Unione Europea
Procede in mezzo a tante polemiche l’iter di approvazione delle nuove disposizioni europee che riformeranno il panorama audiovisivo della Ue.
Oggi il Parlamento europeo ha votato in prima lettura la revisione della Direttiva Tv senza frontiere (89/552/CEE come modificata dalla Direttiva 97/36/CE), aprendo la strada a una vasta liberalizzazione delle regole riguardanti la pubblicità e l’inquadramento del product placement.
Il testo in discussione contiene molte modifiche rispetto alla proposta più liberista sostenuta dal Commissario Ue per la Società dell’informazione e Media Viviane Reding. La procedura è in prima lettura e quindi nella fase iniziale del suo cammino, ma la discussione e il voto di oggi hanno fornito e forniranno indicazioni utili su un argomento di grande attualità, che include la tutela dei minori da contenuti pornografici e violenti.
Uno degli aspetti più dibattuti è la decisione di introdurre lo stile americano per la regolamentazione del settore pubblicitario che porterà a un’ampia liberalizzazione del mercato audiovisivo nell’Unione, ma anche a inevitabili scontri tra chi rifiuta categoricamente di introdurre un sistema di bombardamento pubblicitario.
Gli eurodeputati chiedono che ci sia una chiara distinzione tra pubblicità e televendite da una parte e i programmi dall’altra.
Intanto è stato dato il via libera al controverso product placement, cioè la presenza di prodotti in certi programmi a fini promozionali, ma con divieto per quanto concerne notiziari, programmi di attualità, per bambini, documentari, lasciando comunque l’ultima decisione ai singoli Stati membri.
Per quanto riguarda la durata degli spot, un film per la Tv che dura 90 minuti potrà includere fino a 18 minuti di spot. La proposta dell’Europarlamento, frutto di ampie discussioni nelle varie Commissioni, concorda infatti con la Direttiva voluta dalla Reding di portare l’affollamento pubblicitario a un massimo di 12 minuti per ogni ora di trasmissione, ma alza a 45 minuti l’intervallo minimo tra uno spot e l’altro, che il Commissario vuole limitare a 30 minuti, con ulteriori riduzioni in alcune trasmissioni: per esempio, quelle di avvenimenti sportivi.
La nuova Direttiva presenta alcuni punti di fondamentale importanza: maggiori diritti per i produttori indipendenti, l’introduzione dei servizi ‘non lineari’, e introduce un maggior pluralismo sul mercato europeo.
Importante la suddivisione del mercato televisivo in servizi “lineari” (per es. la trasmissione programmata via la Tv tradizionale, Internet o i telefoni cellulari, che “mandano” i contenuti agli utenti) e servizi “non lineari“, come i film o i notiziari a richiesta, che l’utente “richiede” da una rete. Le regole contenute nella Direttiva riguardano essenzialmente i servizi “lineari”, mentre per i servizi “non lineari” si prevede solo una serie di principi di base, in particolare per la protezione dei minori e per impedire l’incitamento all’odio razziale.
Altro elemento di novità, la Commissione ha proposto di sottoporre i video web, forma di comunicazione che ha conosciuto uno sviluppo incredibile negli ultimi mesi grazie a siti come YouTube, agli stessi controlli in vigore per i contenuti e la pubblicità della televisione. Tra i maggiori oppositori del provvedimento ci sono Spagna e Regno Unito che parlano di una legge in grado di mettere in pericolo l’industria europea dei contenuti. Fonti diplomatiche spagnole, intervistate dal quotidiano El Pais, hanno sottolineato come sia “…impossibile e controproducente” provare a controllare internet, perché “gli operatori del settore potrebbero facilmente scegliere di indirizzare la propria attività fuori dall’Unione europea“. Più disponibili alla discussione sono invece Germania, Belgio e Francia, d’accordo sulla necessità di una definizione “comune e ampia” del servizio audiovisivo, quasi indipendentemente dalla normativa che la realizzerà.
La relazione del Parlamento europeo propone ben 151 emendamenti alla proposta della Commissione. Verdi e Sinistra unitaria, gli unici gruppi apertamente contrari alla Direttiva, a loro volta ne hanno presentati altri. Umberto Guidoni, a nome del gruppo della Sinistra unitaria, ha parlato di “liberalizzazione selvaggia“.
L’europarlamentare dei Comunisti Italiani ha sottolineato che la Direttiva rischia di ridurre il telespettatore “a un semplice consumatore, vittima inconsapevole di un aumento incontrollato di inserimenti pubblicitari“.
