Comunicazione e Media: italiani troppo poco multimediali. Rapporto Censis

di Raffaella Natale |

Italia


Mercato Tv

“La ripresa c’è e potrebbe persino configurarsi come un piccolo silenzioso boom“. Messaggio ottimistico quello del 40° Rapporto Censis, che sottolinea la necessità di superare questi mesi di demotivazione diffusa, per poter rilanciare l’economia nazionale.  

Secondo il Censis, l’affermazione di una ripresa in atto, può apparire nel clima odierno troppo ottimistica ma non è ingiustificata se si elencano le forti scelte soggettive che sul piano economico/imprenditoriale si sono manifestate nel corso del  2006. In particolare, le scelte di quegli imprenditori, piccoli e medi, che hanno perseguito strategie di ‘nicchia alta’ a livello globale sui bisogni sofisticati del lusso; di quegli imprenditori che hanno sviluppato una strategia ‘meticcia’ combinando ruoli industriali, logistici, commerciali, finanziari, di import-export; delle aziende che sviluppano a livello internazionale produzioni ‘su misura’ e ‘su ordinazione’; degli stessi imprenditori che sembravano condannati al ‘buco nero’ dei loro settori e che hanno reagito con vitalità e intelligenza; di quegli imprenditori e manager che hanno dimostrato voglia di diventare big player nei settori di appartenenza; nonché dei molti soggetti localistici che stanno rendendo compatto il tessuto economico del territorio.

 

Importante il capitolo del Rapporto che riguarda i media, dove si evince che nell’uso dei vari mezzi di comunicazione, gli italiani sono agli ultimi posti in Europa insieme alla Francia, distanti da Spagna, Germania e Gran Bretagna. Negli ultimi anni, rileva però il Censis, in Italia c’è stato un aumento significativo di cittadini multimediali, che erano il 46,6% nel 2002 e sono diventati il 53% nel 2006.

 

Un risultato importante, raggiunto in particolare grazie all’apporto delle fasce più giovani e più istruite della popolazione, ma con cui non riusciamo a colmare il divario che ancora ci separa dal resto d’Europa.

 

La natura di questo divario emerge chiaramente quando si osservano i consumi europei dei media. Già il modo dei consumatori italiani di avvicinarsi alla televisione è molto diverso rispetto agli altri Paesi europei, in quanto in Italia Tv significa ancora, principalmente, televisione analogica, cioè le tradizionali reti Rai e Mediaset e La7 e poco altro. Il 72,1% degli italiani vede, infatti, solo questo tipo di televisione.  

 

Non è in discussione il pubblico generale della Tv tradizionale (che raggiunge il 94,5% degli spagnoli e il 94,9% dei britannici), quanto il fatto che nel panorama televisivo italiano la Tv tradizionale concentra ancora su di sé un’attenzione pressoché esclusiva, mentre altrove l’effettiva possibilità di scelta tra canali diversi è molto elevata (specie se pensiamo alla Germania, dove l’esclusività della Tv tradizionale si attesta al 49,6% della popolazione e alla Gran Bretagna, dove scende al 30,7%).

 

Tutto questo nel momento in cui, rileva il Censis, è stato sottoposto all’attenzione del Parlamento e dell’opinione pubblica un Disegno di Legge di riordino del settore Tv, incentrato sul riequilibrio delle frequenze terrestri, ma in cui non si nota un progetto di sviluppo della comunicazione televisiva via satellite, web e cavo, di diffusione della banda larga, di sostegno ai servizi video su cellulare.

 

Informarsi e approfondire sono le attività preferite dal pubblico dei media, non solo per l’alto livello di risposte che gli attribuiscono la massima importanza (80,7% e 69%), ma anche per il livello quasi assente di nessuna importanza (0,8% e 3,2%). Molto più bassa, invece, risulta l’importanza attribuita all’intrattenimento (massima importanza al 41,3%, ma con solo il 4,7% di nessuna importanza), o al relazionarsi con gli altri (massima importanza al 45,3% e nessuna importanza al 12,3%), che sembrano delle funzioni centrali nell’esperienza della fruizione dei media di massa.

Inevitabilmente più marginale appare la funzione di orientamento per gli acquisti (per la quale troviamo il 25% di nessuna importanza che supera il 20,6% di massima importanza).

 

Nel rapporto con i media, ben il 46,5% degli italiani attribuisce la “massima importanza” all’interesse per la musica (al terzo posto dopo i più urgenti/diffusi bisogni di informazione e approfondimento). Quali sono i media a cui si fa ricorso per assecondare tale interesse e con quale grado di soddisfazione? Ai primi posti per l’uso, la radio (77,4%) e persino la televisione (57,3%). Ma la “massima soddisfazione” si ottiene con i lettori mp3 (77,2%) e con internet (69,7%), che tuttavia sono ancora usati da quote di popolazione modeste rispetto ai grandi pubblici di radio e televisione.

 

Altro importante aspetto, ritorna il piacere di leggere libri. Per la prima volta la percentuale di quanti in Italia hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno supera la metà della popolazione (sopra i 14 anni) collocandosi al 55,3%. Ma nonostante questo notevole passo avanti, siamo ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi, che oscillano dal 62% della Francia al 75% della Gran Bretagna. Dal punto di vista degli acquisti la distanza tra l’Italia e gli altri Paesi è meno marcata rispetto alla lettura: gli italiani che comprano libri (48,7%) sono anche un po’ più dei francesi (46,6%) e poco meno degli spagnoli (53,3%), mentre solo tedeschi (61,5%) e britannici (64,7%) si collocano su di un piano nettamente superiore.

 

Rapporto Censis 2006

 

 

 

27 novembre 2002 – 27 novembre 2006

      

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