Europa
La scarsa adozione delle tecnologie ICT è uno dei fattori alla base del declino della produttività in Europa.
A dirlo è l’ETNO, l’associazione che raccoglie gli operatori di rete europei, che chiede ai decisori politici comunitari e nazionali di creare le giuste condizioni e gli incentivi perché le aziende investano nel settore e perché i servizi innovativi possano finalmente decollare.
Per i provider di comunicazione è essenziale “creare fiducia e migliorare la sicurezza” e per questo gli operatori continuano a immettere sul mercato nuove soluzioni tecnologiche e a realizzare iniziative di auto-regolamentazione. Ma qualsiasi strategia per dovrebbe essere basata su una forte collaborazione tra pubblico e privato.
La disponibilità di frequenze radio è cruciale per il roll-out di servizi innovativi. L’ETNO si dice soddisfatta della proposta della Commissione di introdurre la libertà di utilizzare lo spettro a seconda delle esigenze ma c’è, tuttavia, il bisogno di valutare in dettaglio le questioni di compatibilità, come il rischio di interferenze e la riduzione di interoperabilità, per assicurare agli operatori di beneficiare di servizi di alta qualità.
La transizione verso una gestione più liberale dello spettro dovrebbe dunque avvenire in maniera “progressiva e armonizzata”.
A settembre del 2005, la Ue ha proposto una nuova strategia per assicurare un uso più efficiente dello spettro a livello pan-europeo. Il Commissario Viviane Reding ha suggerito la creazione di un’agenzia europea per la gestione di questa risorsa così preziosa e limitata anche se molti ministri, ha detto la Reding, “hanno reagito con scetticismo e menzionato le difficoltà di un simile approccio”.
Secondo l’industria, però, l’evoluzione verso un approccio allo spettro guidato dal mercato dovrebbe anche riflettersi nell’approccio generale ai mercati delle comunicazioni. La maggior parte degli operatori europei lamentano l’estensione sistematica dell’intervento regolatorio, nonostante l’aumento della concorrenza e i rapidi cambiamenti tecnologici. Le discussioni sulla possibile introduzione della separazione funzionale e strutturale come nuovo rimedio regolatorio sono espressione di questa tendenza.
L’estensione della regolazione, ha spiegato tuttavia la Reding, va inserita nella “ricerca di economie di scala e nell’implementazione di strategie pan-europee e di investimenti cross-border”, che hanno guidato la realizzazione di fusioni e acquisizioni per oltre 70 miliardi di euro nel 2005, il livello più alto dal 2000.
Attualmente, ha detto ancora il Commissario, “gli incumbent maturano dal 5 al 27% dei loro profitti al di fuori del loro mercato domestico e molti di loro guadagnano competitività nei diversi mercati pur restando dominanti a casa loro”.
Per favorire questo trend, ha spiegato la Reding, “abbiamo bisogno di maggiore uniformità ed efficacia nell’applicazione di rimedi atti a evitare la frammentazione del mercato interno”.
La Commissione ha dunque proposto, come una delle possibili opzioni, di estendere il controllo del mercato interno, già esercitato con riguardo alle analisi di mercato, anche ai rimedi.
“In qualità di custode della legge, la Commissione deve poter dire a un regolatore nazionale che una misura proposta per rimediare a un problema di concorrenza, è inadeguata e chiedere all’Authority di adottare velocemente un rimedio adeguato”, ha concluso la Reding, aggiungendo di sapere bene che questa proposta è invisa all’ETNO, che confida sull’operato esclusivo delle autorità nazionali, che ben conoscono i loro mercati.
Per l’associazione degli operatori, infatti, il mercato delle comunicazioni elettroniche dovrebbe essere considerato come qualsiasi altro settore innovativo.
Gli strumenti regolatori ex-ante, ideati per le reti telefoniche pubbliche, che pure hanno contribuito all’apertura dei mercati, portando maggiore competizione e scelta per i consumatori, per l’ETNO, non si confanno a un “settore altamente competitivo, dinamico e convergente” come quello delle comunicazioni elettroniche.
L’ETNO teme, in sostanza, che l’Europa continui a perdere terreno in settori cruciali come quello dello sviluppo di infrastrutture alternative, come la fibra ottica e il cavo, in cui il Vecchio Continente è già in forte ritardo rispetto alle altre economie avanzate, con conseguenze disastrose per la competitività delle aziende e la libertà di scelta dei consumatori.
Nell’ambito della revisione del quadro normativo per le comunicazioni elettroniche, “è vitale – conclude l’ETNO – creare un ambiente che incoraggi gli investimenti di rischio nelle reti di prossima generazione, prendendo in considerazione le specificità delle nuove reti”.
Per questo gli operatori chiedono l’inclusione di un chiaro meccanismo e di un programma preciso per la graduale evoluzione verso interventi sulla concorrenza ex-post, ovvero misure repressive piuttosto che interventi di conformazione.
L’ETNO entra infine nel merito del contenzioso sul roaming, chiedendo alla Ue di tenere in considerazione gli sforzi dell’industria per la riduzione delle tariffe del servizio e di evitare, dunque, “interventi che riducano la capacità di investimento degli operatori e di garantire agli utenti la liberta di scelta in un settore che rappresenta uno dei maggiori driver di crescita e competitività dell’Europa”.
Su questo argomento, tuttavia, la Reding sembra inflessibile e prevede di giungere a un accordo per varare la nuova regolamentazione già per la prossima estate.