Italia
In vista dell’implementazione del sistema eCall, un servizio paneuropeo di chiamata d’emergenza a bordo dei veicoli, il gruppo europeo dei Garanti Privacy ha elaborato una serie di linee guida per tutelare la riservatezza delle molteplici informazioni personali che gli utenti dovranno fornire per la riuscita del progetto.
Il sistema eCall – che si iscrive nel quadro dell’iniziativa eSafety – entrerà in vigore dal 1° settembre 2010 e, in caso di incidente, consentirà al dispositivo a bordo dell’automobile di eseguire una chiamata di emergenza trasmettendo i dati direttamente alla centrale del 112 (numero di emergenza europeo) competente.
Il sistema può essere attivato manualmente ma, in caso di incidente grave, la chiamata è inoltrata automaticamente, fornendo informazioni accurate – ora, localizzazione del veicolo e direzione di guida sulla base del sistema GPS, identificativo del veicolo, indicatore della gravità dell’incidente – per accelerare l’intervento dei servizi di soccorso.
Sulla base di accordi specifici tra il proprietario del veicolo e soggetti terzi come le compagnie assicurative, officine o enti previdenziali, è inoltre possibile, inviare un set ulteriore di informazioni (Full Data Set). I principi fondamentali alla base del sistema sono stati fissati da un Memorandum d’Intesa fra la Commissione europea, le case produttrici di automobili e gli Stati membri della Ue.
Si calcola che l’implementazione del sistema eCall sulle vetture permetterà di dimezzare i tempi di intervento a seguito degli incidenti stradali, riducendo i decessi da essi causati dal 5 al 10%.
Il progetto ha dunque una valenza sociale molto alta, ma – dicono i Garanti Ue – la sua attuazione, “in considerazione delle molteplici implicazioni relative alla protezione dei dati personali degli utenti e dei proprietari coinvolti…non può comportare una riduzione delle garanzie fissate nella Direttiva europea sulla protezione dei dati e nelle leggi nazionali in materia”.
Così come è configurato, il sistema eCall non presenta divergenze con la direttiva sulla protezione dei dati, innanzitutto perchè presuppone la chiara indicazione della titolarità del trattamento dei dati trasmessi (il servizio pubblico cui faranno capo le chiamate provenienti dai veicoli) e per il fatto che il veicolo non è tracciato dal sistema GPS in maniera continua. Le ultime tre posizioni rilevate per localizzare il veicolo sono infatti inviate al 112 soltanto in caso di incidente, mentre le altre non vengono memorizzate in alcun database.
Giudicato positivamente dai garanti anche il fatto che la configurazione del sistema non sarà obbligatoria ma volontaria: le case produttrici non dovranno dunque integrare per forza eCall sulle nuove automobili, lasciando l’utente libero di utilizzare o meno il sistema.
Il Gruppo ritiene tuttavia che ci siano dei punti da potenziare per migliorare la tutela della privacy.
Indipendentemente dalla configurazione volontaria o meno dell’installazione, il proprietario del veicolo o chi lo sta guidando deve avere la possibilità di attivare o disattivare il sistema in modo semplice e chiaro.
Non si può dunque “prescindere dal requisito del consenso ai fini dell’utilizzazione del sistema”, dicono i garanti.
In caso l’utente decida di usare il Full Data Set – di inviare quindi notizie aggiuntive a soggetti terzi – devono essere previste maggiori garanzie, nel rispetto dei principi di proporzionalità e pertinenza del trattamento.
“In particolare – spiegano i garanti – devono essere comunicate solo le informazioni strettamente necessarie per le sole finalità che gli specifici soggetti terzi perseguono”.
Infine bisogna stabilire ulteriori garanzie nel caso in cui, magari per ragioni tecniche, fosse prevista l’installazione obbligatoria del dispositivo eCall sui veicoli europei anche, concludono i garanti, “per evitare forme indebite di sorveglianza degli utenti e trattamenti ulteriori dei dati generati dal sistema”.
Il numero di emergenza 112 è disponibile in tutti gli Stati membri. Tuttavia, il sistema di risposta e di gestione delle chiamate (PSAP) è operativo in soli 15 Stati membri, mentre negli altri 10 sono presenti carenze in ambito linguistico e/o organizzativo. Inoltre, sono soltanto 10 gli Stati membri che hanno completato il processo di ubicazione del chiamante (E112) e che hanno attivato in modo adeguato l’informazione e la promozione del 112.
L’Italia non è fra questi e a ottobre la Commissione ha inviato al nostro Paese un parere motivato, a seguito di una prima comunicazione voluta espressamente dal Commissario Viviane Reding, che ha spiegato che il numero unico di emergenza 112 è “un servizio molto importante per i cittadini dell’Unione”, dal momento che “la possibilità di localizzare chi effettua le chiamate d’emergenza permette di salvare delle vite”.
In base ai dati del Parlamento europeo, il servizio eCall, potrebbe salvare fino a 2.500 vite ogni anno e comportare una riduzione della gravità delle ferite anche del 15%. Il sistema, infatti, potrebbe consentire di ridurre i tempi di reazione agli incidenti del 40% circa nelle aree urbane e del 50% circa nelle zone rurali.
Il commissario Reding ha dunque invitato gli Stati membri a “non ritardare ulteriormente i cambiamenti necessari affinché queste procedure, come altre azioni in corso, vengano chiuse”.
Nel frattempo, il Senatore Roberto Manzione ha presentato un’interrogazione al Governo, chiedendo di conoscere gli interventi previsti per la realizzazione della prima centrale operativa unica italiana del 112 a Salerno.
Il progetto, che prevedeva l’estensione del progetto alle province di Palermo e Catanzaro e per il quale è stato ottenuto dal CIPE un finanziamento di 9,7 milioni di euro complessivi, già in fase avanzata di attuazione, si è infatti arenato e Manzione chiede al Presidente del Consiglio e ai Ministri per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e delle comunicazioni di conoscere quale sia il suo destino.
27 novembre 2002 – 27 novembre 2006
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