Rai: si torna a parlare di privatizzazione. Catricalà, ‘Servizio pubblico ai privati, ma con contratti di servizio stringenti’

di Raffaella Natale |

Italia


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Privatizzare la Rai o no? E’ una domanda che in molti si fanno davanti alla nuova strategia decisa dal DDL Gentiloni, che riforma il sistema radiotelevisivo, escludendo l’ipotesi di far passare in mani private il servizio pubblico.

L’ultimo faccia a faccia sulla questione è quello tra il Ministro per lo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, e il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà.

 

Il Ministro ha risposto alle dichiarazioni di Catricalà, preoccupato dai freni che ci sono stati alle liberalizzazioni in Italia, asserendo che le liberalizzazioni “…sono un cantiere sempre aperto, il processo è difficile: non si cambiano le cose in colpo solo“.

“Nessuno mi chiede come stanno andando le liberalizzazioni presenti in Parlamento – si è lamentato Bersani – dove abbiamo un pacchetto che può cambiare molte cose nel Paese”.

“Se non ci si occupa di ciò che è in Parlamento – ha aggiunto il Ministro – quelle riforme finiranno nel fosso, perché senza opinione pubblica attenta i processi non vanno avanti”.

“Stiano tutti tranquilli – ha assicurato infine Bersani – il Governo andrà avanti con ulteriori proposte e iniziative: entro dicembre credo che potrà essere affrontata e varata dal CDM la riforma delle professioni”.

 

Proprio riguardo alla Rai, il presidente dell’Antitrust ha detto chiaramente che dovrebbe essere privatizzata, andando contro la linea sostenuta dall’attuale Governo che, diversamente dal centrodestra, non sposa l’idea di affidare ai privati, nemmeno in parte, il servizio pubblico.  

 

“Secondo me  – ha dichiarato senza mezzi termini Catricalà – la Rai deve essere privatizzata“. Aggiungendo, “Credo che il servizio pubblico, possa essere svolto anche da uno o più privati, ma servono contratti di servizio stringenti“.

 

Nei giorni scorsi, sulla proposta di privatizzare Rai1, avanzata dal leader dell’UDC, Pier Ferdinando Casini, è intervenuto il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, che ha evidenziato: “…Mi sembra un po’ tardi per accogliere una proposta che arriva da persone che hanno governato negli ultimi 5 anni. Sembrano aver trovato l’uovo di Colombo”.

 

E ha spiegato: “Di solito, questa proposta fa riferimento al modello francese. Lì ci fu un esperimento interessante, ma non c’era situazione di duopolio. Rinunciare alla principale rete pubblica, in sistema di duopolio come il nostro, sarebbe squilibrare tutto il sistema a favore delle reti Mediaset e di quelle commerciali. Io credo invece – ha precisato il Ministro – che la strada più adeguata sia bilanciare il duopolio”.

“Sposo l’impostazione che vuole il disarmo parziale dei due poli – prosegue Gentiloni – anche perché il nostro sistema è quello in cui nelle mani dei due maggiori operatori c’è il più alto tasso di concentrazione: l’85% degli ascolti, il 90% delle frequenze e il 95% della pubblicità”.

 

Una concentrazione media del 90%, dunque, mentre negli altri Paesi “…è di circa il 50%“. Dunque, aprire il mercato ma “non come riduzione dell’offerta televisiva, ma proiettando questa idea nel futuro, e quindi attraverso l’apertura ad altri protagonisti. Non riducendo, dunque, ma aumentando l’offerta”.

Gentiloni ha sottolineato di non condividere l’ipotesi di aprire il mercato “privatizzando“. Anche perché, ha spiegato, “saremmo l’unico Paese europeo a rinunciare a una Tv pubblica”.

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