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Il mobile entertainment rappresenta un mercato potenzialmente molto profittevole, ma gli operatori e i fornitori di contenuti dovranno superare una serie di problematiche tecniche, regolatorie e sociali per poterne realizzare il pieno potenziale.
È questa la valutazione degli analisti di Analysys, secondo cui il mercato dell’intrattenimento mobile – che nel 2005 rappresentava appena il 4% dei profitti mobili totali e il 19% del segmento non-voice – ha un considerevole potenziale di crescita nei prossimi 5 anni.
Gli operatori sono infatti alla ricerca di nuovi servizi che possano valorizzare al massimo la capacità delle reti 3G e oltre. Le offerte spaziano dalla Tv mobile al download di musica e video, dai giochi alle scommesse interattive.
Considerare il telefonino come uno dei tanti canali di distribuzione di contenuti ‘rivisitati’ allo scopo, tuttavia, non è abbastanza: bisogna infatti pensare al mobile entertainment come un mondo a sé stante e che dunque ha bisogno di un ecosistema completo e funzionale.
Operatori e costruttori devono assicurarsi – oltre ai contenuti adeguati – anche metodi di ricerca semplici e modelli di business chiari, in modo che i consumatori non siano spiazzati e non incontrino alcuna difficoltà quando intendono comprare un contenuto.
Per raggiungere questi obiettivi, c’è bisogno della collaborazione di tutti: produttori, operatori, marketer e creatori di contenuti.
La storia dell’entertainment, del resto, parla chiaro: gli operatori non possono chiudersi nel loro walled garden, ma – al contrario – devono aprirsi alle partnership con i distributori, sulla base di accordi che vadano a vantaggio di tutti e soprattutto degli utenti che chiedono sì contenuti, ma di una qualità tale che li convinca definitivamente a considerare la visione sul piccolo schermo dei cellulari conveniente e utile.
In questo contesto, gli operatori non brillano certo di lungimiranza, avendo finora considerato ogni intromissione dall’esterno come una vera e propria minaccia al proprio business.
Denuncia ad esempio un dirigente di Google che le società telefoniche hanno tentato di fare pressioni sul gruppo per bloccare il download del servizio mobile Google Maps, che dà accesso a mappe interattive e immagini satellitari e include anche risultati di ricerca, dettagli relativi a business locali e itinerari stradali.
Un’ingerenza che, secondo Chris Sacca, responsabile delle iniziative speciali di Google, potrebbe avere “serie conseguenze” sullo sviluppo del settore dei contenuti mobili.
L’unione di intenti tra l’industria dell’entertainment e quella delle comunicazioni mobili è cruciale per la creazione di contenuti appropriati al mezzo: i prodotti di entertainment attualmente in circolazione sono infatti “completamente inutili” nell’ottica della distribuzione mobile, che necessita innanzitutto di interattività e, poi, di materiali originali, completamente differenti da quelli predisposti per gli altri segmenti del mercato.
Un’esigenza di apertura espressa in diverse occasioni da molte web company, che hanno criticato l’eccessivo protezionismo delle società telefoniche le quali pretendono – anche di fronte alle evoluzioni del settore – di continuare ad esercitare il controllo esclusivo degli utenti e di quello che vogliono vedere.
Cosa succederà, si chiedono altri, quando il protocollo IP arriverà anche sui cellulari e gli utenti potranno utilizzarli per bypassare le reti tlc e telefonare via internet?
Alcuni operatori non considerano affatto il VoIP una minaccia per l’industria mobile.
Secondo Vodafone, ad esempio, “Il VoIP non è un servizio, ma semplicemente una tecnologia utilizzata per fornire un servizio telefonico a prezzi ridotti”. Un problema che si può risolvere semplicemente “tagliando i prezzi dei servizi voce”.
Una strada sicuramente percorribile, ma gli operatori dovranno lavorare fin da ora per assicurarsi che quando questa misura dovrà essere per forza di cose attuata, essi avranno a disposizione un bouquet di offerte dati in grado di controbilanciare i mancati introiti legati ai servizi voce.
27 novembre 2002 – 27 novembre 2006
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