Italia
Si è tenuto ieri a Roma il IV Summit sull’Industria della Comunicazione in Italia, organizzato dall’Istituto di Economia dei Media (IEM) della Fondazione Rosselli in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma.
Presenti il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli, il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Locali, Linda Lanzillotta, e il Sottosegretario del Ministero delle Comunicazioni Luigi Vimercati.
Riccardo Viale, Presidente Fondazione Rosselli, ha commentato a Key4biz: “Il Summit rappresenta un appuntamento importante nel dialogo tra l’industria dei media e le istituzioni pubbliche. L’evento di quest’anno ha voluto in particolare mettere in evidenza il fondamentale ruolo ricoperto dai diritti di proprietà intellettuale all’interno dell’economia della cultura e della conoscenza e i benefici che una positiva gestione degli stessi porterebbe all’intero mercato della comunicazione”.
Viale ha aggiunto: “I beni immateriali, come noto, presentano delle peculiarità difficili da articolare da un punto di vista normativo. Tuttavia è auspicabile che al riguardo, come sottolineato anche dal vicepresidente del Consiglio Rutelli, si proceda presto alla definizione di una cornice legislativa più coerente con l’attuale quadro tecnologico, tale da promuovere la crescita e l’innovazione nel mercato”.
Nel corso dell’evento è stato presentato il IX Rapporto IEM sull’Industria della Comunicazione in Italia: unico esempio nel nostro Paese di analisi sistematica, quantitativa e qualitativa, che aggrega in un unico prodotto editoriale lo stato dell’arte dei diversi mercati della comunicazione e dei media.
Il Rapporto è stato curato da Flavia Barca dello IEM, docente di Economia e gestione delle Imprese di comunicazione alla facoltà di scienza della comunicazione di Teramo.
La Barca ha sottolineato a Key4biz: “Abbiamo iniziato a colmare un vuoto e continueremo a farlo, anche nel confronto con gli altri Paesi europei. Lo Studio IEM approfondisce la situazione economica e industriale del settore della produzione televisiva in Italia e l’auspicio è che tale lavoro favorisca lo sviluppo di policy più efficienti per valorizzare una delle principali industrie creative del Paese. L’innovazione e la qualità nei contenuti sono un elemento di crescita per tutta la filiera audiovisiva.”
L’appuntamento di Roma ha aperto un interessante confronto fra esperti di settore, regolatori, manager e decisori istituzionali sul futuro mercato dei contenuti, delle reti digitali, ma anche per capire quali saranno le strategie dei nuovi operatori nel settore dell’audiovisivo.
I lavori della giornata si sono sviluppati attorno a tre Tavole rotonde dedicate a “La produzione indipendente in Italia” moderata da Alan Friedman, “Il nuovo mercato audiovisivo digitale: nuovi operatori e modelli di business” e “Lo sviluppo delle nuove reti digitali“.
Come ha spiegato la Barca, presentando alla folta platea degli intervenuti i dati raccolti scrupolosamente nel Rapporto, a cui Key4biz dedicherà lunedì prossimo un articolo di approfondimento, i mercati monitorati sono stati informatica e telecomunicazioni mobili e fissi, pubblicità, mezzi a contenuto editoriale (Tv, radio, cinema, home-video, quotidiani, periodici, libri, musica, editoria elettronica).
Accanto alla consueta analisi dei principali mercati della comunicazione, l’edizione di quest’anno del Rapporto IEM, in particolare, riporta un’analisi diacronica del mercato televisivo dal 1986 a oggi, e uno Studio sul settore della produzione televisiva in Italia, che per la prima volta propone dati originali sul numero dei content producer operanti, sulle caratteristiche delle loro attività, sui fatturati, il modello di business e la gestione dei diritti.
Un’industria che, secondo i dati raccolti, cresce a un ritmo superiore al Pil, pur subendo una congiuntura difficile nel biennio 1992-1994 e nel 2001. La ripresa, iniziata cinque anni fa, è stata trainata principalmente dai contenuti, che crescono a ritmi superiori a quelle delle telecomunicazioni e vantano il miglior trend degli ultimi venti anni: il macromercato dei contenuti valeva 7,6 miliardi nell’86, ne vale oltre 21 oggi. Sulle risorse del mercato dei contenuti, è il modello a pagamento a incidere maggiormente, mentre decresce la quota della pubblicità che nell’86 rappresentava il 79% delle entrate televisive, e oggi è scesa al 62%.
La Tv è il mercato più ricco: da 2,5 miliardi dell’86 passa ai 6,8 miliardi nel 2005, quotidiani e periodici valgono insieme 8,1 miliardi (erano 2,5 nell’86). Tra i mercati minori il più ricco è l’home video: 950 milioni.
Più dettagliatamente, dal Rapporto emerge che nel 2005 l ‘industria della comunicazione in Italia vale 97 miliardi di euro. Di questi, circa 62 miliardi sono raccolti dall’informatica e dalle telecomunicazioni fisse e mobili.
Ma sono i mezzi a contenuto editoriale a mostrare i tassi di crescita più rilevanti negli anni post-crisi del 2001, guadagnando il 5,8% rispetto al 2004.
