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Tv senza Frontiere: si allarga il confronto. Gentiloni, ‘Necessario individuare nuove regole per i New Media’

Unione Europea


E’ scontro a Bruxelles sulla Direttiva ‘Tv senza Frontiere’, mentre si attendono i risvolti in Commissione Cultura dell’Europarlamento riguardo al testo su cui i 25 Paesi membri hanno raggiunto un primo consenso, per poi approdare alla sessione plenaria di dicembre. Ma per l’adozione finale della nuova Direttiva, che riformerà il mercato audiovisivo europeo, bisognerà aspettare la prossima primavera.

Il Consiglio Ue, da parte sua, dovrebbe formalizzare la propria ‘posizione comune’ in primavera, probabilmente a maggio, sotto presidenza di turno tedesca.

Il Parlamento Ue si ieri è subito diviso sulle nuove disposizioni, soprattutto per quanto concerne la cadenza e il tipo degli spot pubblicitari.

 

Intervenendo stamani al Convegno “Televisione e minori. Benefici e rischi”, il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, è tornato sull’argomento e ha sottolineato la maggiore qualità nei programmi per l’infanzia e attenzione alle “sfide inedite” che i new media ci propongono. E’ il doppio binario che, secondo il Ministro bisogna seguire per garantire una maggiore tutela dell’infanzia rispetto al mondo della televisione, e non solo.

Gentiloni ha ribadito la necessità di “aggiornare” le regole già esistenti per renderle efficaci nella sfida proposta dai “nuovi mezzi di comunicazione non lineari“, dove “il terreno è meno arato e le regole meno definite“. In questo senso, Gentiloni ha ricordato l’impegno europeo attraverso la Direttiva ‘Televisioni senza frontiere’ sull’individuazione di regole “oltre che per i mezzi classici, per i new media a cominciare dai telefonini e dalla rete“.

Naturalmente – osserva Gentiloni – resta centrale nel nostro Paese il ruolo della Tv generalista”. In questo senso, il Ministro chiede che “…si rafforzi la qualità dei programmi destinati ai minori e le nostre capacità di tener d’occhio il tema della pubblicità, al di là della quantità, su cui il Governo sta intervenendo, la qualità che è molto rilevante”.

 

Ieri a Bruxelles, sul tema erano stati presentati quasi mille emendamenti, in parte sostituiti da una cinquantina di proposte di compromesso. Le votazioni hanno richiesto quasi due ore e il quadro che ne è uscito è abbastanza complesso, per cui saranno decisivi il dibattito e il voto in plenaria previsto per una delle prossime sessioni.

Dalle varie votazioni è emersa una maggioranza favorevole alla revisione della Direttiva con l’estensione della regolamentazione ai nuovi servizi quali i programmi che consentono al telespettatore di scegliere direttamente il suo programma e la Tv sul portatile.

Maggioranza favorevole anche a derogare ai Governi nazionali la possibilità di fissare certe regole, inclusa quella sulla incompatibilità tra l’attività politica e la proprietà di una televisione.

Era stato, infatti, presentato l’emendamento di cinque eurodeputati del centrosinistra che mira a proibire la proprietà di emittenti televisive ai detentori di cariche pubbliche, ai loro familiari fino al secondo grado di parentela e alle società da loro controllate.

Tra gli eurodeputati resta aperta la questione sulla riduzione a 30 minuti del tempo minimo ammesso tra uno spot pubblicitario e l’altro e quella sulla propaganda nei programmi destinati ai ragazzi. Socialisti, Verdi e Sinistra unitaria preannunciano battaglia contro la proposta che, hanno rilevato alcuni parlamentari, “colpirebbe l’integrità di certi programmi e farebbe evolvere l’Europa verso una televisione all’americana”.

 

Delusione da parte del Ministro Gentiloni per quanto riguarda le nuove norme, meno severe di quelle attualmente in vigore, sull’affollamento orario degli spot pubblicitari, sulle telepromozioni e sui minispot nei programmi sportivi. Per Gentiloni, il compromesso, promosso dalla presidenza di turno finlandese dell’Ue, ha apportato solo un paio di miglioramenti “significativi ma non decisivi”.

L’Italia, comunque, non ha votato contro ma ha espresso alcune riserve, mentre si sono opposti al compromesso Svezia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Belgio, Lussemburgo e Austria.

 

Nella sostanza, nel testo di compromesso del Consiglio resta invariato l’orientamento proposto inizialmente dalla Commissione europea verso la deregolamentazione delle norme e dei limiti sulla pubblicità televisiva.

