Italia
Contenuti digitale e comunicazione elettronica sono stati i temi del convegno “Circolazione dei media digitale, concorrenza, reti“ organizzato dall’ISIMM e da Digital Media in Italia (DMIN.IT), che si è tenuto a Roma e che ha coinvolto addetti ai lavori ed esperti del settore. Lo spunto del confronto è stato offerto dalla pubblicazione del documento Azioni per un Italia leader nei media digitali elaborato, appunto, dal DMIN.IT coordinato da Leonardo Chiariglione.
I lavori sono stati aperti da un intervento di Enrico Manca, Presidente dell’ISIMM, che ha sottolineato i punti forti di una proposta articolata in tre punti. Infatti, il documento propone innanzitutto “…la individuazione di una politica di gestione della comunicazione elettronica, un tema da cui scaturisce un dibattito, a tratti anche aspro, ma che non può prescindere dalla consapevolezza che Internet va considerandosi sempre più come bene comune …“.
Il secondo punto guarda ai caratteri imprescindibili: “…di una piattaforma aperta, di una consapevolezza piena del ruolo dei contenuti digitali (…), alla condivisione di standard e all’interoperabilità dei servizi, che sono di fondamentale importanza nella fase di sviluppo di nuovi mercati e tecnologie“.
Il terzo punto affronta il tema delicato dei sistemi di pagamento in rete: “…Siamo un paese storicamente diffidente verso la plastic money nei pagamenti, specie se di piccolissimo importo. Questo terzo punto propone un sistema che faciliti le transazioni, affidandosi ad una parte terza che intermedi tra il conto corrente o la carta di credito del cliente e l’offerente del bene o servizio“.
Andiamo dunque nel merito della proposta illustrata da Leonardo Chiariglione, CEO di CEDEO.net, ed artefice e coordinatore del gruppo DMIN.IT.
DMIN.IT è un gruppo interdisciplinare, aperto, senza scopo di lucro che ha l’obiettivo di “…definire aree di intervento che consentano all’Italia di acquisire un ruolo di primo piano nello sfruttamento del fenomeno globale Digital Media“.
Per Chiariglione i Digital Media sono: “…i contenuti espressi in bit, quindi trasportabili su reti digitali, elaborabili fruibili attraverso dispositivi programmabili (…) essi modificano i ruoli e le modalità operative delle catene del valore tradizionale”.
Il concetto chiave della proposta di DMIN.IT è, secondo Chiariglione, di “…poter assicurare a tutti coloro che producono e distribuiscono tali beni una giusta remunerazione (…) tenendo in conto dell’esigenza di sviluppare e proteggere due prerogative: la libertà delle imprese e libertà di accesso ai contenuti per i consumatori…“
Chiariglione ha puntato maggiormente l’attenzione su: valorizzazione della modalità di offerta dei contenuti, accesso alle reti a larga banda, infine affermazione dei servizi a pagamento. Ha poi fatto riferimento all’adozione di un “…Digital Right Management interoperabile (DRMi), pubblico, realizzato con codice sorgente aperto, non prescritto ad un customer particolare“. Questo permetterebbe la creazione di una tecnologia standard offerta da più operatori, in grado pertanto di aumentare la competitività del sistema nazionale nel suo complesso.
In tal senso la proposta di DMIN.it vuole essere un modello unificante: “…per creare un mercato omogeneo di 60 milioni di utenti fruitori di contenuti, ma anche un mercato a base ampia fatto non solo di consumatori potenzialmente capaci di diventare essi stessi creatori di contenuti“.
Secondo punto qualificante della proposta è quello della rete aperta, consistente nel prevedere una modalità di offerta di servizi di rete che preservi, almeno in parte, la ormai sempre più invocata net neutrality, ovvero una velocità ed un profilo della rete indipendente dai contenuti che sta trasmettendo. Per questo Chiariglione: “…chiede agli operatori a larga banda di dare all’utente la possibilità di richiedere, se lo desidera, un puro accesso service agnostic“.
Il terzo aspetto su cui si è soffermato Chiariglione è stato quello dei servizi di pagamento per i beni digitali. In questo settore è necessario creare un sistema che faciliti le transazioni, che agevoli le microtransazioni e che punti alla riduzione degli attuali costi di gestione.