In particolare, progredisce la Tv (7,3% in più), cresce del 4% la stampa periodica (le vendite sono aumentate soprattutto grazie ai prodotti collaterali), mentre perdono i libri (dal 4 al 3%) e i quotidiani (dal 4,3% al 3,8). Continua la crisi del mercato musicale e si registra una cattiva annata per il cinema: meno 8,5%.
L’Ict da sola cresce del 2,3%, mentre per il terzo anno consecutivo, il segmento dei servizi a valore aggiunto su telefonia mobile si conferma il mercato in maggiore crescita (950 milioni di euro, +50% rispetto al 2004).
Sono 505 le imprese italiane attive nella produzione televisiva censite dallo Studio IEM con un fatturato che, nel 2004, ha toccato i 1.065 milioni di euro (di cui 700 per attività legate alla televisione). Tuttavia, nel mercato globale, i format originali italiani rappresentano appena l’1,5% e in Italia soddisfano soltanto il 3% della domanda interna (dominata da Regno Unito, Usa e Olanda).
Delle 423 società di cui sono stati analizzati dati di bilancio, sono solo due le grandi imprese che vantano un fatturato superiore ai 50 milioni di euro e ben 340 le microimprese (che non superano i 2 milioni di fatturato).
Il mercato dunque, secondo lo IEM, soffre di evidente squilibri: finanziamento quasi totale del prodotto da parte dei broadcaster, assenza di un portafoglio-diritti per i produttori, con conseguente scarso peso patrimoniale e impossibilità di attrarre capitali da altre fonti e investire in prodotti innovativi.
Chiudendo i lavori della Tavola rotonda “La produzione indipendente in Italia“, il Ministro Rutelli ha sottolineato: “…Il settore audiovisivo e i settori connessi all’Innovazione tecnologica rappresentano la prima industria del Paese. Compito del Governo è attuare riforme che permettano loro di crescere e svilupparsi”.
Rutelli ha anche aggiunto “…Faremo leggi cornice che determinino le condizioni nelle quali ciascuno liberamente potrà operare per far crescere la prima industria nazionale”.
Le riforme interesseranno “…la tutela dei diritti di chi crea e ha talento, il cinema, lo spettacolo dal vivo, la televisione”. L’esempio da seguire, secondo il vicepremier, è quello francese: “Il finanziamento va legato all’intera filiera e non a singoli comparti”.
Sulla stessa linea il Sottosegretario Luigi Vimercati che, intervenendo alla Tavola rotonda “Il nuovo mercato audiovisivo digitale: nuovi operatori e modelli di business“, ha commentato che l’obiettivo di aprire a nuovi editori il mercato dell’audiovisivo “…si può realizzare solo grazie alle nuove tecnologie“, ovvero con il passaggio alla televisione digitale terrestre.
Per questo, ha spiegato Vimercati, è necessario rispettare le scadenze del calendario per il passaggio al nuovo sistema che è poi “il cuore” del Ddl presentato un mese fa dal Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.
“…Il passaggio al digitale – ha detto Vimercati – non è qualcosa di destra, né di sinistra, ma qualcosa di fondamentale per stare nel gotha dell’economia internazionale. Abbiamo presentato un disegno di legge, e non un decreto, perché la discussione sia la più aperta possibile con il contributo di tutti”.
Nel suo intervento al dibattito, Piero De Chiara, presidente di DGTVi, l’associazione che raggruppa le emittenti che stanno attuando il passaggio al digitale, ha sottolineato che il nuovo sistema apre “la strada di ingresso obbligatoria al mercato“. E a tale riguardo “…la prova del nove è la gara per l’assegnazione del 40% della capacità trasmissiva bandita dall’Agcom: e a questo punto si vedrà se verranno fuori nuovi editori e imprenditori”.
Si è, invece, soffermata sull’aspetto della convergenza tecnologica, Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset, che ha evidenziato “…uno sbilanciamento totale tra la disciplina dei contenuti nell’audiovisivo, molto rigida, e quella nelle tlc, che appare scontornata“.
Per il consigliere Mediaset, insomma, “…di quote e di una regolamentazione stretta sulle risorse pubblicitarie si dovrebbe, in un mondo che va verso la convergenza, fare un po’ a meno”.
La Nieri ha poi dichiarato che la Tv generalista, trasmessa in modalità free, resta il core business di Mediaset: “…dove abbiamo una sfida da raccogliere è nell’offerta pay, sia declinata nel video on demand o nella pay-per-view o nella partecipazione in termini di contenuti o in altri modi nella IPTV”.
Insomma l’offerta del gruppo televisivo “…sarà sempre sfaccettata“, anche se Nieri ha sottolineato come sarebbe necessario per veicolarli su nuove piattaforme avere prodotti ‘tagliati’ ad hoc, come nel caso della Tv in mobilità.
A partire da lunedì 18 dicembre 2006, Key4biz pubblicherà un‘accurata presentazione del IX Rapporto IEM e i resoconti delle singole Tavole rotonde del IV Summit sull’Industria della Comunicazione in Italia