Le differenze più importanti fra i due testi riguardano: il tempo minimo che deve trascorrere tra un’interruzione pubblicitaria e la seguente; il capovolgimento dell’approccio sul cosiddetto product placement.

 

Diversamente da come voleva l’Italia, sul primo punto, il compromesso allarga le maglie, fissando in 30 minuti l’intervallo minimo tra due spot, ma solo all’interno delle trasmissioni per bambini, i film, i notiziari e i programmi d’attualità. La Commissione aveva proposto un limite più severo di 35 minuti. Per questo tipo di programmi, invece, la normativa corrente impone minimo 45 minuti di intervallo tra due interruzioni pubblicitarie. Inoltre, né il testo del Consiglio, né quello della Commissione pongono limiti riguardo alle trasmissioni di altro genere, mentre con la Direttiva attualmente in vigore sono richiesti 20 minuti almeno tra due interruzioni.

Il Consiglio Ue non modifica l’abolizione, chiesta dall’Esecutivo Ue, del limite massimo giornaliero di tre ore per la pubblicità applicato dalle norme in vigore. Resta, invece, (come voleva la Commissione) il limite orario attuale di 12 minuti al massimo per ogni ora come tempo totale degli spot.

 

Quanto alle modifiche relative al product placement, il Ministro Gentiloni si è dichiarato, invece, soddisfatto: mentre la Commissione voleva autorizzare questa specifica pratica pubblicitaria, sottoponendola ad alcuni limiti, il testo del Consiglio la vieta in generale, ma consentendo deroghe agli Stati membri che lo vogliano, che dovranno così promulgare delle legislazioni nazionali specifiche. Il Ministro ha già fatto sapere che l’Italia non lo farà.

Un miglioramento rispetto alle precedenti norme, ha sottolineato Gentiloni, che invece “autorizzavano il product placement e prevedevano delle deroghe in caso di divieti. Adesso viene ribaltato l’onere della prova“.

 

Noi – ha detto Gentiloni ai colleghi europei – siamo in linea di massima contrari all’impiego di questa pratica. Abbiamo quindi apprezzato i miglioramenti contenuti nel compromesso che introduce un divieto generale con la possibilità di deroghe. Crediamo però tali deroghe potrebbero essere meglio definite e comunque ristrette a un numero più limitato di casi”.

 

La Direttiva oggi in vigore non menziona e quindi non disciplina il product placement, di cui sono “infarciti” i film e telefilm americani, come ha ricordato il Commissario Ue per la Società dell’informazione e Media, Viviane Reding, difendendo le nuove norme in conferenza stampa.

 

Una terza modifica rispetto al testo originario della Commissione, che va parzialmente nel senso richiesto dall’Italia, è l’abolizione di un “considerando” della Direttiva che avrebbe dato una sorta di statuto privilegiato alle telepromozioni, escludendole de facto dai limiti imposti a tutte le altre forme di pubblicità.

La cancellazione di questo considerando non basta però a far rientrare le telepromozioni nel limite orario di 12 minuti, come chiedeva Gentiloni.

“Esiste il rischio – aveva avvertito il Ministro nel suo intervento in Consiglio – che forme di pubblicità come le telepromozioni, largamente utilizzate in Italia, possano essere usate come strumento per aggirare il limite orario”.

In pratica, secondo il testo di compromesso, telepromozioni e televendite saranno calcolate ai fini degli intervalli minimi all’interno delle trasmissioni “protette” (a cui si applica il limite di 30 minuti), ma non prese in considerazione nel computo dei 12 minuti di durata massima oraria.

 

A margine della riunione, Gentiloni ha sottolineato che “…il Governo italiano ha delle riserve significative legate all’eccessiva liberalizzazione pubblicitaria”. Serve “…una maggiore limitazione degli spot e delle telepromozioni, in particolare in certe fasce protette e su questo chiediamo all’Europa di fare di più”, ha aggiunto. I dubbi maggiori di Roma sono legati alla questione “dell’affollamento pubblicitario“.

Ma non solo. “…Riteniamo che la pausa di 30 minuti tra le interruzioni pubblicitarie per alcuni tipi di trasmissioni, come quelle per i bambini, sia troppo breve”, ha detto Gentiloni.

La “nostra preoccupazione – ha ribadito – è evitare che vi sia un eccessivo aumento dello spazio pubblicitario“. Certo nel testo della nuova Direttiva, ha proseguito il Ministro, “…c’è un tentativo di compromesso tra gli interessi delle Imprese e quello dei consumatori, ma secondo noi questo equilibrio non viene pienamente raggiunto in materia di pubblicità”.