La proposta propone così un modo capace di trattare cumulativamente alla fine di un periodo di tempo prestabilito, per esempio un mese, tutte le transazioni svolte in quel lasso di tempo, anziché evaderle individualmente man mano che vengono effettuate.
Dopo la fase descrittiva del progetto, Chiariglione ha chiesto alle istituzioni di sostenere l’iniziativa e di prefigurare una sede di confronto: “…Abbiamo definito un insieme di soluzioni, individuando dei punti di criticità e degli obiettivi specifici (…) ora vogliamo capire quali siano i referenti istituzionali, affinché si possa aprire un tavolo di confronto.…“
Un plauso alla proposta di Chiariglione è venuta subito dai Commissari dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni presenti al convegno.
Secondo Nicola D’Angelo: “…Per la prima volta vi è un contributo propositivo ed un’analisi dettagliata sui contenuti e sul loro rapporto con il mercato e la tecnologia (…) Oggi i processi di valorizzazione commerciale del prodotto digitale sono in difficoltà sia per una certa incapacità degli operatori alternativi di reggere la concorrenza sia per l’incapacità degli organi regolatori di mettere in pratica le leggi (…) E’ necessario un dibattito sulla rete e sull’accesso ad essa: da una parte dobbiamo applicare le regole già scritte, dall’altro dobbiamo stabilire soluzioni di tipo alternativo“.
Secondo D’Angelo, il modello proposto “…può produrre dei vantaggi, ma va approfondito“.
D’Angelo si è poi interrogato sulle future modalità dei servizi di rete, tarate su sistemi proprietari oppure su sistemi aperti: “…Quando si è tentato di imporre il decoder unico, si sono avuto dei problemi regolamentari…”
Per D’Angelo: “In futuro i servizi di rete si avvieranno su un doppio livello: chi potrà accedere ai contenuti a pagamento e chi non potrà accederci. Ed è un aspetto che dobbiamo tenere in considerazione…“.
Plauso alla proposta di Chiariglione anche da parte di Enzo Savarese, l’altro Commissario presente all’incontro. Per Savarese, questa nuova proposta, : “… lancia un ulteriore sasso nello stagno appiattito che vede al centro l’assetto della rete (…) Dobbiamo porci il problema se vogliamo una società di eguali o una società in cui i competitori abbiano le stesse possibilità di accesso al mercato…“.
Secondo Savarese. in questo dibattito: “…il problema del contenuto non va sottaciuto. La catena del valore non è solo una catena distributiva in cui alla fine ci sta la distribuzione di altri modelli“.
La proposta di Chiariglione è dotata di un certo appeal: “…la public company potrà essere una rete in cui partecipano tutti i player con regole di accesso dettate dall’esterno, in modo da favorire l’infrastrutturazione (…) Abbiamo la necessità di favorire la concorrenza e che i consumatori abbiano da guadagnare in questa spinta concorrenziale…“
Si è passati cosi ad una tavola rotonda con i principali interlocutori istituzionale ed aziendali.
Per Andrea Valboni, Chief Technology Officer di Microsoft Italia, anche alla luce del recente aacordo siglato con la Novell per l’incontro tra il sistema Windows con l’Open Source: “..in questo momento il libero accesso ai contenuti della rete è un bene da conservare (…) L’idea di una piattaforma digitale interoperabile è una proposta intelligente e da perseguire. Dà la possibilità all’utente di accedere in modo esponenziale ai contenuti…”.
Valboni si è dichiarato favorevole all’Open Standard, un sistema le cui specifiche possono essere implementate dall’azienda che le usa: “…Dobbiamo sviluppare un mercato in accordo ai modelli di business adottati dai differenti operatori. Il sogno è arrivare ad un sistema reale di piena interoperabilità…“.
Per Andrea Camanzi, Presidente del comitato dell’OCSE, BIAC/ICCP, la proposta di Chiariglione “…è l’occasione di identificare una politica industriale orientata alla crescita (…) Oggi l’industria delle telecomunicazioni è strutturata su tre livelli: vi è il livello delle infrastrutture di rete, non solo quelle di accesso; poi vi sono gli utenti intermedi come la Web Industry che non è presente in Italia (…) infine vi sono le applicazioni che rappresentano una risorse importante nel mercato del digital media“.
