequenze ad alcuni operatori mobili, incluso Verizon Wireless, con grande soddisfazione (economica) dei suoi investitori.
La transazione garantì a Salmasi e NextWave la reputazione di speculatori e opportunisti dello spettro.
L’attuale NextWave Wireless, uno spin-off della compagnia originale creata grazie a una parte dei profitti della vendita dello spettro, nasce con l’intento rinnovato di realizzare una rete a banda larga all’ingrosso per vendere capacità ai partner mobili, che a loro volta rivendono il servizio col loro brand.
Non più speculatori, dunque, ma “sviluppatori di tecnologie wireless”, come ha precisato il chief marketing officer della società, Roy Berger.
Con questi precedenti, ovviamente, gli analisti prevedono che le azioni NextWave attrarranno una specie diversa di investitori rispetto a Clearwire. La quotazione, infatti, è vista come un passo intermedio in attesa di una valida offerta di acquisizione da parte di un grande player del mercato tlc, del cavo o satellitare, o anche di una web company come Google, che potrebbe utilizzare il WiMax come canale di distribuzione alternativo per i suoi contenuti.
NextWave inoltre, non si aspetta grandi profitti dall’IPO, mentre i suoi chip WiMax sono ancora in fase di sviluppo e nessuna scaletta commerciale è stata annunciata.
Alcuni analisti dubitano addirittura che la società abbia le risorse economiche necessarie per lanciare il servizio a livello nazionale: sebbene il roll-out di una rete WiMax costi meno rispetto ad altri network, Sprint Nextel ha preventivato per la sua rete spese per almeno 2 miliardi di dollari in due anni, nonostante il gruppo possa contare sul riutilizzo dei suoi siti.
NextWave dispone di 222 milioni di dollari cash e dovrebbe partire da zero, non disponendo di siti da riutilizzare. Certo, potrebbe cercare un partner per dividere i costi per la costruzione della rete, ma ancora non è stato fatto alcun annuncio.
Molti analisti ritengono inoltre che il gruppo non abbia risorse di spettro sufficienti alla costruzione di una rete che copra l’intero territorio nazionale, disponendo di 40 Mhz di spettro contro gli almeno 60 Mhz necessari.
Solo su un piano le due società sono appaiate: quello delle perdite.
Sui nove mesi conclusi a settembre NextWave ha riportato perdite per 65,5 milioni di dollari, contro vendite per 22 milioni di dollari. Sullo stesso periodo, Clearwire ha dichiarato un rosso di 192 milioni di dollari su profitti per 76,4 milioni di dollari.
Entrambe, inoltre, hanno già dichiarato di avere bisogno di ingenti risorse finanziarie per gli investimenti e di voler licenziare impiegati e acquistare nuovo spettro per avviare il business.