3G: lo standard cinese pronto per le Olimpiadi, ma sarà un vero grattacapo per gli operatori

di Alessandra Talarico |

Mondo


TD-SCDMA

Entro l’inizio del prossimo anno il governo cinese rilascerà le licenze per la telefonia mobile di terza generazione, in tempo perché gli operatori possano sviluppare i servizi in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008.

La Cina, come è noto, ha sviluppato un proprio standard – il TD-SCDMA – che dovrebbe competere con gli standard globali W-CDMA (wideband CDMA) e CDMA2000 EV-DO (evolution data optimized), utilizzati nel resto del mondo.

 

Il TD-SCDMA è stato sviluppato per dare impulso all’industria tlc cinese e ridurre la dipendenza dai vendor stranieri: la maggior parte dei diritti della tecnologia sono detenuti da aziende locali e le origini dello standard fanno sì che molti dei maggiori player nella catena di valore del TD-SCDMA siano cinesi.

 

La Cina ha investito molto nello sviluppo di una tecnologia indipendente da quelle occidentali, annunciando anche che il governo si riservava il diritto di non imporre alcuna royalty sulla vendita. La mossa, visti anche i ritardi nell’implementazione dello standard, è stata subito indicata come un espediente per indurre le aziende occidentali ad abbassare le loro di royalties, che nel caso di Qualcomm vanno dal 5 al 6 per cento.

 

Secondo l’agenzia Xinhuanet, la Cina potrebbe risparmiare fino a 10 miliardi di dollari grazie a minori costi di importazione e a meno spese di royalty per il 3G, ma, secondo i dirigenti dei maggiori vendor mondiali, il TD-SCDMA difficilmente sarà assunto come standard nazionale e potrebbe avere piuttosto un ruolo complementare nelle reti basate sul favorito standard europeo WCDMA.

 

In ogni caso, lo standard locale potrebbe rendere la vita molto complicata agli operatori mobili del Paese che, per servire i loro 420 milioni di utenti, utilizzano il GSM o il CDMA, o entrambi.

 

Per poter offrire servizi 3G, dunque, gli operatori dovranno sviluppare reti ibride e telefonini che utilizzino sia lo standard locale che uno dei rivali. Unire le diverse tecnologie sarà un vero grattacapo per i carrier che rischiano di vedere lievitare i costi e la complessità della costruzione dei network andando al contempo a offrire un servizio di scarsa qualità.

 

Il nuovo standard dovrà essere affidabile e garantire economie di scala per raggiungere il successo, ma è ancora troppo giovane e poco testato sul campo per essere esportato così che, quand’anche arriverà sul mercato cinese, sarà difficilmente apprezzato da coloro che si trovano a dover viaggiare all’estero.

 

Resta poi il problema dei telefonini: i maggiori costruttori – da Siemens a Nokia, Motorola e NEC hanno già effettuato investimenti per milioni di dollari, ma difficilmente riusciranno a concepire modelli adeguati prima della fine del prossimo anno, mettendo in forse il debutto olimpico della tecnologia.

 

Facile o meno, tuttavia, nessuno vorrà farsi sfuggire il colossale mercato cinese: i costruttori coreani Samsung e LG per esempio, hanno già sviluppato e testato dei cellulari TD-SCDMA per conquistarsi le simpatie del governo di Pechino che sicuramente terrà i forte considerazione il loro impegno.

 

Entrambe le società stanno puntando al mercato di fascia alta e considerano il lancio del 3G in Cina come un’occasione per consolidare la propria quota di mercato globale oltre che per dimostrare una certa supremazia e flessibilità tecnologica.

La strategia è quella di infilarsi dovunque ci siano margini tali da giustificare gli sforzi economici e tecnologici e la Cina è sicuramente uno di quei posti.

 

L’incognita da valutare sarà ovviamente quella dell’accoglienza che il pubblico riserverà al 3G. Secondo gli osservatori la domanda di servizi multimediali è già molto forte e per quelli che vogliono migliori servizi dati ma non possono permettersi un telefonino 3G, le compagnie telefoniche locali continueranno a sviluppare le reti 2G esistenti.

 

 

 

27 novembre 2002 – 27 novembre 2006

      

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