 

“Senza le modifiche da noi richieste – ha concluso il Ministro nel suo intervento al Consiglio – avrei difficoltà a dare l’assenso dell’Italia al progetto di compromesso proposto dalla presidenza finlandese”.

L’Italia perciò, ha annunciato Gentiloni, riserverà la propria posizione “…fino al momento in cui sarà noto l’orientamento del Parlamento europeo”, che vota la sua posizione in prima lettura sulla direttiva a metà dicembre.

 

Pronta la replica della presidenza finlandese sul nodo degli spot. “Non ritengo che queste misure aumentino la pubblicità, non ho constatato che questa proposta aumenti gli spot” ha detto il Ministro per le Comunicazioni di Helsinki, Susanna Huovinen, durante la conferenza stampa a margine dei lavori.

Sulla stessa linea il commento di Viviane Reding: “No c’è il rischio di essere inondati dalla pubblicità”.

 

Nessun cambiamento sostanziale, invece, è stato apportato alle regole da applicare ai cosiddetti minispot, ovvero le interruzioni pubblicitarie di brevissima durata, attuate soprattutto nei programmi sportivi.

La Direttiva in vigore precisa che “le forme isolate di pubblicità devono restare un’eccezione“, e per aver violato questa norma l’Italia ha una procedura d’infrazione pendente da parte della Commissione.

Quest’ultima propone ora di autorizzare i minispot nelle trasmissioni sportive, mentre il Consiglio Ue usa una formula inversa ma equivalente, prevedendo che siano “vietati, salvo che per gli eventi sportivi“.

 

La Commissione Ue ha accettato tutte le modifiche apportate dal compromesso del Consiglio alla proposta originaria, tranne una: quella che ha cancellato la richiesta di rafforzare e rendere totalmente indipendenti, strutturalmente e operativamente, le ‘Authority’ regolatrici delle comunicazioni. Le Authority vigilano sull’applicazione della Direttiva ‘Tv senza Frontiere’ e il loro rafforzamento comporterebbe maggiori garanzie del rispetto dei limiti imposti alla pubblicità nelle trasmissioni televisive. Gentiloni aveva appoggiato, su questo punto, il testo della Commissione.

 

Altro elemento di novità, la Commissione ha proposto di sottoporre i video web, forma di comunicazione che ha conosciuto uno sviluppo incredibile negli ultimi mesi grazie a siti come YouTube, agli stessi controlli in vigore per i contenuti e la pubblicità della televisione. Tra i maggiori oppositori del provvedimento ci sono Spagna e Regno Unito che parlano di una legge in grado di mettere in pericolo l’industria europea dei contenuti. Fonti diplomatiche spagnole, intervistate dal quotidiano El Pais, hanno sottolineato come sia “…impossibile e controproducente” provare a controllare internet, perché “gli operatori del settore potrebbero facilmente scegliere di indirizzare la propria attività fuori dall’Unione europea“. Più disponibili alla discussione sono invece Germania, Belgio e Francia, d’accordo sulla necessità di una definizione “comune e ampia” del servizio audiovisivo, quasi indipendentemente dalla normativa che la realizzerà.

 

Altro punto importante riguarda la suddivisione del mercato televisivo in servizi “lineari” (per es. la trasmissione programmata via la Tv tradizionale, Internet o i telefoni cellulari, che “mandano” i contenuti agli utenti) e servizi “non lineari“, come i film o i notiziari a richiesta, che l’utente “richiede” da una rete. Le regole contenute nella Direttiva riguardano essenzialmente i servizi “lineari”, mentre per i servizi “non lineari” si prevede solo una serie di principi di base, in particolare per la protezione dei minori e per impedire l’incitamento all’odio razziale.

 

In generale, comunque, il nuovo testo della Direttiva ‘Tv senza Frontiere’ è stato accolto favorevolmente dalla maggior parte dei Paesi Ue, Francia e Gran Bretagna comprese.

“Il testo su cui è stato raggiunto il consenso di massima è equilibrato“, ha detto il Ministro alla Cultura francese Renaud Donnedieu de Vabres, pur sottolineando che Parigi avrebbe voluto delle regole ancora più rigide. La Francia ha comunque visto accogliere la sua richiesta di poter estendere anche alle nuove forme televisive le quote per il sostegno alla produzione europea. “Equilibrato è la parola giusta per definire questo testo“, ha fatto eco il collega britannico Shaun Woodward.

 

Unici Paesi Ue a opporsi fermamente alla nuova Direttiva sono stati: Austria, Lussemburgo, Svezia, Irlanda, Lettonia, Lituania e Belgio.

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