Per Guidoni, “…dietro alla revisione della Direttiva come naturale adeguamento giuridico alle nuove tecnologie, si nasconde una volontà di liberalizzazione selvaggia del mercato pubblicitario“.
Il Governo italiano ha manifestato, tramite il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, alcune perplessità, riservandosi di contrastare il provvedimento nel Consiglio Ue se non saranno accolte alcune modifiche alla proposta Reding.
Si preannuncia una dura battaglia anche sul fronte consumatori, dove 40 organizzazioni europee hanno già fatto sapere che non staranno a guardare.
In una lettera al Parlamento europeo chiedono, tra l’altro di battersi contro la pubblicità rivolta ai bambini, già oggi soggetti a un bombardamento di prodotti ricchi di grassi e di zuccheri, e di bocciare il product placement che, hanno rilevato, è soltanto ‘pubblicità occulta’.
Secondo il parere di Giusto Catania, eurodeputato di Rifondazione Comunista, le nuove disposizioni hanno “…l’esclusivo obiettivo di liberalizzare il mercato della pubblicità, eliminando ‘qualsiasi possibilità di produrre programmi di qualità’, con obiettivi pedagogici e formativi“. Catania ha sottolineato che “…i bambini non vengono tutelati e il bombardamento televisivo rischia di diventare una catena di montaggio di bisogni superflui con gravi danni alla tutela dei consumatori”.
Sulla stessa linea i Verdi francesi, che asseriscono che le nuove norme hanno fatto come prima vittima i minori: “…Il Parlamento ha respinto il divieto di pubblicità ‘malbouffe’ durante i programmi per ragazzi, visto che solitamente questi prodotti riguardano proprio il product placement”.
Per ‘malbouffe’ i francesi intendono un certo tipo d’alimentazione, poco corretta che favorisce l’obesità, il diabete, le malattie cardiovascolari, il cancro… le cui vittime ignare sono spesso i ragazzi.
Per alcuni osservatori queste norme rischiano di infliggere un grave colpo alla qualità dei contenuti.
La Commissione Ue ha adottato il 13 dicembre 2005 la proposta legislativa per la revisione della Direttiva “Tv Senza Frontiere”.
Il lungo lavoro di consultazione avviato in tutti i Paesi dell’Unione approdava dunque a un testo su cui il Parlamento ha poi discusso, essendo chiamato a co-decidere insieme con il Consiglio.
Quattro le Commissioni poi incaricate di formulare un parere, Industria, Economia, Mercato Interno e Libertà. Gianni De Michelis è stato il relatore per la Commissione Industria , unica presenza italiana tra i relatori.
Nell’articolo che definisce le “opere europee”, come proposto nel rapporto De Michelis in Commissione Industria, vengono inseriti i criteri di definizione di “Produttori Indipendenti” che gli Stati Membri devono prendere in considerazione, in particolare riguardo alla proprietà dei diritti secondari, alla proprietà dei diritti dell’industria di produzione, al numero dei programmi forniti alla stessa emittente.
La revisione della Direttiva Ue si è resa necessaria per tener conto dell’evoluzione tecnologica e del mercato audiovisivo in Europa, in modo da adattare il quadro normativo Ue ai mutamenti del mercato media, dove va sempre più affermandosi il video on-demand, la trasmissione di contenuti sulle linee a banda larga e il podcasting.
E anche per promuovere opere europee e consentire agli operatori del settore di avere risorse per acquisire e produrre programmi di successo.
Cosa di grande rilevanza, la proposta introdurrà “pari condizioni di concorrenza” per tutte le società che forniscono servizi di tipo televisivo, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata per distribuirli (per es. radiodiffusione, trasmissione a banda larga ad alta velocità, telefoni cellulari 3G). Gli operatori telecom saranno presto in grado di fornire servizi di broadcasting con una qualità uguale a quella della televisione classica, e i fornitori tradizionali di contenuti faranno il loro ingresso sui mercati delle comunicazioni.
Molto presto gli utenti potranno guardare e ascoltare i contenuti audiovisivi, a prescindere dal tempo e dal luogo, a da quale piattaforma (televisore, computer, cellulare, personal digital assistant).
Le nuove regole dovrebbero dischiudere nuove opportunità per il settore multimedia, potenziare la concorrenza e ampliare le possibilità di scelta dei consumatori, promuovendo anche obiettivi di interesse pubblico come la tutela dei minori e la diversità culturale. Le regole esistenti, ormai sorpassate dal progresso tecnologico e dagli sviluppi del mercato, devono essere abolite per procedere con decisione verso il mercato unico europeo dei media audiovisivi senza frontiere.