Italia
L’Istituto europeo di tecnologia (European Institute of Technology – EIT) in Italia? Potrebbe essere un’ipotesi.
Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica, Luigi Nicolais, ha dato la piena disponibilità a ospitare la sede dell’EIT, ovvero la risposta del Vecchio Continente al MIT (Massachusetts Institute of Technology) Usa.
“…Noi diremo che anche l’Italia è disponibile” a ospitare l’Istituto, ha dichiarato il Ministro durante un incontro stampa al termine del Consiglio competitività tenuto a Bruxelles, indicando che anche il Lussemburgo, la Polonia, l’Austria e il Belgio sono interessati ad avere il quartiere generale dell’EIT.
Ma per il Ministro, la “la cosa migliore” è che la sede sia proprio a Bruxelles. L’EIT, ha spiegato, sarà “un istituto leggero, con al massimo una quarantina di persone” destinate a organizzare la ricerca e mettere a punto sistemi di coordinamento.
“In questo contesto – ha detto – stare vicino alla Commissione europea potrebbe anche essere un punto di forza”.
Il progetto di creare un Istituto europeo della Tecnologia è stato presentato nel febbraio 2005 dalla Commissione nell’ambito della Agenda di Lisbona (Commission mid-term review of the Lisbon Process (COM (2005) 24) e nella primavera scorsa è stato raccolto dal Consiglio europeo, quando l’idea dello IET è stata sottoposta per la prima volta ai Venticinque. Da allora la Commissione europea ha lavorato per definire molti dettagli circa la struttura dell’Istituto, la sua autonomia e le modalità di funzionamento. Ad oggi però restano ancora da definire la sede e lo stanziamento.
Una volta che il Parlamento europeo e il Consiglio avranno adottato la proposta, l’IET potrebbe entrare in funzione nel 2008, con un bilancio stimato a un massimo di 2,4 miliardi di euro per il periodo 2008-2013, finanziato da fonti pubbliche e private.
Da parte sua, la Commissione ha già annunciato lo stanziamento di 300 milioni di euro, ma anche i singoli Stati e le regioni sono invitati a portare il loro contributo.
Nicolais ha sottolineato l’importanza di questo Istituto che può rappresentare “…un elemento di spinta per il nostro sistema di ricerca e per il sistema industriale”.
“Sarà un istituto leggero – ha precisato – con un piccolo gruppo di coordinamento che utilizzerà principalmente strutture esistenti per portare avanti attività di ricerca e anche trasferimento di conoscenza in settori strategici per l’Europa”.
Secondo il Ministro, molte strutture italiane potranno collaborare con l’Istituto, ma sarà necessario avviare un processo di raggruppamento delle iniziative a livello nazionale.
“Io solleciterò – ha dichiarato – la creazione di gruppi di ricerca e di trasferimento di conoscenza che sono già attivi nel nostro Paese affinché facciano massa critica tra di loro e si possano presentare a questo Istituto europeo come un forte aggregato di ricercatori e di trasferitori”.
“…Credo che abbiamo tutte le competenze per poterlo fare, almeno in alcuni dei settori strategici” come l’elettronica, l’energia, la farmaceutica, le nanotecnologie e l’aerospazio.
Nicolais proporrà, quindi, alle università italiane “…un’aggregazione. Cosa che già è avvenuta per esempio, dove sono nati i Centri regionali di competenza, cioè degli aggregati di ricercatori sia pubblici che privati su argomenti ritenuti di interesse per l’impresa”.
Le università italiane hanno commesso un “errore del passato” non aggregandosi su temi specifici, ha quindi sottolineato il Ministro.
“…Non possiamo pensare che anche la più grande università italiana possa competere da sola con università americane come l’MIT”, ha aggiunto.
“A volte si dimentica che le nostre università hanno un decimo, un centesimo dell’ammontare di finanziamenti che hanno queste università, quindi, la competizione non potrà mai avvenire se non attraverso l’aggregazione”.
Ma rispetto a una “grande opportunità come l’EIT – ha concluso il Ministro – oggi le università sono più pronte ad aggregarsi e formare consorzi”.
