Unione Europea
Si è aperto oggi a Hong Kong l’ITU Telecom World 2006, un importante appuntamento legato al mondo dell’ICT che quest’anno ruoterà attorno al tema del “vivere nel mondo digitale”.
L’evento chiamerà a raccolta i più importanti player ICT – Cisco Systems, Microsoft, Ericsson, Intel, Alcatel, e Siemens tra gli altri – oltre ai rappresentanti delle istituzioni e agli esperti del settore, che si incontreranno per confrontarsi su temi ‘caldi’, quali lo sviluppo dei servizi digitali, l’armonizzazione delle politiche sullo spettro radio, le questioni regolatorie per assicurare la concorrenza sul mercato delle reti di prossima generazione, nonché sull’urgenza di combattere lo spam, di dare priorità alla Ricerca e di garantire la libertà di espressione nella società dell’informazione globale.
Intervenendo nel corso della giornata di apertura della manifestazione, il Commissario Ue Viviane Reding ha spiegato come, per crescere, il villaggio globale debba essere “aperto”, e non solo per ragioni puramente economiche.
In un settore che, per ragioni tecnologiche, “trascende i confini”, bisogna puntare sul “libero flusso dei talenti, delle idee e della conoscenza”, su un accesso al mercato la cui unica regola sia la “non discriminazione”.
Oggi come non mai, lo sviluppo delle tecnologie contribuisce a sfumare le demarcazioni ed è sempre più difficile intravedere, ad esempio, quale sia il confine tra servizi di telecomunicazione e di broadcasting (IPTV), tra servizi internet e telecomunicazione (VoIP) e così via.
“Questa è la convergenza reale – ha detto la Reding – e sta già causando conflitti tra i diversi modelli e culture di business”.
Il mercato dei servizi di comunicazione elettronica in Europa ha raggiunto nel 2005 il valore di 273 miliardi di euro e, con investimenti per 45 miliardi di euro, gli investimenti nel settore hanno superato quelli realizzati negli Usa e in Asia Pacifico.
Il perno della convergenza è la banda larga: in questo settore, l’Europa presenta un quadro in chiaroscuro, con alcuni Paesi – come Finlandia e Danimarca – con una penetrazione oltre il 30%, e altri con un tasso inferiore al 5%.
Dove la penetrazione è molto alta, si nota una forte presenza delle tecnologie via cavo e questo a prescindere dall’efficacia della regolazione, mentre dove la penetrazione è molto bassa la tecnologia dominante è il DSL e la quota più importante del mercato è ancora in mano agli ex monopolisti.
Ciò dimostra – ha spiegato la Reding – “che la regolazione svolge ancora un ruolo molto importante nella gerarchia degli investimenti, soprattutto in quei Paesi dove la concorrenza sulle infrastrutture è scarsa o inesistente”.
L’approccio regolatorio della Ue – basato sull’assunto che sono la competizione e i mercati aperti a guidare investimenti e innovazione, e non i monopoli – comincia a dare i suoi frutti: a luglio 2003, il 52% dei new entrant offrivano servizi a banda larga attraverso la semplice rivendita e solo il 27% attraverso il Local Loop Unbundling. A luglio 2006, la rivendita è scesa al 36% e il LLU è salito al 46%.
Ed è per questo che la Ue è contraria a ‘vacanze regolatorie‘ come quella chiesta da Deutsche Telekom per la sua rete in fibra ottica.
“La semplice installazione di una nuova tecnologia o di una nuova infrastruttura non può essere il pretesto per il cambiamento degli attuali obblighi regolatori”, ha spiegato la Reding.
Le regole, insomma, possono essere ritirate gradualmente “quando la concorrenza è effettiva, non per privilegiare gli investimenti degli operatori dominanti”.
La Reding si è fermata anche ad analizzare il futuro delle tecnologie wireless, un importante driver di crescita economica e sociale soprattutto per i Paesi emergenti.
Per continuare a crescere bisogna però concentrare l’attenzione sulla dimensione globale dell’ICT e porre la giusta attenzione su aspetti chiave come gli standard e lo spettro.
Nel primo caso, il Commissario porta l’esempio del GSM, una tecnologia il cui sviluppo non ha eguali nella storia delle comunicazioni, utilizzata attualmente da oltre 2 miliardi di persone con una penetrazione globale del 33%.
Il GSM ha raggiunto tali vette grazie alla forte collaborazione tra i governi europei e al rapido riconoscimento della tecnologia come standard globale nel 1989.
Oggi tuttavia, il panorama wireless è molto più variegato, con più tecnologie, più mercati, più competizione internazionale ed è molto più difficile scegliere uno standard piuttosto che un altro, per cui, dice la Reding, “ad eccezione dei casi in cui si hanno chance concrete di accordo globale su un singolo standard, dobbiamo muoverci verso la concorrenza tra diversi standard aperti”.
In definitiva, sostiene la Reding, “dovrà dunque essere l’industria a definire modelli di business attraenti che convinceranno gli utenti a scegliere lo standard più adatto”.
I governi, da canto loro, “devono fornire certezze”, insistendo sulla necessità di procedure aperte e indipendenti e sull’adozione di standard aperti e interoperabili.
Per quanto riguarda invece l’uso dello spettro, la Reding sottolinea le opportunità del “dividendo digitale“, cioè la redistribuzione delle frequenze lasciate libere dalla Tv analogica.
“Si tratta di un’occasione unica per ripensare l’utilizzo di questa risorsa di enorme valore”, in vista dell’arrivo di nuovi servizi digitali.
Già oggi, i servizi wireless-based valgono 200 miliardi di euro, pari al 2,5% dell’economia europea, mentre si affacciano una marea di nuovi servizi come la mobile Tv e di nuove tecnologie, dalle reti mesh al WiMax. Senza contare tutti quei servizi che nasceranno sulla scia di “internet delle cose“, unendo alle capacità della rete quelle dei dispositivi radio-based.
Il dividendo digitale, fa notare ancora il Commissario, potrebbe permettere di superare il divario digitale: “dobbiamo attuare un profondo cambiamento se vogliamo che i benefici del dividendo digitale siano percepiti da tutti”.
Innanzitutto bisogna cercare economie di scala – cioè accordarsi globalmente sull’allocazione dello spettro – e poi “superare l’attuale rigido sistema di comando-e-controllo per muoverci verso un approccio basato sui principi del mercato”.
Lo sviluppo di servizi come la banda larga mobile e il WiMax offrono appunto soluzioni scalabili per l’accesso broadband non solo nei Paesi poveri, ma anche nelle aree periferiche delle maggiori metropoli occidentali.
“Perché ciò accada – ha detto ancora la Reding – è essenziale spazzare via le barriere allo sviluppo di questi servizi. In particolare, abbiamo bisogno di abbastanza flessibilità nella distribuzione dello spettro così che la banda larga high speed possa essere offerta utilizzando il wireless”.
Le barriere – ha concluso il Commissario Reding – sono “burocratiche, non tecniche, per questo è compito dei politici rimuoverle, se vogliamo che la globalizzazione ci porti in un villaggio davvero globale”.