“Massimo interesse a sostenere il tavolo proposto” – è stata la risposta di Antonia Recchia, del Ministero dei beni Culturali. “…Il progetto di DMIN.IT può valorizzare il nostro patrimonio e la nostra identità. Ora stiamo lavorando alla costruzione di una European Digital Library (…) l’Italia è leader nella redazione di linee guida per la costruzione di siti web di istituzioni culturali. Il modello di gestione del patrimonio culturale ci viene richiesto da Paesi quali l’India, Giappone e Cina…“
Per la SIAE, qui rappresentata da Manlio Mallia: “…La cosa più importante è massimizzare la circolazione del digital media in forma legale. I creatori delle opere devono essere remunerati. La SIAE non può non seguire con grande interesse queste iniziative (…) Il consumatore non è certo il nemico, ma l’effettivo arbitro della partita. Per noi questo processo di interoperabilità deve essere fatto nel breve periodo”.
E’ quindi intervenuto Gustavo Olivieri, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, per il quale: “…Oggi abbiamo il buon esempio del software Open Source che, nato come un’utopia, ha oggi dimostrato come l’unico modello valido non sia solo quello proprietario (…)”. Per la realizzazione di tale modello, Olivieri ha detto di non invocare ad ogni costo l’intervento dall’alto del legislatore. “..Se vi è convenienza per le imprese, dobbiamo lasciare a loro il compito di rimuovere gli ostacoli e suggerire modelli alternativi…“.
Per Massimo Messina di Banca Intesa “…la propensione al pagamento è legata alla facilità con cui questo avviene. (…) La semplicità, l’abbassamento del rischio, l’invito all’ordine sono aspetti importanti da considerare (…) Per i pagamenti, parlerei di smaterializzazione, piuttosto che di virtualizzazione, del denaro. In questo modo possiamo eliminare alcuni ostacoli e porre attenzione al problema del credito…“
Per Piero Poccianti, del Gruppo Monte dei Paschi di Siena, “…quando si parla di contenuti digitali bisogna guardare non solo ai contenuti, ma anche ai servizi. Siamo interessati a che la gente acceda alla banca ovunque si trovi ed in ogni modalità oggi offerta dalla tecnologia…“. Poccianti ha suggerito un sistema di pagamento interoperabile, auspicando una soluzione italiana per i micropagamenti “…capace di imporsi anche all’estero…“.
Eugenio Prosperetti dell’ISIMM che ha invitato ad una riflessione profonda sull’applicazione del Digital Right Management: “…oggi il Digital Right Management è confinato solo al diritto d’autore (…) Lo conosciamo solo come misure tecnologica di protezione. Vi sono alcune aree che il DRM non è mai stato applicato oppure applicato male…”.
Le conclusioni al ricco dibattito sono state affidate a Luigi Vimercati, Sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni, che ha fortemente sottolineato tre aspetti: “…la centralità dell’utente, (…) il tema della concorrenza, il cui valore in Italia è tutt’altro che scontato, ed un’enfasi sui contenuti, i quali oggi sono una questione fondamentale sull’annosa questione del digitale…“
Vimercati ha poi continuato: “…La proposta di Chiariglione ci sollecita ad andare avanti. Questa rivoluzione in cui siamo immersi è già realtà, è un pezzo di modernizzazione del sistema paese su cui dobbiamo ancora investire tanto (…) Quando parliamo di innovazione del settore delle telecomunicazioni dobbiamo guardare a delle soluzioni concrete…“.
Vimercati si è infine soffermato su un tema a lui molto caro e sul quale non manca di intervenire con determinatezza: quello del possibile digital divide italiano nel consumo dei contenuti: “…Mi sta a cuore la questione sulla presenza di contenuti a pagamento e contenuti free… occorre un approccio che non dimentichi il concetto di servizio universale…. non possiamo pensare ad un Paese diviso tra utenti in upper class ed utenti in una low class…“.
27 novembre 2002 – 27 novembre 2006
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