Italia
Anche Wind dovrà essere rimborsato dallo Stato per aver versato un contributo in contrasto con le norme comunitarie.
Lo ha stabilito il Tar del Lazio, che aveva già accolto sulla vicenda i ricorsi presentati da Vodafone Italia e Telecom Italia.
Secondo quando stabilito dal giudice amministrativo, i ministeri dell’Economia e delle Finanze e delle Comunicazioni dovranno restituire a Wind il contributo di 30 milioni di euro pagato allo Stato nell’ambito della legge Finanziaria del 1999 che prevedeva il pagamento da parte degli operatori, di un contributo sostitutivo del canone di concessione divenuto inapplicabile dopo la liberalizzazione del mercato.
Il contributo – secondo quanto stabilito dalla Corte di Giustizia europea – è però in netto contrasto con le norme comunitarie, dal momento che la direttiva Ue 97/13 sulla liberalizzazione esclude il pagamento di un canone di concessione per gli operatori di telefonia e già dal 2000 gli operatori italiani avevano fatto ricorso al Tar del Lazio per chiedere la revisione delle modalità di versamento (che prevedeva il pagamento del 3% del fatturato ’98 da pagare nel 1999, per arrivare al 2% nel 2002) e la restituzione dei contributi relativi all’esercizio 1999.
I ministeri hanno ora 120 giorni di tempo per attuare il rimborso e, in caso di inadempienza, sarà un commissario ad acta – nella fattispecie il Dirigente generale del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia e Finanze – ad adottare i provvedimenti necessari per assicurare l’integrale esecuzione della citata sentenza.
Nei mesi scorsi, il Tar aveva accolto anche la medesima richiesta da parte di Vodafone, a cui dovrà essere restituito un contributo pari a circa 190 milioni di euro, stabilendo che “la restituzione del contributo versato costituisce una diretta ed automatica conseguenza dell’avvenuto annullamento dell’atto a suo tempo impugnato e della disapplicazione della norma che ne costituiva il titolo di giustificazione”.
Un analogo ricorso, per la restituzione di 528 milioni di euro è stato presentato e anch’esso accolto, da Telecom Italia che ha ottenuto il rimborso a luglio.