Il progresso tecnologico e l’applicazione dei risultati di una ricerca scientifica di alto livello sono motori determinanti per la crescita economica e l’impiego. Nonostante i numerosi successi dell’Europa nel campo della ricerca e dell’istruzione, elementi recenti rivelano delle difficoltà a tradurre questi successi in vantaggi competitivi per le imprese europee. L’Europa, con qualche eccezione, resta ancora dietro rispetto ad altri Paesi quando si tratta della creazione, diffusione e applicazione delle new knowledge. La parte globale dei brevetti riconosciuta alle aziende europee, per esempio, così come la proporzione dei vincitori europei del premio Nobel sono diminuiti negli ultimi anni.
I competitor dell’America del Nord e dell’Asia riescono spesso a creare con successo delle partnership interessanti tra le azienda e la comunità scientifica, attirando studiosi internazionali di alto livello che si dedicano alla ricerca fondamentale e a quella applicata.
Da qui l’idea di creare un Istituto europeo della tecnologia, che potrebbe giocare un ruolo innovatore nel miglioramento del trasferimento della conoscenza, incitando i migliori ricercatori e le migliori aziende del mondo a lavorare in collaborazione.
L’Istituto è complementare ad altre azioni dell’Ue volte a rafforzare l’innovazione in Europa. Tra esse figurano il VII Programma Quadro con il consiglio europeo della ricerca, le piattaforme europee di tecnologia e le iniziative comuni di tecnologia, il programma di apprendimento continuo, il programma di competitività e innovazione, il programma di ammodernamento delle università e la promozione dello spirito imprenditoriale.
La Commissione precisa tuttavia che l’Istituto svolgerà un ruolo diverso e quindi complementare rispetto a quello di qualsiasi altra iniziativa comunitaria in programma o a qualsiasi università dei singoli Stati membri, anche per rispondere alle polemiche sollevate recentemente da chi teme che la nuova iniziativa distragga risorse dai centri di ricerca già esistenti.
Secondo i piani dell’esecutivo europeo che ha avanzato la proposta dopo aver sondato il parere degli esperti e raccolto circa 700 contributi, l’Istituto dovrebbe puntare soprattutto su settori come le nanotecnologie, l’energie rinnovabili, i cambiamenti di clima e la eco-innovazione o le tecnologie dell’informazione.
Per quanto riguarda il mercato ICT italiano, partecipando a Udine al Premio nazionale per l’Innovazione, Nicolais ha fatto sapere che il Governo stanzierà 1 miliardo e 100 milioni di euro in tre anni.
Ma c’è ancora dell’altro, con il Programma ‘Industria 2015‘ il ministero prevede un grande progetto che mette insieme per la prima volta Imprese, università e ed enti pubblici di ricerca, per avviare un processo di Innovazione che rappresenta una scelta strategica per il Governo.
Nicolais ha ribadito che l’Innovazione oggi è un ‘must’, perché “…in un sistema globalizzato l’unico modo per sviluppare le nostre Imprese e per vincere la competitività internazionale è riuscire a innovare, riuscire a smaterializzare i prodotti, a riempire gli stessi di conoscenza”.
“Per raggiungere questi obiettivi – ha proseguito il Ministro per le Riforme – è necessario incentivare a tutti i livelli l’Innovazione: dalle Imprese che operano in settori maturi, alle nuove Imprese che devono essere tutte hi-tech, per finire alle Imprese sub-fornitrici che devono trasformarsi in partner tecnologici per i loro main contractors”.
Nicolais, secondo il quale le università italiane stanno interpretando nel migliore dei modi questa necessità di cambiamento, ha sottolineato l’impegno di Confindustria in questo settore.
“Mi pare che in questi mesi di discussione sulla Finanziaria – ha proseguito il Ministro – Confindustria lo abbia detto chiaramente. La spinta è verso la necessità per il Paese di investire in ricerca e Innovazione. Il Governo condivide questa scelta, perché oggi abbiamo bisogno di Innovazione a tutti i livelli: Innovazione di prodotto e Innovazione basata sulla conoscenza e che sposti sempre più in avanti
Il Ministro ha, quindi, lodato il Premio Innovazione, “…perché lega nel migliore dei modi le università con il territorio e con la società civile, con l’obiettivo di creare nuove Imprese e, in definitiva, nuova occupazione“.
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European Institute of Technology
The European Institute of Technology: further steps towards its creation – COM(2006) 276 final
Creazione di un faro della conoscenza: l’Istituto europeo di tecnologia – COM(2006) 77 definitivo