Google sempre più mobile: i tre pilastri della strategia per dare l’assalto al mondo dei cellulari

di Alessandra Talarico |

Mondo


Gmail Mobile

È ormai da più di un anno che Google, il re dei motori di ricerca, ha concentrato i suoi sforzi sul mercato della telefonia mobile.

 

La compagnia ha lanciato diversi nuovi servizi dedicati al piccolo schermo dei cellulari: da Google Personalized Home – che offre l’accesso a Gmail, news, feed rss e altre informazioni personalizzate dal telefonino – a Google Maps, servizio che permette agli utenti di avere informazioni su ristoranti, cinema e traffico.

 

Allo stesso tempo, la società sta siglando accordi con gli operatori mobili e si è messa a testare nuovi business model come il mobile advertising via sms.

 

Con oltre due miliardi di utenti, il mercato mobile è decisamente molto appetibile ed è ovvio che i grandi nomi del web siano tutti in prima fila a cercare di conquistarne una fetta.

 

La strategia di Google verte su tre assunti: il primo è che il telefonino è lo strumento di comunicazione più personale attualmente il circolazione. La gente lo porta sempre con sé e, a differenza del Pc, i proprietari non sono ben disposti a condividerlo. Bisogna dunque puntare su contenuti e servizi personalizzati.

Per questo – ha spiegato il direttore del product management Deep Nishar, la società ha lanciato Google Personalized Home e Gmail mobile, garantendo agli utenti mobili la possibilità di avere questi servizi direttamente sul cellulare, senza dover navigare siti diversi.

 

La seconda grande opportunità è quella dei servizi location-based, dedicati a tutti quegli utenti che cercano informazioni specifiche nel contesto di una determinata location.

Con Google Maps – ha spiegato Nishar – “possiamo mostrare all’utente che digita ad esempio la parola ‘cinema’, informazioni dettagliate sui cinema che si trovano nei paraggi, tipo l’orario degli spettacoli, i film in proiezione, e anche la possibilità di acquistare il biglietto direttamente dal telefonino”.

 

Al momento, per ottenere queste informazioni si deve digitare o il codice postale o uno specifico indirizzo, ma presto – grazie all’integrazione delle tecnologie GPS – il telefonino conoscerà esattamente la posizione dell’utente e questo renderà le cose molto più facili.

 

Il terzo assunto è che sul telefonino, non c’è una soluzione valida per tutti: quello che è popolare in un Paese, dunque, può non esserlo in un altro.

Nishar fa l’esempio degli sms: “sono molto popolari in Europa e lo stanno diventando anche negli Usa, ma in Giappone non sono usati più di tanto perché si preferiscono le email mobili, perciò non avrebbe senso lanciare un’applicazione di ricerca sms-based lì”.

Bisogna dunque assicurarsi che i servizi siano accessibili ovunque, ma che i prodotti siano confezionati su base locale.

 

Per monetizzare queste applicazioni, Google punta ovviamente sulla pubblicità, che sta testano – pare con successo – su diversi mercati, ma col passare del tempo, Nishar si dice certo che emergeranno nuovi modelli di business.

 

Il Ceo di Google, poco tempo fa aveva dichiarato che presto la pubblicità farà sì che i telefonini siano gratuiti per i consumatori.

Certo, ha spiegato ancora Nishar, è nell’interesse di tutti gli attori della catena assicurare che il più alto numero di persone possibile possieda un cellulare.

Ma il mercato mobile – a differenza di internet – ha un ecosistema ben definito fatto di costruttori, operatori, fornitori di contenuti e ora anche service provider che offrono le applicazioni.

 

Per fare in modo che i cellulari siano ancora più diffusi e i servizi più utilizzati si deve guardare all’esempio del Giappone, dove i dati sono molto utilizzati perché si sono creati modelli di business aperti che hanno incoraggiato l’uso dei servizi avanzati.

 

Occorre inoltre definire modelli tariffari che invoglino gli utenti a provare i nuovi servizi dati, che non sono solo il download di suonerie ma possono realmente offrire un valore aggiunto.

 

Per esempio gli utenti occidentali non sarebbero disposti o a pagare per leggere le news sul telefonino, accessibili gratuitamente dal web o in Tv.

I service provider – dice ancora Nishar – devono essere “smart”, fornendo gratuitamente questi servizi e applicando il giusto prezzo per quelli con un vero valore aggiunto.

 

Altro fattore da non sottovalutare è quello della trasparenza delle tariffe: gli utenti allo stato attuale, sanno che devono pagare per i servizi, ma non capiscono quanto. Gli operatori cominciano a comprenderlo e ad adottare strutture tariffarie semplificate, ma devono ancora lavorare molto per far comprendere agli utenti il vero valore dei servizi.

 

Superata l’iniziale diffidenza degli operatori, Google si è dunque lanciata a capo fitto sul mobile e Nishar anticipa che nel prossimo anno ci saranno nuove sorprese, dopo che quest’anno il gruppo ha iniziato a cogliere il frutto dell’intenso lavoro portato avanti negli anni scorsi.

 

 

 

27 novembre 2002 – 27 novembre 2006

      

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