Italia
L’Auditel, da tempo oggetto di aspri confronti da parte di chi chiede un’approfondita e democratica riforma del sistema di rilevazione degli ascolti, è in questi giorni all’attenzione del Ministero delle Comunicazioni.
La questione è al centro anche di un articolo del Ddl Gentiloni che definirà il framework dell’audiovisivo italiano, in vista del passaggio alla Tv digitale terrestre.
Il Ministro Paolo Gentiloni ha, infatti, avviato un confronto con i vertici di Auditel e con Sky Italia, presiedendo un incontro al quale hanno partecipato una delegazione di Auditel, guidata dal presidente Giulio Malgara, e una di Sky Italia, condotta da Tom Mockridge.
Come riferiscono dal Ministero, Gentiloni “…ha posto ai vertici di Auditel una serie di quesiti, sia sulla governance della società che sulla qualità delle rilevazioni, nel quadro degli obiettivi che il Governo ha indicato in materia di rilevazioni degli ascolti Tv, in particolare nell’articolo 4 del Ddl 1825, per la disciplina del settore televisivo nella fase di transizione alla tecnologia digitale“.
Come spiegano, si tratta solo di un primo confronto che proseguirà nei prossimi mesi.
Al centro dell’incontro, le modalità delle rilevazioni degli ascolti, la composizione del Comitato Tecnico e del Consiglio di amministrazione, nonché le relazioni tra l’indagine di base e il panel di Auditel.
“…Su questi temi – informa il Ministero – tra Sky Italia e Auditel si sono registrati positivi progressi rispetto ai temi trattati”.
Da anni al centro di aspre polemiche, in particolare sulla mancanza di trasparenza riguardo ai metodi utilizzati e sull’inaffidabilità dei dati rilevati, Auditel resta in Italia la fonte primaria per l’analisi degli ascolti televisivi.
Un sistema che fa acqua da tutte le parti e che ha portato alla costituzione di un ‘Tavolo permanente sulla questione Auditel‘, che è nato con l’obiettivo di raccogliere tutte le istanze della società civile, che già da molti anni si sono espresse criticamente nei confronti dell’Auditel, chiedendone l’abolizione a frutto di un sistema di rilevamento degli ascolti televisivi veritiero e trasparente.
Un lavoro meticoloso e attento che sta dando i primi risultati e che ha avviato finalmente alla riforma di questo dubbio sistema.
Da sottolineare che nel 2005 la Corte d’Appello di Milano, chiamata in causa da una denuncia mossa da Sitcom, ha bloccato la diffusione dei dati d’ascolto dei canali satellitari, rilevati in forma sperimentale, definendoli “scarsamente attendibili, parziali ed erronei”. Il blocco è stato recentemente confermato dalla stessa corte, che ritiene tutt’ora i dati auditel “inadeguati” alle esigenze del mercato.
Ma ad indagare su Auditel, c’è anche l’Autorità per le Garanzie sulle Comunicazioni.
Nel maggio scorso, la Commissione servizi e prodotti dell’Agcom, presieduta da Corrado Calabrò, ha approvato l’atto di indirizzo sulle rilevazioni degli indici di ascolto e diffusione dei mezzi di comunicazione (televisione, radio e stampa). Con questa decisione, l’Autorità, giudicando il sistema dell’Auditel inadeguato alle esigenze attuali del mercato, ha dettato principi generali che riguardano in particolare la governance delle società di rilevazione e i criteri metodologici d’indagine basati sui ‘campioni statistici’ e sulla ‘rappresentatività dei risultati’.
Apertura della compagine societaria a tutte le realtà presenti sul mercato, indipendenza effettiva dei comitati tecnici, comunicazione degli assetti societari all’Autorità, sistemi di rilevazione per tutte le piattaforme e un campione di riferimento più rappresentativo: sono i punti essenziali dell’atto.
Attualmente la proprietà di Auditel è così divisa: il 33% ai rappresentanti delle Imprese di comunicazione (20% Upa, 11,5% Assap e 1,5% Unicom), il 33% alla Rai, il 33% alle emittenti private (20.22% Rti, 6.45% Mediaset, 3,33% La7 e 3% Frt), infine l’1% spetta alla Fieg.
Il Cda – che definisce le linee strategiche e approva il bilancio – è composto da 6 rappresentanti della Rai, 4 di Mediaset, 3 di Upa, 2 di Assap, 1 di La7 e 1 della Frt.
Con i nuovi cambiamenti annunciati nell’incontro di ieri, il board dovrebbe essere allargato a un consigliere Unicom, mentre due o tre saranno a disposizione dell’Agcom. Gli altri potrebbero essere indipendenti, se Sky non sceglierà di entrare nel Cda.
Lo scorso 5 dicembre, l’Agcom ha convocato le società che fanno parte dell’Auditel e gli altri soggetti interessati per ascoltare i loro punti di vista sulla riforma del sistema.
I cambiamenti avranno alcuni fondamentali punti fermi, che ha spiegato il presidente dell’Authority, l’apertura del sistema a tutti gli operatori, il metodo scientificamente valido e la possibilità per gli apparecchi di rilevazione di registrare non solo gli ascolti della Tv analogica ma anche quelli del satellite.
“…L’Autorità intende inserire nel Cda della società propri consiglieri indipendenti che ne controllano l’operato“, ha aggiunto Calabrò, spiegando che al momento, “…vengono rilevati gli ascolti dei soli operatori che partecipano alla società“. Viceversa si deve aprire “a tutti gli operatori“.
E ancora, “…il metodo deve essere scientificamente valido: a tale proposito si è disposta la sigla di una convenzione con l’Istat per la modifica del campione“.
Anche oggi l’Autorità sarebbe in grado di avocare a sé la funzione di controllo dell’Auditel, “…ma si tratta di un costo di circa 20 milioni di euro e di un ampliamento di organico che non siamo in grado di sostenere” ha spiegato Calabrò. Meglio quindi “…se funziona una struttura esterna con i requisiti di garanzia, trasparenza e obiettività necessari“.
L’Autorità affronterà altrimenti il problema “…se davvero gli operatori sono tetragoni al cambiamento”.
Sky Italia dovrebbe essere tra gli operatori che faranno il loro ingresso nel sistema Auditel.
Recentemente la società di Rupert Murdoch ha fatto sapere che, finché i dati di ascolto non saranno chiari e trasparenti, non entrerà nella proprietà di Auditel.
“Tale ingresso potrà avvenire – ha spiegato Sky – solo quando Auditel garantirà quegli elementi di trasparenza del processo e di accuratezza nella rilevazione dei dati che abbiamo chiesto ormai da tempo: solo nel momento in cui si saranno verificate tali condizioni saremo disponibili a discutere un eventuale ingresso nel capitale sociale di Auditel”.
Secondo Sky Italia, la struttura della governance di Auditel “…appare in contrasto con le linee guida internazionali per una corretta gestione delle analisi d’ascolto: chiediamo al mercato soprattutto se sia corretto che i controllati siano anche i controllori”.
“La quota di maggioranza della proprietà di Auditel è da sempre nelle mani delle aziende televisive, le stesse aziende la cui performance è misurata proprio dalla ricerca di Auditel. Questa impostazione porta naturalmente con se il sospetto di un costante conflitto di interesse – ha sottolineato ancora Sky – che sarebbe bene superare, a tutto vantaggio della trasparenza e a tutela degli investimenti pubblicitari delle aziende”.